Welfare

Gli enti caritativi contro l’abbandono del Programma di aiuti alimentari

La presentazione dei numeri aggiornati dei beneficiari italiani indigenti del piano di aiuti della Ue, destinato a chiudersi antro fine 2013, è l'occasione per chiederne il ripristino. Le parole di Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana, in rappresentanza delle associazioni del settore

di Daniele Biella

Sono ben 3,7 milioni di persone che in Italia, nel 2012, hanno beneficiato dei viveri distribuito dal Programma di aiuti alimentari della Pac, Politica agricola comune, dell'Unione europea. Ma nel 2014 tali persone potrebbero essere molto di meno, perchè il piano è stato dichiarato a termine dalla stessa Ue, a causa della riduzione delle scorte, unita alla riluttanza di alcuni stati membri della Ue a acquistare sul mercato. "Il Programma europeo non deve essere abbandonato, specialmente quando si consideri che il cibo spesso è il solo mezzo che assicura un contatto diretto con le persone che vivono in situazioni di estrema povertà e ai margini della società civile, in particolare ora dove gli stessi welfare nazionali non sono spesso in grado di soddisfare le esigenze primarie", ha sottolineato Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana, nell'intervenire all'incontro di presentazione dei nuovi dati tenutosi al Mipaaf, Ministero per le politiche agricole e forestali, alla presenza del ministro Mario Catania e di Corrado Passera, ministro dell'Economia.

Marsico ha parlato in rappresentanza delle almeno 14.740 strutture caritative italiane aderenti al Programma, tra cui Banco delle Opere di Carità, Banco Alimentare Roma, Comunità di S. Egidio, Fondazione Banco Alimentare Onlus e la stessa Caritas italiana. "Con l’intento di superare le opposizioni di alcuni stati membri, verrà costituito un nuovo fondo, ma non sarà più erogato con i fondi della Pac: sarà un programma sui generis di coesione sociale e politiche strategiche del territorio, come previsto nella programma 2020 della UE. E il finanziamento proposto per questo nuovo programma è di 335 milioni di euro rispetto ai 500 milioni annui attuali", osserva. Senza un forte segno di continuità "verrebbe meno  il frutto di una proficua collaborazione che da più di 20 anni è cresciuta tra amministrazione pubblica e mondo del non profit, uno degli esempi più chiari ed efficaci di sussidiarietà applicata. Esempio anche di come istituzioni europee, italiane e non profit possono diventare una reale rete di solidarietà", sottolinea Marsico.

Grazie alla collaborazione tra Mipaaf, Agea (l'Agenzia governativa per le erogazioni in agricoltura, che gestisce l'arrivo delle derrate Ue e ne coordina la distribuzione alle strutture) e gli enti caritativi, che è divenuta nel tempo da occasionale a metodo di lavoro, si è arrivati oggi a una sorta di programmazione condivisa. "Tra tutte le azioni comuni condotte insieme, va sicuramente ricordata la più importante che proprio un anno fa permise di non interrompere a fine 2011 il programma, a seguito della sentenza della Corte Europea di Giustizia, prorogandolo fino al 2013. L’auspicio che esprimiamo è quello di poterci ritrovare anche nel 2014 e negli anni successivi a raccontare quanto bene è stato fatto, come oggi sta accadendo, ma questo non ci pare scontato", aggiunge il vicedirettore di Caritas italiana.

"Nei giorni scorsi la Commissione Europea, dopo un serio e impegnativo lavoro, ha inviato al Parlamento Europeo e al Consiglio Europeo, la proposta del nuovo programma di aiuto ai poveri (Fead) ma che, come detto, non sarà più nel capitolo di bilancio agricolo. Questo nuovo fondo, se pur importante, rischia di mettere in concorrenza le organizzazioni caritative che dovranno contendersi un budget dimezzato e non dedicato solo agli aiuti alimentari ma ad altri settori d’intervento: accoglienza, abbigliamento, salute, casa. E purtroppo abbiamo segnali che la UE sta valutando nuovi tagli al suo budget". Per scongiurare questo scenario gli enti chiedono ai due ministri in questione di portare il tema all'attenzione del presidente del Consiglio Mario Monti, "al fine di valutare le reali gravi conseguenze che potrebbero portare decisioni non illuminate dal faro del bene comune per tutti, esottolineiamo tutti, i cittadini europei".


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