Non profit

Gli avversari dove sono? Più tra i diesse che tra i rifondaroli

A sinistra, tra gli amici e i nemici del 5 per mille

di Ettore Colombo

Nel giorno in cui la maggioranza si salva, al Senato, sulle pregiudiziali di costituzionalità al decreto fiscale collegato alla Finanziaria 2008, solo grazie al ?divo Giulio? (Andreotti), sul 5 per mille la confusione regna, ahinoi, ancora una volta. È stato in seno alla commissione Bilancio che i sostenitori di un provvedimento tanto importante hanno scoperto l?amara verità. Il governo è riuscito a produrre un misero e striminzito emendamento che ne fissa il tetto a soli 100 milioni. I senatori Bobba e Ferrante hanno immediatamente denunciato la cosa e, raccolte le firme di 60 loro colleghi, chiedono di abolire tale tetto («una vera presa in giro») e di ripartire da quanto promesso dal governo, ?almeno? 400 milioni. La battaglia, sposata non solo dal presidente della commissione Finanze Giorgio Benvenuto – firmatario, assieme al deputato azzurro Giorgio Jannone, di una proposta di legge che mira a rendere strutturale la misura -, ma anche da diversi e qualificati esponenti della sinistra d?alternativa. Tra le firme in calce alla proposta, infatti, spiccano quelle del capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, Paolo Brutti (Sd), Loredana De Petris (Verdi), Dino Tibaldi (Pdci), oltre che di parlamentari di Idv, Udeur e Pd. Tutto bene, dunque? Mica tanto, se si considera che per giorni, al Senato, è corsa la voce che i quattro partiti della Cosa Rossa avrebbero voluto finanziare una pur delicata e importante voce, quella del risarcimento delle vittime dell?amianto, proprio con una parte dei proventi derivanti dal 5 per mille (voce smentita, a Vita, dal Prc). Inoltre, spulciando tra gli emendamenti di maggioranza depositati (e solo martedì 23 ritirati in blocco) alla commissione Bilancio, Vita ha scoperto tra le tante ?perle? che intervenivano sul 5 per mille (articolo 20 del dl 1819) quelle dei senatori Fernando Rossi (ex Pdci, oggi Movimento dei consumatori) e Franco Turigliatto (ex Prc, oggi nel Gruppo misto), che avrebbero voluto ?allargare? il contributo per le onlus alle «associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni». Nulla al confronto dell?emendamento presentato dai tre senatori ?socialisti? (ex Ds, poi Sd, ora fuoriusciti pure da questa) Angius, Barbieri e Montalbano, che volevano, invece, «in caso di scelte non espresse dai contribuenti» destinare le relative risorse «a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale». Dove si dimostra che, tra l?altro, i più ?statalisti? sono, tanto per cambiare, i diessini (oggi socialisti). Il rifondarolo Ferrero, invece, è convinto – come aveva assicurato nell?incontro promosso da Vita a Roma e come ci ha ribadito al telefono – che «il tetto del 5 per mille tornerà a 400 milioni, non di meno: si è trattato solo di una ?svista? tecnica, il mio impegno personale sul tema è immutato». Della buona fede di Ferrero non dubitiamo, della (pervicace) volontà del viceministro Visco e dei tecnici dell?Economia – che non hanno mai amato, per motivi ideologico-tributari, il 5 per mille -, no.


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