Formazione
Gli studenti sono come la creta che va lavorata con delicatezza
Sul magazine di VITA di settembre abbiamo raccolto sette ritratti di insegnanti che hanno fatto della loro professione una vera “missione educativa” dentro e fuori le loro aule. Una di queste è Angela Germana Fabbrica che insegna all'istituto omnicomprensivo di Orte (Viterbo): «Credo che i giovani abbiano un grande bisogno di esempi da seguire, di chi racconta loro la verità»
Sul magazine di VITA di settembre abbiamo raccolto sette ritratti di insegnanti che hanno fatto della loro professione una vera “missione educativa” dentro e fuori le loro aule. Una di queste è la professoressa Angela Germana Fabbrica, Docente di scienze umane all'istituto omnicomprensivo di Orte (Viterbo). «La mia è una scelta professionale dettata dal cuore e supportata dallo studio». Ma a lei non piacciono i protagonismi. Sotto i riflettori ci sono i ragazzi: «senza di loro la scuola non avrebbe ragione d’esistere». Per questo, racconta, «creo dei momenti dove loro diventino i protagonisti, dove la persona a cui rivolgersi non sono più io, che fino a quel momento ho cercato di aiutarli, ma loro».
Professoressa Fabbrica, come si fa questo lavoro?
Con la consapevolezza che i ragazzi sono dei cristalli fragili e non possiamo permetterci di muoverci in maniera brusca: ai miei occhi loro sono come la creta che va lavorata con dolcezza e delicatezza, in un solo momento potrebbe sformarsi e la fatica per il lavoro fatto diverrebbe vana. So che nel percorso dovrò proteggerli, dovrò avere mille occhi per vedere che cosa sta succedendo, dovrò monitorare, chiedere, capirli. Per questo ogni giorno cerco il più possibile di dialogare con loro, di ascoltarli. Uso il cuore e la razionalità.
Quali azioni funzionano?
Quelle che letteralmente “travolgono” i ragazzi nella scuola, li rendono davvero partecipi e danno un ruolo da protagonisti. Allo stesso tempo cerco di farmi conoscere, di spiegare in cosa consiste il mio lavoro, cosa mi aspetto da loro e cosa posso fare per loro.
Ci potrebbe fare un esempio?
Tutti i giorni porto in classe la mia esperienza. Credo che i giovani abbiano un grande bisogno di esempi da seguire, di chi racconta loro la verità. E’ importante che mi sentano leale, che avvertano che si può essere delle persone vere che agiscono e provano dei sentimenti, che non hanno paura di dimostrarsi, non hanno paura di piangere e di apparire fragili.
Che relazione ha con i suoi alunni?
Provo a diventare una di loro, a mettermi nei loro panni, nel rispetto dei ruoli. In una società fragile, dove spesso le famiglie latitano, dove la vita frenetica non ci permette più di parlare, guardarci negli occhi, per i ragazzi la scuola diventa un approdo dove trascorrere gran parte del tempo e allora mi ripeto di fare in modo che queste ore non siano solo di nozioni da imparare. Usiamo la vita come fonte di insegnamento.
Ci sono momenti bui?
Certo, specialmente quando mi sforzo di costruire un percorso per dare loro opportunità alternative, arricchenti, ricercando specialisti che possano dare una mano alla scuola, collaborando e ampliando l’offerta. Spesso mi scontro con la burocrazia che limita la possibilità di procedere, o con la carenza di fondi che mi obbliga a gestire tutto in maniera poco adeguata. E allora vacillo. Fortunatamente non mancano le soddisfazioni. Ho da poco accompagnato una classe quinta agli esami di Stato: sono stati anni di conflitti, di contrasti, di fatica, di cambiamenti (anche per la pandemia) e di crescita personale. Terminati gli esami ho ricevuto parole meravigliose che mi incitavano a non mollare per le nuove generazioni e a proseguire con lo stesso amore e costanza avuta con loro.
I maestri in uscita
Nel magazine di VITA di settembre abbiamo raccolto l'esperienza di alcuni docenti, che abbiamo chiamato “maestri in uscita” che si raccontano, tra le difficoltà quotidiane, le incomprensioni dei colleghi, gli insuccessi, mettendo in luce il perché ogni mattina scelgono di stare in classe in un modo diverso, qual è il segreto per “conquistare” i ragazzi più distanti, cos’è che li muove. Sono Paolo Limonta (Milano), Giuseppe Bucca (Milazzo), Angela Germana Fabbrica (Orte), Anna Cafiero (Napoli), Marta Sansonetti (Nemi), Fabio Rocco (Padova) e Riccardo Gay (Saluzzo). Perché la scuola da sola non può vincere la battaglia contro la dispersione scolastica, ma nessuno può farlo senza la scuola, nessuno può farlo senza di loro, senza gli insegnanti.
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Il podcast
Guardare ai grandi maestri del presente e del passato, può aiutarci: “Maestre e maestri d’Italia” è la nuova serie di podcast firmata da Alessandro Banfi per Vita.it, realizzata da Chora Media con il sostegno di Fondazione Cariplo che ci aiuterà a riscoprire don Milani e Maria Montessori ma anche maestri innovatori di oggi come Rachele Furfaro e Alex Corlazzoli. Sul numero, Alessandro Banfi firma un gustoso assaggio di una serie che sarà online dal 5 ottobre, per otto settimane.
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