Mondo
Gli italiani del 2002. I neo altruisti
Un sondaggio di Astra Demoskopea. Troppi stereotipi per il dopo 11 settembre.
Come sono cambiati gli italiani dopo l?11 settembre? Poco o nulla. Nel senso che erano già cambiati prima. Enrico Finzi, sociologo e direttore di Astra Demoskopea, in questi mesi ha tenuto sotto stretta osservazione i nostri comportamenti e ora può trarre qualche conclusione, destinata a far discutere. Come questa, per esempio: non è vero che lo choc per l?attentato alle Torri gemelle è un punto di non ritorno. Il nulla sarà come prima, insomma, non ha nessuna rispondenza con la realtà. «Sì» spiega Finzi, «la cosa può essere in parte vera per gli Stati Uniti, non lo è affatto per noi. L?11 settembre semmai ha rafforzato un trend già in atto, che porta ad atteggiamenti più riflessivi e meno ostentati verso la società dei consumi».
Se non fosse così, non si spiegherebbe il risultato di un sondaggio appena realizzato dall?istituto di Finzi sulla propensione al viaggio degli italiani. Ovviamente prevale la paura, che porta il 53% degli italiani a escludere qualsiasi Paese arabo dalle proprie mete. Ma a fianco di questo dato prevedibile, ce n?è uno ben più sorprendente. Il 33% infatti è attratto dall?idea di un viaggio nei Paesi arabi, per curisità e desiderio di conoscere meglio un mondo così diverso. Questo 33% sarebbe inspiegabile se non fosse l?esito di una tendenza già profondamente attecchita in una buona fetta di consumatori italiani.
E allora che caratteristiche ha questo nuovo consumatore? Finzi ha provato a tracciarne un ritratto. «è più riflessivo, soprattutto per quanto riguarda le grandi spese, più sobrio. Non ostenta più il proprio stile, preferisce l?essenziale all?appariscente. Gli americani condensano questo atteggiamento con una formula efficace: è uno stile meno ?shouting?, meno gridante». Consumi riflessivi, non significa ancora consumi più consapevoli: significa più prudenza nelle grosse spese e più concessioni in quelle piccole. C?è stato un boom nella vendita delle barrette di cioccolato e nelle merendine, che hanno una funzione consolatoria e che rivelano un desiderio di godere delle piccole cose.
Atteggiamenti prevedibili, dopo la grande paura di settembre. Meno prevedibili e assai meno congiunturali queste altre caratteristiche. «Innanzitutto il desiderio di approfondimento, la voglia di capire» spiega Finzi. «Solo così si può spiegare come un?opinione pubblica compattamente schierata contro il terrorismo, non sia caduta in un atteggiamento di demonizzazione». E questo, aggiungiamo noi, dimostra una maggior maturità degli elettori rispetto agli eletti. E dei lettori rispetto a chi scrive sui giornali?
«Interessante anche il desiderio di serietà, pretesa da parte dei grandi interlocutori, marche o istituzioni che siano». Infine, arriva il profilo più interessante: quello che riguarda la solidarietà. è vero che il bisogno di sicurezza induce ad atteggiamenti più egoistici? Per Finzi non è proprio così, e le risposte a una domanda posta a un campione molto rappresentativo (2.500 interviste), non lasciano dubbi. Un anno fa, il 44% degli italiani non aveva remore a definirsi egoista; oggi quella percentuale è scesa di 12 punti. «Non costerebbe loro nulla dire una bugia: significa che la risposta è attendibile».
In parallelo è cresciuta l?attenzione agli altri, dal 56 al 68%. Ed è cresciuta la dichiarazione di impegno solidale: su 47milioni di italiani tra 14 e 79 anni, oggi sono in 12 milioni e 800mila a dirsi diponibili a dare il loro tempo per gli altri. Per Finzi è un dato sorprendente, perché accelerazioni così forti non le aveva mai registrate nella sua decennale attività. «La recessione del ?92/93 segnò una forte diminuzione dell?attenzione agli altri, oggi il fenomeno è rovesciato. E questo si spiega solo in un modo: la cultura della solidarietà non è ciclica e quindi non risente di questi mutamenti di contesto».
Eppure in America si è fatto un gran parlare della generosità riscoperta dopo l?11 settembre? «Questo accade quando uno è esposto a un rischio diretto. Allora la solidarietà verso il vicino è istintiva. Da noi è accaduto un altro fenomeno: si è ingrossata la corona circolare, cioè quella parte di popolazione che sta attorno al nucleo forte di chi dedica stabilmente parte del proprio tempo agli altri».
E Finzi trova una controprova divertente dell?aumento di questa ?corona? solidale. Per la prima volta ha assistito alla diminuzione di un dato in perenne crescita: quello degli italiani che fanno diete dimagranti. Sono calati del 15% rispetto a un anno fa.
Gli italiani quindi sono un po? più grassi e più generosi. Sarà un vecchio cliché, ma che male c?è?
Il Sud
C?è una questione meridionale nella solidarietà? Tra i dati elaborati dall?istituto di Enrico Finzi si deduce che il rapporto tra Sud e resto d?Italia per quanto riguarda l?impegno solidale resta invariato: su 100 italiani impegnati, solo 21 sono al Sud.
E la forbice non accenna a ridursi. C?è una spiegazione: che in quelle regioni d?Italia prevale una solidarietà di carattere familiare difficilmente intercettabile dai ricercatori. Anche se, secondo Finzi, questo dato è il frutto di una modernizzazione ritardata che ha provocato un passaggio brutale da una società integrata a una società disintegrata.
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