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Gli Usa si ritirano dal protocollo usato contro le condanne a morte
Si tratta del protocollo della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari ratificato dagli stessi Usa insieme alla Convenzione di Vienna nel 1969
L’amministrazione Bush si è ritirata da un accordo internazionale usato dagli oppositori della pena di morte per contrastare le condanne inflitte a cittadini stranieri detenuti nel braccio della morte delle carceri negli Stati Uniti: in una lettera datata 7 marzo – scrive oggi il “Washington Post” citando funzionari – il segretario di Stato Condoleeza Rice ha informato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, del ritiro americano dal Protocollo della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.
Gli Stati Uniti proposero il Protocollo nel 1963 e lo ratificarono – insieme al resto della Convenzione di Vienna – nel 1969. Il Protocollo, ricorda il quotidiano americano, impegna i paesi firmatari a interpellare la Corte Internazionale di Giustizia e lasciare che questa abbia l’ultima parola sul caso in oggetto, qualora vi siano contestazioni da parte di cittadini che affermino di essersi visti negare il diritto di incontrare un diplomatico del proprio paese durante il periodo di detenzione all’estero.
Gli Stati Uniti hanno inizialmente appoggiato tale misura, nella quale vedevano un mezzo per tutelare i propri cittadini fuori dai confini del paese. Ma negli ultimi anni altri paesi, appoggiati dagli attivisti contrari alla pena di morte, si sono rivolti – con successo alla Corte – lamentando il fatto che i propri connazionali condannati a morte negli Usa non avevano potuto avere accesso a diplomatici del loro paese di origine.
La decisione dell’amministrazione di ritirarsi dal protocollo non riguarda il resto della Convenzione di Vienna, che impegna i 166 stati firmatari a informare i cittadini stranieri del loro diritto di incontrare un diplomatico del proprio paese quando rinchiusi all’estero ma unicamente la parte che riguarda la possibilità di ricorrere alla Corte: ”La Corte Internazionale di Giustizia ha interpretato la Convenzione consolare di Vienna in modi che non avevamo previsto e che riguardano incriminazioni penali e la pena di morte, chiedendo di fatto alla stessa corte di esercitare una supervisione sul nostro sistema penale nazionale”, ha spiegato la portavoce del Dipartimento di Stato, Darla Jordan.
Ritirarsi dal Protocollo, ha aggiunto, è un modo per ”proteggerci da future pronunce della Corte che potrebbero interpretare allo stesso modo la convenzione consolare o incidere negativamente sul nostro sistema penale nazionale in maniera non prevista da noi al momento in cui abbiamo aderito alla convenzione”.
Al Dipartimento di Stato si fa inoltre osservare come meno del 30 per cento dei paesi che hanno sottoscritto la Convenzione hanno accettato il protocollo.
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