Volontariato

Gli Usa bloccanno aiuti all’agenzia Onu per la popolazione, accusata di favorire l’aborto

L'amministrazione Bush al centro delle polimiche che minacciano il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione

di Joshua Massarenti

Il programma del Cairo sarebbe a rischio per mancanza di fondi. Nel lontano 1994, i Paesi donatori si erano impegnati a versare al Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) 6 miliardi di dollari. In attesa di dati freschi, nel 2002, si è raggiunto con fatica la soglia dei 3 miliardi di dollari. “Abbiamo molti problemi con i Paesi donatori” asserisce François Farah, un rappresentante dello Unfpa, a detta del quale “tutti vogliono contribuire ai programmi sull’Aids e molto meno alla sanità materna, giudicato un porblema non prioritario”. Intanto, gli ostacoli più grandi si riscontrano con i Paesi più ricchi, colpevoli di non aver rispettato i loro impegni, al contrario dei Paesi in via di sviluppo. Sullo sfondo, non si è placato la polemica che da almeno tre anni vede protagonisti l’agenzia onusiana e gli Stati Uniti. Il Congresso americano aveva approvato un aiuto di 34 milioni di dollari, bloccato successivamente dall’amministrazione Bush, che accusa lo Unfpa di finanziare programmi a favore dell’aborto, soprattutto in Cina. Una missione d’inchiesta americana si recò a Pechino 2002. Le conclusioni raggiunte dai membri della Missione, secondo i quali “non vi è nessuna prova che lo Unfpa abbia sostenuto o partecipato alla gestione di un programma di aborti coercitivi o di sterilizzazioni involontarie in Cina” non sono bastate a far cambiare opinione l’amministrazione Bush. “Lo Unfpa non ha posizioni specifiche in materia di aborto” ha spiegato Farah, “ma se vi sono delle complicazioni, come nel caso in cui l’aborto non è stato eseguito in condizioni sanitarie corrette, allora il problema diventa una questione di sanità pubblica”.


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