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Gli Ulema: le “due Simone” erano state minacciate

Le due volontarie italiane rapite in Iraq avevano ricevuto minacce prima del sequestro. Lo rivela a ''Il Messaggero'' Abu Salam Al Kubaisi, numero 2 del Consiglio degli Ulema

di Paolo Manzo

Le due volontarie italiane rapite in Iraq avevano ricevuto minacce prima del loro sequestro. Lo rivela a ”Il Messaggero” Abu Salam Al Kubaisi, numero due del Consiglio degli Ulema, che, in un’intervista al quotidiano romano, racconta l’incontro da lui avuto con Simona Torretta e Simona Pari il giorno prima del loro sequestro. Ad Al Kubaisi le due volontarie avevano infatti dichiarato: ”Abbiamo paura, c’e’ chi ci sta spingendo in una direzione diversa da quello che e’ il nostro lavoro. Abbiamo ricevuto molte telefonate di minacce in questi ultimi tempi e quindi vorremmo andare a Falluja per aiutare la gente li’ e abbiamo bisogno del vostro appoggio”. Alla richiesta delle due giovani italiane, Al Kubaisi aveva risposto che ”non c’era nessun problema, che potevano contare su di noi”. ”Anzi -prosegue il leader degli Ulema- ci siamo messi d’accordo che ci saremmo rivisti mercoledi’ a pranzo per discutere il programma che avrebbero portato. Martedi’ le hanno sequestrate e mercoledi’ un iracheno e’ venuto a portarmi il loro programma”. ”Pensavamo -racconta Al Kubaisi- di cambiare anche il nome della loro organizzazione chiamandola, per il periodo di permanenza a Falluja, ‘Un ponte per l’emergenza’. Poi, prima di andare via, mi hanno chiesto dove potevano fare qualche corso per donne per imparare meglio la religione islamica”. ”Mi hanno fatto una impressione molto buona -prosgue nel racconto il leader religioso- erano anche molto rispettose nel modo di vestire e, secondo me, molto brave in quello che facevano”. Sul sequestro, Al Kubaisi afferma di aver ”raccolto delle testimonianze” e di aver ”fatto un quadro di quello che e’ successo”. ”Il gruppo -racconta Al Kubaisi- era costituito da venti persone, vestite in modo quasi uguale, all’occidentale. Avevano tutti quei gilet pieni di tasche che portate voi giornalisti con sotto dei giubbotti antiproiettile e tutti erano armati con quelle mitragliette che usano i ‘contractors’ che lavorano per gli americani. Dieci sono entrati, altri dieci sono rimasti a sorvegliare la strada”. ”Hanno chiamato le due donne per nome -aggiunge- poi i due collaboratori iracheni, li hanno portati sulle macchine e sono andati via”. Su chi possa celarsi dietro il rapimento di Simona Torretta e Simona Pari, Al Kubaisi ritiene possa trattarsi di ”uomini di qualche servizio segreto straniero”. ”Per la loro orgnizzazione -afferma- per la sicurezza e la tranquillita’ con cui si sono mossi, per le armi che avevano. Certamente diversi dai vari gruppi che sequestrano gente per strada, stranieri e iracheni”. Riguardo la rivendicazione del rapimento a firma di ‘Jihad al Islam per l’Iraq’, il leader religioso afferma di non ritenerla attendibile, anzi, dice, ”penso in realta’ che il nome di Al Zarkawi sia invece usato dagli americani come copertura per quello che stanno facendo in molte citta’ dell’Iraq e so anche che in suo nome sono usciti su internet attacchi molto forti contro di noi”.


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