Gli enti: «l’Italia mandi una delegazione in Congo»

I tre enti autorizzati che hanno famiglie in Congo, ieri hanno fatto una conferenza stampa per chiedere un intervento forte della diplomazia italiana. «Serve una riforma del sistema, altrimenti la crisi del Congo potrebbe essere solo la prima»

di Francesco Agresti

Un appello per garantire in tempi brevi il rientro delle 24 famiglie adottive bloccate da novembre in Congo. A lanciarlo sono Aibi, ENZO B Onlus, I Cinque Pani, gli enti che stanno seguendo le procedure di adozione.

«Le 24 famiglie con i propri figli sono trattenute senza che si conoscano le ragioni che hanno indotto a un nuovo fermo del rilascio dei permessi di uscita dal paese per minori adottati», spiega la presidente di Enzo B, Cristina Nespoli. «In un primo momento, a seguito della sospensione ufficiale comunicata a fine settembre, le autorità dello Stato africano avevano garantito alle famiglie che avevano un iter concluso prima del blocco di poter raggiungere i propri figli nel Paese e rientrare in Italia. La ministra Kyenge, giunta nel Paese ai primi di novembre aveva ottenuto rassicurazioni in tal senso, non vi era pertanto nulla che potesse lasciar presagire una marcia indietro rispetto agli impegni presi. Tuttavia pochi giorni dopo l’arrivo delle famiglie nel Paese le procedure di rilascio dei visti di uscita sono state di nuovo sospese».

Le coppie trattenute dal governo congolese avevano completato la procedura adottiva prima del 25 settembre, data a partire dalla quale è stata decisa la sospensione delle adozioni per 12 mesi. Le autorità della Repubblica Democratica del Congo avevano assicurato che per queste coppie l'iter si sarebbe potuto concludere anche in presenza della sospensione. Le coppie non sono state fatte partire facendo una forzatura sulle autorità: la Commissione Adozioni Internazionale e l’ambasciata italiana a Kinshasa ne erano al corrente. Il blocco di queste 24 coppie non è quindi riconducibile a problemi legati ai dossier delle coppie. Tant’è che sia gli enti autorizzati che le autorità italiane (CAI) sono state indicate dalle autorità congolesi come modello per le procedure adottive. «Gli enti non mettono in discussione la legittimità delle autorità congolesi nell’effettuare controlli sui dossier relativi alle adozioni internazionali. In questo momento chiediamo che vengano accelerati per motivi umanitari questi controlli per consentire a queste famiglie un rapido rientro in Italia insieme ai loro figli», ha sottolineato Nespoli. «Gli Enti autorizzati hanno fino ad ora evitato di rilasciare comunicati perché concentrati nell’operare a fianco delle autorità italiane per tentare di sbloccare la situazione mettendo a disposizione tutte le informazioni in possesso. Chiediamo al governo e al Ministero degli Affari Esteri di continuare le trattative con le più alte cariche diplomatiche della Repubblica Democratica del Congo affinché queste famiglie possano passare il Natale a casa».

«Siamo disorientati, – aggiunge Maurizio Sanmartin presidente di I Cinque Pani onlus – pur essendo un paese riconosciuto dalle autorità come un’eccellenza nel realizzare le adozioni internazionali abbiamo 24 famiglie che ancora oggi non riescono a partire. Chiediamo quindi un intervento forte della nostra diplomazia poiché sappiamo che da un punto di vista tecnico procedurale le pratiche delle nostre famiglie sono state condotte nella piena correttezza delle legislazioni congolesi e italiane. Abbiamo inviato alle autorità locali copia di tutta la documentazione relativa alle relazioni post adottive delle adozioni completate negli ultimi anni e che garantiscono il pieno e corretto inserimento dei minori nel tessuto familiare e sociale. Riteniamo comunque importante, alla luce di quanto sta accadendo, che si riunisca nuovamente un tavolo di confronto tra tutti gli interlocutori italiani e congolesi che lavorano nelle adozioni internazionali, invitando una delegazione congolese in Italia».

Valentina Griffini, responsabile Africa e Asia di Ai.Bi. , il terzo ente di riferimento per le famiglie coinvolte nella vicenda, chiede al Parlamento «che si dia seguito all’appello fatto dal Presidente della Repubblica Napolitano in occasione della giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia, affinché si intervenga per riformare la legge sulle Adozioni internazionali, e per rivedere l’organizzazione della CAI, riallocandola in maniera più efficiente sotto la competenza del Ministero degli Affari Esteri. La situazione del Congo, infatti, è la prima crisi sull’adozione internazionale. Ma è solo la punta dell’iceberg. Purtroppo potrebbero seguire altri casi: facciamo in modo che i figli delle nostre coppie non vengano abbandonati una seconda volta».

 

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