Cultura

Gli Enon fanno scattare l’applauso. Come al circo

Recensione del cd "Hocus Pocus" degli Enon.

di Enrico Barbieri

Il trucco c?è e si vede, né gli Enon fanno nulla per nasconderlo. Anzi, con un?atmosfera un po? circense i tre giocano fin dalla copertina tutta stelline e colori. Il gruppo di New York consegna il suo secondo album e conferma tutto il brio del fortunato esordio High Society. Hocus Pocus conserva la freschezza del primo disco e vi aggiunge più ingredienti ed effetti. Anche la musica di Hocus Pocus corre veloce, sospinta da una gioiosa incoerenza: senza neanche il tempo di respirare tra un pezzo e l?altro, il gruppo alterna chitarre ed effetti elettronici, cavalcate psichedeliche d?antica memoria e un synt-pop rarefatto quasi fino all?inconsistenza. Se l?ex Braniac John Schmersal si lancia con la sua chitarra in pezzi dalla struttura classica, come il bellissimo The Power of Yawning, subito dopo arriva Toko Yasuda che gioca viziosa con la sua vocina da lolita, come nel capolavoro minimalista Daughter in the Hous of Fools. Ogni tanto i tre si fingono ispirati e romantici, ma si capisce da lontano che non fanno mai sul serio e che gli scappa da ridere… Siamo nel pieno dell?illusionismo musicale: con giochetti da abilissimi prestigiatori i tre tirano fuori dal nulla lustrini, scherzi sonori, melodie colorate e pezzi che volano via, leggeri come colombe. è come al circo: può prendere un senso di desolazione, ma se si sta al gioco, finito ogni numero l?applauso viene spontaneo.

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