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Gli incentivi verdi? In tasca ai petrolieri
30 miliardi di euro stanziati per tutelare lambiente, in modo del tutto legale sono finiti nelle casse di Moratti & co. Intervista a Bruno Tabacci.
Per 17 anni alcuni petrolieri italiani hanno potuto beneficiare degli incentivi per l?energia pulita. Tantissimo denaro pubblico (30 miliardi di euro) stanziato per tutelare l?ambiente che, in modo del tutto legale, è finito nelle casse (privatissime) di quanti quell?ambiente contribuivano a mettere sotto assedio. La beffa – chiamiamola così – ha origine con l?approvazione di una legge (la numero 9 del gennaio 1991) che introdusse un regime giuridico speciale per quegli impianti che producevano energia elettrica «a mezzo di fonti rinnovabili e assimilate». Peccato non esistesse un elenco delle assimilate. Proprio grazie a questa ?dimenticanza? i contributi statali furono riconosciuti anche alle centrali che utilizzavano gli scarti della lavorazione del petrolio. «Fu una vera cuccagna», commenta l?onorevole Bruno Tabacci (Udc) che rievoca questa vicenda in un recente libro-intervista su Politica e affari (curato da Sergio Rizzo e pubblicato da Laterza). Un paradosso possibile perché le fonti assimilate non erano state indicate in modo dettagliato. Onorevole, adesso un elenco c?è?
Bruno Tabacci: Non è stata fatta ancora chiarezza. Anche se però siamo entrati in una sorta di moratoria per cui non si danno nuove autorizzazioni. Ma quelle in vigore sono ancora in corso. Soprattutto non è stata chiarita la definizione delle assimilate che, secondo me, andrebbero invece espunte dai testi legislativi. Le energie o sono rinnovabili o non lo sono.
Vita: E quindi quegli incentivi sono ancora dati per gli scarti del petrolio?
Tabacci: Ci sono tanti meccanismi ingarbugliati che invece di aumentare la chiarezza tendono a ridurla. Io sono per un sistema molto semplice.
Vita: Cioè?
Tabacci: Si devono incentivare solo le energie rinnovabili. Il vento, il sole, le biomasse. Ma le si deve identificare con grande chiarezza.
Vita: La Finanziaria ha stanziato un Fondo per la promozione delle energie rinnovabili. Si devono ora scrivere le modalità di utilizzo di tale fondo. Che consigli darebbe?
Tabacci: Io mi fido molto più di Bersani che di Pecoraro Scanio.
Vita: Però sarà il ministero dell?Ambiente a scrivere quel regolamento?
Tabacci: È per questo che ho detto di chi mi fido e di chi non mi fido.
Vita: Quindi non vuole dare suggerimenti?
Tabacci: Non merita che io gli dia dei suggerimenti. Pecoraro Scanio sa sbagliare da solo? Ha una visione tutta ideologica dell?ambiente: è contro i termovalorizzatori, contro i rigassificatori. Continua a sostenere la tesi che basta la raccolta differenziata. Nei Paesi civili dove è organizzata non supera il 25%. E che facciamo dell?altro 75? Lo mettiamo in tasca a chi? A Pecoraro Scanio?
Vita: Nel suo libro si parla delle ?privatizzazioni all?italiana?. In passato lo Stato – lei sostiene – avrebbe dovuto essere regolatore e non l?ha fatto. E ora?
Tabacci: C?è un disegno di legge del governo sulla riforma delle autorità indipendenti che il governo non ha fatto camminare. C?era l?ipotesi di formare una commissione bicamerale permanente in grado di fare da interfaccia con le autorità indipendenti. Ma non è ancora stata varata. Del resto il governo non lo può fare: è parte in causa. Deve farlo il Parlamento. Son cose sulle quali ho macinato lavoro nei cinque anni passati, sulle quali lo stesso Enrico Letta era assolutamente d?accordo, ma evidentemente le idee buone non hanno fortuna da noi?
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