Famiglia

Gloria e Shaid, storie ordinarie di bambini lavoratori

L'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) celebra la giornata di lotta contro il lavoro minorile

di Redazione

Gloria aveva appena 13 anni quando ha cominciato a lavorare come domestica a Pasig, nelle Filippine. Il suo sogno era di mettere da parte qualche soldo per poter andare a scuola. Sogno impossibile perche’ i suoi guadagni sono stati utilizzati dalla sua famiglia. Una storia difficile quella di Gloria, segnata anche dalle percosse del suo datore di lavoro. A raccontare questo percorso di vita della piccola filippina (conclusosi con un lieto fine grazie all’introduzione di una legge che nel suo paese ha vietato l’abuso e lo sfruttamento dei bambini) e’ l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) che, nella giornata in cui si celebra la lotta contro il lavoro minorile, diffonde altre storie di bambini lavoratori. Shaid ha 12 anni e vive in Bangladesh. Aveva solo 7 anni quando fu rapito da un uomo e portato in Medio Oriente, complice la sua sorellastra. Shaid, venduto ad un uomo arabo per 30 mila dinari, fu messo ad occupasi di cammelli. Il padrone aveva circa 50-60 cammelli di razza. ”All’inizio – racconta il ragazzo – mi chiedeva di occuparmi degli animali e un istruttore mi insegno’ a cavalcarli. Dopo un allenamento estenuante, iniziai a partecipare a gare professionali. Non ero pagato per il mio lavoro ma quando vincevo le gare il padrone mi regalava 100-200 dinari. Non mi dava molto da mangiare quindi ero sempre affamato. Quando chiedevo qualcosa mi picchiavano. Pesavo solo 20 chili. Non potendo piu’ cavalcare per lo scarso peso, diventai inutile per il padrone arabo, che chiese a qualcuno di rispedirmi in Bangladesh”. Ora Shaid vive in un centro di accoglienza da piu’ di un anno. Frequenta la scuola, pratica il canto, il ballo, la recitazione. Dibou, tredicenne, ha iniziato a lavorare, come domestica, a 7 anni. A 15 anni guadagnava piu’ di 10 mila franchi (18 dollari) al mese. Con il suo stipendio, la bambina manteneva sua madre e i suoi due giovani fratelli. Qualche volta poteva anche comprarsi dei vestiti e, una volta l’anno, tornata nel suo villaggio. Dibou incontra un’associazione di giovani donne lavoratrici; qui impara a conoscere i suoi diritti, come organizzarsi e come dare voce ai lavoratori. Ora la ragazza ricopre la carica di assistente del segretario generale dell’associazione, sostenuta dall’Ilo, e’ impegnata sul fronte del diritto dell’infanzia. ”Ora – dice la donna – posso essere fiera di me stessa”.

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