Mondo
Gli italiani battono la crisi
Non c'è stato il temuto crollo verticale nei contributi al non profit
Non c’è stato nessun “buco” nelle donazioni al non profit lo scorso Natale. Nonostante la crisi, e i timori della vigilia, l’ultimo mese del 2008 ha visto le donazioni in sostanziale tenuta. La differenza con gli altri anni è che per molti donatori l’importo medio della donazione si è ridotto, quindi la maggior parte degli italiani ha versato meno di 50 euro, senza però aver rinunciato alla solidarietà.
I dati vengono da una indagine commissionata dal Sole42Ore a Ipr Marketing, e pubblicata oggi dal quotidiano economico, da cui emerge che il 46% degli italiani ha fatto almeno una donazione per Natale; di questi, solo il 12% ha donato più dell’anno scorso, il 57% uguale e il 22% meno. Scorrendo ulteriormente i dati, si scopre che il 30 dei donatori ha sostenuto più di una organizzazione (un dato che sale al 34% al Centro Italia), mentre per quanto riguarda gli importi donati, solo l’1% del campione dichiara di aver devoluto una somma superiore a 500 euro; il 4% ha speso tra i 200 e i 500 euro, il 25% tra i 50 e i 100 mentre la stragrande maggioranza, il 67%, ha donato una cifra inferiore ai 50 euro. La forma preferita per il contributo – nonostante il fisco premi soltanto i contributi versati via banca o posta – è ancora il contante (41%), mentre il bollettino è scelto dal 30% e il bonifico bancario solo dal 12%.
Ma ecco come sono andate le raccolte settore per settore: al primo posto per numero di scelte c’è la ricerca scientifica (premiata dal 39% dei donatori), poi il sostegno all’infanzia (32%, con un boom del sostegno a distanza), gli aiuti ai paesi poveri (27%), e infine, molto staccato, il contributo alle organizzazioni che salvaguardano ambiente (4%). Interessante qui notare le differenze territoriali e anagrafiche: la ricerca scientifica è più scelta dai cittadini che vivono nel Mezzogiorno (51%), l’aiuto ai minori dai giovani con meno di 35 anni (44%), i paesi poveri “sfondano” tra gli over 55 (40%) mentre le cause ambientali sono più sentite dai cittadini delle regioni centrali (9%).
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