Welfare
Gli Opg chiudono e diventano un film
"Il viaggio di Marco Cavallo” racconta la storia di un sogno diventato realtà: lo stop agli ospedali psichiatrici giudiziari. Intervista alla regista Erika Rossi: «le parti più forti emotivamente sono state gli ingressi negli Opg, le visite ai manicomi»
Marco Cavallo è un nome di fantasia, ma ha un obiettivo serio è concreto. Anzi tre: la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg), contrasto ai mini OPG (manicomi regionali), attivazione di Centri di Salute Mentale (CSM) H24 su tutto il territorio nazionale. Primo obiettivo, realizzato. Per domani, primo aprile 2015, la legge ha previsto la definitiva chiusura degli Opg. Ora si attendono gli altri.
Marco è – appunto – un enorme cavallo di cartapesta blu. Fu costruito da un gruppo di artisti per dare voce e racchiudere idealmente i desideri degli internati nel manicomio di Trieste nel 1973. Era troppo grande per uscire dalla porta; allora fu deciso di abbattere un muro del manicomio, così da permettere a Marco di uscire e portare in libertà i desideri dei malati.
A lui, StopOPG, http://www.stopopg.it, (oltre 40 associazioni che hanno firmato un appello il 19 aprile 2011, in cui si chiedeva l’abolizione di strutture che “rappresentano un vero e proprio oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti in cui versano 1.500 nostri concittadini, 350 dei quali potrebbero uscirne fin da ora”), ha simbolicamente dedicato la “missione”.
Il viaggio, da maggio a dicembre 2013, ha attraversato l’Italia: oltre 4.000 km in 16 città (tra le quali le sei sedi di OPG). E ora è diventato un film (foto): “Il viaggio di Marco Cavallo” (51 minuti), presentato in anteprima internazionale al Torino Film Festival, numero 32, nella sezione “Diritti&Rovesci” curata dal regista Paolo Virzì; evento speciale della 26° edizione del Trieste Film Festival. E continuerà il giro in altre sedi come Roma, Bolzano, Spalato. Sarà trasmesso mercoledì su RAI 3bis alle 21.10 circa e il 1° aprile viene proiettato al Senato alla presenza del Presidente Grasso, in un evento celebrativo del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, promosso dalla Commissione igiene e sanità del Senato.
La pellicola, prodotta dalle Edizioni alphabeta Verlag di Merano (già editore della Collana 180-Archivio critico della salute mentale) è stata realizzata da Erika Rossi, autrice e regista di documentari a carattere sociale e da Giuseppe Tedeschi, meranese, regista di documentari e già assistente alla regia in diversi film per il cinema.
A tenere “le redini” di Marco Cavallo c’è Peppe dell’Acqua, direttore della Collana 180 e membro del Comitato nazionale stopOPG che ha promosso il viaggio: “L’obiettivo del film è far conoscere questa Storia e i risultati concreti raggiunti con il viaggio al maggior numero di persone possibili, cercando di contrastare la disinformazione e i luoghi comuni su una questione tra le più difficili da veicolare. Inoltre, il film continua la campagna avviata nel novembre 2013, soprattutto per vigilare e denunciare le inadempienze che già numerose rischiano di tradire il portato della recente legge”.
Della forza simbolica e dell’energia di questo enorme cavallo blu splendente che ha viaggiato per gli OPG d’Italia, e della possibilità di tradurre il tutto in immagini abbiamo parlato con la regista Erika Rossi:
Come avete fatto a condensare questo lungo e intenso viaggio in soli 51 minuti
Abbiamo scelto di raccontare cronologicamente, sì, il viaggio, ma cercando di costruire un arco narrativo dando spazio alle cose che avevamo vissuto e visto. Ogni visita, ogni città ci ha dato un pezzo del puzzle. E poi abbiamo ricostruito il tutto. Le parti più forti emotivamente sono state gli ingressi negli Opg, le visite ai manicomi. Ogni Opg è stato un caso a sé, e per quanto avessimo programmato, abbiamo verificato che ogni struttura aveva una sua specificità, e anche le persone erano diverse; e abbiamo cercato di raccontare proprio questa diversità di situazioni che abbiamo vissuto. E il quadro si compone abbastanza bene
Quali sono state la maggiori difficoltà nelle riprese.
I problemi sono stati soprattutto logistici, di strutture con difficoltà ad accogliere l’enorme cavallo, ma in fondo un po’ tutta la delegazione. Essendo strutture carcerarie la difficoltà è stata questa. Diciamo che non sempre siamo stati accolti a braccia aperte, in situazioni in cui noi potevamo stare oltre il tempo stabilito, non potevamo prendere contatti con il resto della struttura o con altri internati che non fossero quelli scelti. Un’impostazione un po’ di chiusura che poi si vede nel film.
E più un documentario o un film ?
E’ un documentario, perché non ci sono elementi di finzione, ma non con la voce narrante di base o con altri elementi classici del documentario. Potrebbe essere definito “Cinema del reale”, per quanto questa sia una distinzione che ormai lascia il tempo che trova.
Avete incontrato centinaia di persone, avete registrato anche dissensi o perplessità di chi ha paura, riguardo alla chiusura o solo consensi?
Ogni visita era programmata per suscitare un confronto attraverso la presentazione dell’iniziativa. E dove è stato possibile lo abbiamo fatto, anche se non io personalmente perché stavo dietro la camera. Ma Peppe dell’Acqua padre dell’iniziativa, e Stefano Cecconi, sicuramente hanno dialogato e anche in modo intenso. A Castiglione delle Stiviere (MN), ad esempio, il dialogo in presenza dell’allora direttore ha fatto emergere anche le difficoltà della chiusura, non tanto delle vere e proprie opposizioni, quanto il fatto che per superare le difficoltà che queste strutture si portano dietro si ha bisogno di un’alternativa funzionante, sia fisica che di pensiero, culturale. Cioè vedere questa dimensione in maniera diversa. Alla fine si è sottolineato che è la legge da cambiare.
Quali sono state le reazioni alle prime proiezioni fatte
Il film è stato proiettato in anteprima a Torino e poi a Trieste, ora sta girando in cinema d’essai con iniziative a tema che spingono alla riflessione e al dibattito. Le reazioni sono senz’altro molto positive. Anche il film ha potuto contribuire alla battaglia e il fatto che mercoledì venga proiettato al Senato è una conferma, una grande soddisfazione e una grande vittoria.
A proposito di soddisfazioni quale quella più grande che lei ha avuto da regista e autrice
Da ciò che mi rimandano i feedback delle persone che incontro finora, la soddisfazione è svelare questa realtà, quei luoghi che sono rimasti per tanti anni oscuri, però svelarli non nei suoi luoghi comuni, nelle immagini respingenti che di solito accompagnano le storie che si occupano di questa realtà, ma se possibile anche con un po’ di leggerezza, di umanità. Se il messaggio arriva in questo modo è per me una grande soddisfazione.
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