Cultura

Globalizzazione: Tettamanzi, aggrava divario Nord-Sud

L'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, non ha cambiato idea sulla globalizzazione neoliberista rispetto a quando era a capo della diocesi di Genova.

di Redazione

L’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, non ha cambiato idea sulla globalizzazione neoliberista rispetto a quando era a capo della diocesi di Genova. Cosi’ come e’ oggi, ha detto il cardinale davanti ad una platea di imprenditori riunita all’Assolombarda di Milano, tra i quali il presidente della Rcs Cesare Romiti e quello di Mediaset, Fedele Confalonieri, la globalizzazione ”conduce ad un ulteriore aggravamento del drammatico divario che separa il Nord dal Sud del mondo”. Divario ”consentito e alimentato -ha proseguito il cardinale arcivescovo citando il discorso fatto dai vescovi liguri del G8- da una diffusa insensibilita’ etica di singoli e di popoli, di operatori privati e istituzionali promosso da spericolati giochi economico-finanziari, aggravato da una arroccata quanto iniqua difesa delle cosiddette ‘conoscenze proprietarie’ (brevetti costosi e non disponibili e accessibili a tutti) in tutti i settori di attivita’, questo solco mostruoso che spacca il mondo genera ogni giorno nuove apartheid, si regge su una impensabile concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di pochissimi, singoli individui o entita’ multinazionali”.
La globalizzazione, prosegue il cardinale, ”puo’ concorrere alla crescita della disoccupazione, costituire una minaccia allo stato sociale, favorire la tendenza alle disuguaglianze sia tra Paesi diversi sia all’interno degli stessi Paesi industrializzati, sollevare interrogativi anche circa la nozione di sviluppo sostenibile, portare a nuove forme di esclusione sociale, di instabilita’ e insicurezza, mettere in discussione l’armonico rapporto tra economia, societa’ e politica, ridurre il potere delle autorita’ nazionali in materia economica, introdurre una sorta di iperconcorrenza selvaggia”. Pertanto, prosegue Tettamanzi, ”proprio perche’ ambivalente, la globalizzazione chiede di essere governata! La globalizzazione, infatti, e’ si’ un dato dal quale non si puo’ prescindere, ma non e’ un semplice dato esteriore e marginale all’uomo. E’ un dato umano, in quanto vede implicato l’uomo sia come destinatario, sia come soggetto attivo”. Insomma, per Tettamanzi, ”non e’ l’uomo per la globalizzazione, ma e’ la globalizzazione per l’uomo. Con cio’ -aggiunge- deve essere chiaro a tutti che la retta ragione e la fede cristiana non sono contro la globalizzazione, perche’ e’ un processo storico e inarrestabile e ancor piu’ perche’ corrisponde al disegno di Dio creatore e Padre, che vuole tutti gli uomini come membri di un’unica grande famiglia. E tuttavia la retta ragione o la fede cristiana non sono per qualsiasi tipo di globalizzazione, ma per una globalizzazione umana e umanizzante”.
Infine, il cardinale ha rivolto un messaggio preciso agli imprenditori che lo ascoltavano: l’impresa, ha detto, ”deve realizzarsi davvero come comunita’ di persone”. Per Tettamanzi, ”ancora piu’ radicalmente occorre ripensare il ruolo dell’economia e i criteri che la devono ispirare. Essa e’ certamente un valore, ma non e’ il valore unico e sommo per la vita e il destino dell’uomo, dei singoli e dei popoli. Come leggiamo nella Centesimus annus, ‘l’economia e’ solo un aspetto e una dimensione della complessa attivita’ umana”’. ”L’economia -continua Tettamanzi- e’ e deve essere relativa all’uomo: non e’ l’uomo per l’economia, ma e’ l’economia per l’uomo! Occorre che si dia spazio ad un effettivo governo sovranazionale dell’economia, ispirato alla solidarieta’ e alla ricerca del bene comune in una visione sempre piu’ ampia, sino ad abbracciare il mondo intero. In conclusione -termina il cardinale- da qualunque parte la si guardi, la globalizzaizone, se, come dire, vuole essere umana e umanizzante, chiede di essere attraversata da una cultura globale della solidarieta’, attenta ai bisogni dei piu’ deboli”.

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