I Centri di recupero della fauna selvatica nascono all’inizio degli anni 80 per far fronte ad una necessità sempre più forte: accogliere, assistere e curare gli animali in difficoltà, coprendo spesso un’assenza delle istituzioni. Se dal 1992 (legge quadro n. 157) la fauna selvatica è considerata un «bene comune» e quindi un patrimonio da tutelare, a questa legge non è però seguito un impegno concreto da parte delle amministrazioni. La frammentazione del territorio, gli investimenti sulle strade, il bracconaggio e la caccia senza regole, il commercio illegale portano ogni anno in questi “pronto soccorso” oltre 2mila animali feriti, sequestrati, in difficoltà, non avendo altra speranza che il nostro intervento urgente. Il numero degli animali che hanno bisogno di aiuto sembra crescere vertiginosamente ogni anno. Ed ogni anno occorrono oltre 100mila euro per mantenere aperto e attivo soltanto uno dei 16 Centri di recupero animali selvatici WWF, e meno del 10% proviene dai fondi delle amministrazioni regionali. Analisi, box e recinti, medicine ed esami, un habitat faunistico protetto sono solo alcune delle necessità dei Cras. Ma quanto vale la vita di un animale, e quanto la sopravvivenza di una specie? Falchi pellegrini, lupi, aquile, orsi, linci, lanari trovano la salvezza nei Cras, ed in quel 90% di sostentamento che il WWF, grazie ai soci, continua a mettere a disposizione della Natura.
www.wwf.it/cras
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