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Gli italiani a Baghdad. Iraq countdown

Bush prepara una nuova guerra contro Saddam, ma i numeri di Fao, Oms,Cri e Unicef fanno paura. E l’associazione “Un ponte per...” denuncia i rischi di un nuovo attacco.

di Barbara Fabiani

Il presidente George Bush jr. spera nella medicina della guerra patriottica per curare il suo calo di credibilità dopo i recenti scandali, prima delle elezioni per il Congresso il prossimo novembre. Il previsto attacco all?Iraq, che secondo alcuni osservatori non sarebbe dovuto arrivare prima del 2003, sembra ogni giorno più vicino.

Cifre shock
Per 22 milioni di iracheni sarebbe la terza guerra in vent?anni, ovvero la quarta se contiamo anche gli ultimi 10 anni di embargo.
Perché gli effetti sulla popolazione civile dell?isolamento dell?Iraq riempiono un vero bollettino di guerra: 40mila bambini sotto i 5 anni morti ogni anno per dissenteria o conseguenze della malnutrizione, 50mila morti in più l?anno tra gli adulti anch?essi per mancanza di medicine, 800mila bambini sotto 5 anni cronicamente malnutriti, il 64% delle zone rurali non servite dall?acqua potabile (ovvero, 7 milioni di persone senz?acqua), dissesto quasi completo delle 135 strutture ospedaliere e 850 centri sanitari di base che esistevano nel 1990.
Sono i numeri snocciolati negli ultimi anni da Unicef, Fao, Oms e Croce Rossa internazionale. Tra la popolazione, messa la corrente delle intenzioni statunitensi dai media nazionali controllati dal governo, comincia a diffondersi ansia e preoccupazione.
«Sanno che se verranno attaccati non sarà come gli ultimi bombardamenti del 1998, ma un bersagliamento sistematico su tutto il Paese», commenta Fabio Alberti, presidente dell?associazione ?Un ponte per??, la prima organizzazione che sull?embargo insegnò all?opinione pubblica la differenza tra governi ostili e popolazione civile.

Non bombardate!
«Forse per fatalismo o per pura necessità, la preoccupazione principale resta come riuscire a sfamare la famiglia. Speriamo che non bombardino anche le 14 scuole elementari che abbiamo reso di nuovo agibili e l?ambulatorio medico di Bassora dove dal 1997 a oggi abbiamo curato di dissenteria 45mila bambini», aggiunge ironico Alberti.
Secondo il presidente di ?Un ponte per?.? l?accusa rivolta all?Iraq di stare costruendo ordigni nucleari è del tutto strumentale: «è altrettanto discutibile che si attacchi un Paese per cambiarne con la forza il governo. Si vuole solo sostituire una dittatura con un?altra sotto controllo. Il rischio, invece, è di avviare un?interminabile guerra civile in una area fortemente instabile».

E l?Italia che fa?
Che l?Italia non partecipi in nessun modo a questo attacco è la richiesta dell?associazione, che lancia in questi giorni un appello perché il governo non acconsenta alla richiesta di invio di altri soldati in Afghanistan, destinati a prende il posto degli statunitensi che verrebbero dirottati su Baghdad.
Inoltre, per ribadire che l?intervento militare non è un metodo risolutivo, sul modello di quanto fatto per la Palestina è in preparazione il viaggio di un gruppo internazionale di pacifisti, americani inclusi, verso la capitale irachena.

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