Famiglia

Gli italiani credono in bio

Una ricerca di Nomisma conferma il boom delle colture biologiche in Italia trainate dal bisogno di sicurezza

di Antonella Frosoni

In aumento nel nostro Paese la voglia di cibi sani. Così l?agricoltura biologica è cresciuta in sei anni del 100%. Gli alimenti naturali prodotti da 50 mila aziende. Sardegna e Sicilia in testa

Cibi in scatola, surgelati e liofilizzati o alimenti sani e genuini? Gli italiani sembrano non avere dubbi sulle loro nuove abitudini alimentari: meglio nutrirsi con prodotti e fibre coltivati senza concimi chimici che riempire le buste della spesa di cibi ai pesticidi. Sta cambiando il gusto dei consumatori italiani, sempre più orientati verso il settore biologico e contro la standardizzazione dei sapori. Un fenomeno in forte crescita nella patria della buona cucina, favorito dagli scandali del cibo alla diossina, le malattie da ?mucca pazza?, le frodi alimentari. Ed ecco le cifre: da una analisi dell?Osservatorio agroindustriale di Nomisma, l?istituto di ricerca e consulenza che dal 1989, studia il settore elaborando annualmente il Rapporto agricoltura, è emerso che nel 1998 la Superficie agricola utilizzata (Sau) a colture biologiche è aumentata in Italia del 40% rispetto all?anno precedente, raggiungendo in totale il 5,34% dell?area nazionale lavorata: da un?estensione di 305.641 ettari del ?96, infatti, si è arrivati a 564.913 nel ?97, fino agli attuali 788.070 (nel ?93 era addirittura di 70.674).
In crescita anche le aziende produttrici di alimenti biologici passate, secondo la guida ?Tutto bio 2000?, da 31mila nel 1997 a circa 44mila a fine ?98. In testa alla classifica compaiono la Sardegna e la Sicilia che, con oltre 18 mila aziende, coprono 378.975 ettari di bio-coltivazioni, il 48,1% della superficie nazionale. Il resto si concentra soprattutto nelle regioni meridionali: 184.694 ettari (139.634 nel ?97) e 12.518 aziende avviate. Infine il nord con 129.260 (83.292 nel ?97) e 8.021 aziende e il centro dove si registrano 95.142 ettari contro gli 80.288 dell?anno precedente e più di 5mila aziende in attivo. In particolare, la Sardegna rappresenta un terzo dell?intera superficie investita a biologico: 8.324 imprese su 250.058 ettari. Segue poi nella graduatoria, la Puglia (100.099 ettari di terra coltivata biologicamente nel ?98 e circa 5 mila aziende), l?Emilia Romagna (72.197 ettari di superficie per 3.653 operatori) la Calabria (57.061 e oltre 5mila aziende) e il Piemonte (34.980 ettari e 1962 produttori). «Il consumatore ha ritrovato il gusto del mangiar bene», afferma Pino Guidi, titolare de ?Il buratto? e membro dell?Associazione produttori biologici e biodinamici del Lazio che raggruppa nella regione oltre 150 soci. «Dal fast food si è tornati alla tradizione, privilegiando la scelta per gli alimenti naturali. Certo», ammette , «hanno un costo superiore del 20% rispetto ai prodotti coltivati convenzionalmente, ma per tutelare la propria salute chiunque oggi è disposto a pagare di più e a breve il mercato del biologico raggiungerà il 10% di quello totale». Da qui, il trend positivo dell?intero settore. «Complice la recente legislazione comunitaria», osserva Vladimiro Benvenuti, agronomo della Provincia di Roma, il cui territorio agricolo è il più esteso d?Italia con 7 mila ettari messi a coltura biologicamente sui 27 mila del Lazio.
«Da anni l?Unione europea dà incentivi economici a chi produce senza composti sintetici». Già, ma quali sono i prodotti che è possibile acquistare nel mercato biologico? Secondo i dati Nomisma quasi metà della Sau biologica complessiva in Italia è investita a foraggio, il 56,5% del quale nella sola Sardegna; il 22,9% a colture cerealicole, di cui il 31,5% in Puglia e il 21,1% in Sicilia; nel 9,4% del terreno invece troviamo l?ovicoltura, presente soprattutto in Puglia e nelle regioni del sud mentre il 7,7% è dedicata ad ortofrutta e il 2,7% a viticolture. Cifre, stando alle ultime statistiche, destinate decisamente ad aumentare.

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