Formazione

Gli italiani e l’impegno sociale secondo l’Eurispes

Il rapporto fotografa lo stato di salute del volontariato in Italia

di Redazione

Non sono solo le istituzioni politiche, a giudizio dell’Eurispes, ad aver visto scendere il livello di fiducia accreditato: gli italiani dimostrano diffidenza anche verso il mondo del lavoro e della scuola. Il 46,8%, rileva il Rapporto Eurispes, non si fida dei propri colleghi di lavoro ed il 62,8% considera la scuola un posto non sicuro per i bambini. La fiducia verso i parenti si attesta al 79,2%, mentre cala nei confronti degli altri: il 52,9% va ai vicini di casa, il 41,7% agli abitanti del quartiere e solo il 27,2% alle persone in genere (Iref-Acli). Gli italiani tendono a sviluppare una forma di solidarieta’ caratterizzata da un raggio d’azione piuttosto corto. Particolarismo e diffidenza verso l’estraneo. Il ricorso alla parentela e l’isolamento dalle relazioni piu’ estese nuoce anche allo stato di salute della democrazia. Da un lato, rileva l’Eurispes, gli italiani sembrano un popolo particolarmente incline alla partecipazione democratica, dall’altro invece sembrerebbero individui passivi ed egoisti. E’ possibile individuare quattro diversi modi di ”fare societa”’, secondo i dati Iref del 2006. Esiste una percentuale non troppo elevata di italiani (17%) che tendono a ripiegarsi in se stessi senza dimostrare alcun interesse nei confronti della sfera pubblica.

Un secondo gruppo, la cui percentuale e’ pari al 43,4%, e’ costituita da coloro che hanno un atteggiamento assolutamente passivo nei confronti della societa’. Un terzo gruppo indica che il 25,9% dei cittadini italiani e’ particolarmente attivo nella societa’ in cui vive. Il quarto gruppo descrive un nocciolo duro di cittadini, il 13,7% della popolazione, che sente il dovere morale e civico di operare nel sociale. A questo proposito il Rapporto analizza lo stato di salute dell volontariato. La stima dei volontari presenti nelle organizzazioni solidaristiche e’ oggi di circa 1 milione di unita’ e la maggioranza dei membri (il 58%) vi opera fornendo il proprio apporto con continuita’. Mentre 4 milioni di volontari operano individualmente o in qualsiasi tipo di organizzazione e istituzione, in modo non continuativo. Le associazioni del Terzo settore sono quelle che nel corso del tempo hanno mantenuto invariata la loro rilevanza, assestandosi sul 45,5% nel 2006. Al contrario, rileva ancora l’Eurispes, e’ calata considerevolmente la tendenza a prestare opera di solidarieta’ in modo informale (dal 29,1 del 2002 al 19% del 2006), mentre guadagnano terreno le parrocchie come centro di attrazione per il lavoro dei volontari (dal 28,4 del 2002 al 37,7 del 2006). Il volontariato e’ un fenomeno piuttosto variegato e riguarda diversi settori. Ai primi posti figurano la sanita’ (28%) e l’assistenza sociale (27,8%). Il volontariato, rivolto alla tutela del bene comune, complessivamente rappresenta il 28,6% delle attivita’ svolte, operando nei settori della partecipazione civica.

La percentuale di italiani che, pur essendo occupati in attivita’ lavorative di vario genere, riescono a trovare del tempo da mettere a disposizione dei bisogni degli altri, e’ pari al 56,4%. I dirigenti e gli impiegati pubblici si impegnano nel 24,8% dei casi. La quota di imprenditori e’ del 10,8%, degli operai del 10,1%. La percentuale piu’ consistente di soggetti impegnati a favore del prossimo e’ costituita da coloro che hanno un’eta’ compresa tra i 45 e i 65 anni (38,4%). La fascia di eta’ compresa tra i 30 e i 45 anni e’ rappresentata dal 33,1. Complessivamente il volontariato muove 1.630 milioni di euro, secondo le stime rilevate nel 2003, in forte aumento rispetto ai dati del 1997 (che prevedeva entrate per 675 milioni di euro). In Italia, a differenza di quanto accade in altri paesi, la maggioranza assoluta delle entrate deriva dall’attivita’ istituzionale delle organizzazioni senza fini di lucro (61%) e, da un modesto 3% delle erogazioni libere. Le risorse pubbliche, pur rilevanti, non superano il 36%, rimanendo sotto la media dei principali partner europei.

I fondi pubblici rappresentano la fonte di finanziamento piu’ consistente del Terzo settore in Francia (58%), cosi’ come in Germania (64%) e Gran Bretagna (47%). Le percentuali sono piu’ basse solo in Spagna (32%) e negli Stati Uniti (31%), anche se ampiamente compensate dal complesso delle donazioni. La principale fonte di finanziamento delle organizzazioni non profit italiane deriva da investimenti privati (63,5%). La pubblicita’ solidale. Le campagne di comunicazione solidale hanno avuto nel 2007 un incremento del 17% rispetto al 2006. Si tratta di 169 progetti pubblicitari, per i quali sono stati investiti 89.436.000 euro (23.293.000 euro in piu’ del capitale impiegato nell’anno precedente). La crescita degli investimenti lordi conferma il trend positivo gia’ iniziato tra il 2005 e il 2006, quando l’incremento percentuale era stato dell’11,1%.


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