Famiglia

Gli uomini soli di New Orleans

Gli abitanti della metropoli americana non hanno vissuto solo il dramma portato da Katrina, ma anche quello di un modello sociale che ha rivelato la propria drammatica fragilit

di Giuseppe Frangi

C’è un aspetto dell?immensa tragedia di New Orleans sul quale val la pena meditare a fondo. è un aspetto che ha fatto da sottofondo a quell?implacabile dilagare delle acque nere, tra le strade, le piazze, le case. Lo sintetizzerei in una parola: solitudine. Gli abitanti di quella bellissima metropoli americana non hanno vissuto solo il dramma portato da Katrina. Hanno vissuto anche il dramma di un modello sociale che nel momento dell?emergenza ha rivelato la propria drammatica fragilità. New Orleans ha subito sulla sua pelle i disastri di una politica di deregulation a tutti livelli che ha portato ad abbandonare la cura del territorio, che ha preso sottogamba le conseguenze dei mutamenti climatici, che ha ridotto ai minimi termini la Fema, la protezione civile americana. Ma oltre a questo, a New Orleans è toccato vivere un dramma se si vuole più profondo: è quello, che con una formula un po? sbrigativa, potremmo chiamare il dramma della distruzione della società civile. Guardando le immagini che ci sono arrivate dall?America era difficile non notare come le vittime fossero tremenandamente sole. Non c?era nessuna organizzazione in grado di portare aiuto. Non c?era nessuna rete sociale che fosse scattata per mettere una pezza a questa gigantesca emergenza.

Non si sono visti volontari. Non si sono visti simboli di organizzazioni umanitarie: persino quello della Croce rossa ha fatto capolino dopo qualche giorno. E non è quindi un caso che nel cuore del disastro si siano scatenati gli istinti più brutali, come testimoniano tante vittime di furti e di stupri tra le gradinate del Superdome, lo stadio che aveva accolto migliaia di poveri senza possibilità di fuga. Sembrava di essere precipitati tra le pagine di quel romanzo angoscioso, Cecità, in cui José Saramago immagina che una terribile epidemia agli occhi, distrugga il tessuto civile di una città.

Quello che è accaduto è la fotografia di un modello sociale che ha fatto fuori i corpi intermedi: il potere ha scelto di interloquire direttamente con il cittadino, senza quelle che lui ritiene essere solo fastidiose ?interferenze?. Un rapporto diretto che ha avuto la sua manifestazione disastrosa nel pieno dell?emergenza: il suggerimento ad evacuare la città è arrivato direttamente via tv ai cittadini, che si sono trovati spersi, che non potevano contare su nessuna rete di supporto e che quindi, alla fine, sono rimasti intrappolati.
Quelle drammatiche scritte Help, tracciate sui tetti delle case nella speranza che dal cielo qualche elicottero portasse il suo soccorso, sono l?emblema dei giorni di New Olreans. Sulla terra non c?era nessuno che potesse dare un aiuto?

Per curiosità e per trovare conferme a questa nostra sensazione, abbiamo provato a spulciare l?elenco delle organizzazioni non profit presenti a New Orleans. L?elenco, presente sul sito dell?università John Hopkins, corrisponde quasi esclusivamente a un lungo elenco di chiese di ogni obbedienza cristiana. Ma le chiese nell?America della moral majority sono come delle tane, dei rifugi, dei luoghi chiusi, che inghiottono gli individui e li sottraggono alla vita sociale. Così anche le chiese sono rimaste mute e impotenti davanti alla tragedia. Davanti a quegli uomini soli, assediati dalle acque cupe di Katrina.

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