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Gli auguri di Vita a tutti i nostri lettori

"Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi" (S. Ambrogio) Ecco il nostro augurio

di Redazione

Vi proponiamo il messaggio di Natale che viene dalla terra dove Gesù è nato e in cui oggi si soffre di più.
Di seguito il messaggio natalizio di Michel Sabbah, patriarca latino di
Gerusalemme e presidente di Pax Christi International Patriarcato Latino di Gerusalemme

Mssaggio di Natale 2001

Fratelli e sorelle,

A voi tutti auguro una santa festa di Natale e un nuovo anno pieno di pace e di gioia. Accogliamo ancora una volta il Natale dopo aver vissuto un anno di morte, di demolizioni e di paura. Lo scoraggiamento ha preso i cuori di alcuni che hanno deciso di lasciarci e di partire. Gli altri rimangono con noi a condurre la battaglia della vita di ogni giorno, a svolgere la loro missione portando il messaggio della pace e della giustizia in questa terra.

Accogliamo la festa nel suo profondo e vivificante mistero: “Vi è nato un Salvatore che è il Cristo Signore” (Lc, 2,11). Adoriamo il mistero di Dio che si è manifestato a noi, il giorno della natività di Nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo di Dio, come ci dice san Paolo:”E’ apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”(Tt 2,11). E’ nella meditazione di questo mistero che ritroviamo la nostra sicurezza, le radici della nostra libertà e della nostra pace. Nonostante le pallottole di morte giunte fino alla basilica e alla piazza della Natività, simbolo di pace per l’umanità, noi ascoltiamo la voce degli angeli e il loro canto nel cielo di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Luc 2,14). Sì, la pace in terra è legata alla gloria che rendiamo a Dio e all’amore che ci fa a sua immagine, noi che quest’anno abbiamo sofferto e siamo stati duramente messi alla prova.
Dio è vicino, anche se sembra lontano. E’ il Signore della storia. Vede quel che fanno i suoi servi ed è paziente. Ma noi sappiamo pure che ogni bene e ogni male avrà il suo compenso in questa stessa vita, sia nella vita delle persone sia in quella dei popoli. L’ingiustizia che continua in questa Terra Santa, l’occupazione della terra, l’umiliazione inflitta alle persone, i massacri, l’assedio che loro è imposto, le privazioni della libertà che Dio ha loro dato, tutto questo un giorno avrà fine. E allora vedremo in questa terra santa il volto di Dio, la pace e la libertà di tutti i suoi figli, palestinesi e israeliani.

Fratelli e sorelle, vi invitiamo a celebrare Natale e a compenetrarne il
significato profondo, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di tutta la
forza spirituale per rinnovare il nostro coraggio. Il nostro messaggio a
tutti i cristiani in questa festa, fonte di gioia e di pace per il mondo, e
a tutti i palestinesi, è un messaggio di pazienza, di speranza e di coraggio
per sopravvivere a tutte le prove. E il nostro messaggio è anche questo: il
ramoscello di ulivo è l’arma più efficace nella mano del palestinese, nella
sua resistenza per recuperare la sua terra e la sua libertà.

Il nostro messaggio al popolo ebraico è di speranza ma è anche un invito a rettificare i provvedimenti presi dai suoi governanti: il popolo deve mettersi a fare la pace che i suoi governanti non sono riusciti ancora a realizzare. La bontà di Dio e la sua grazia possono essere più presenti nel cuore di un popolo che non nei piani dei politici e dei militari. I popoli
devono essere capaci di incontrarsi non già come combattenti o portatori di morte l’un l’altro, ma nel più profondo della loro umanità e in quanto
esseri umani creati per costruire insieme questa Terra Santa, senza
necessariamente passare attraverso la paura, la morte e la vendetta. Perché la pace nella giustizia non è impossibile. La pace è possibile in un rapporto di buon vicinato. La pace che ponga fine all’occupazione, a un
evento militare che dura dal 1967, è pure possibile. La pace che ponga fine all’occupazione, che liberi i soldati, li faccia ritornare alla loro società
e alle loro famiglie e restituisca loro la capacità di amare e di costruire,
invece che mantenerli sotto gli ordini che li obbligano a macchiare le loro
mani del sangue di altri, anche questa è possibile e necessaria. Ogni
violenza che non cessa di minacciare la sicurezza della vita quotidiana
finirà quando l’occupazione avrà fine e giustizia sarà fatta; e quando
tutti, israeliani e palestinesi, godranno della medesima libertà e della
medesima sicurezza.

E’ per questo che abbiamo bisogno in Terra Santa non di capi che ci
insegnano a fare la guerra e che chiedono ai loro popoli di accettare tanti
sacrifici, compreso quello della vita; ma di capi che hanno una visione
della giustizia e della pace e il coraggio di realizzarle, pronti a pagare
essi stessi il prezzo della pace, come il martirio. Abbiamo bisogno di capi
“della generazione di coloro che cercano Dio e cercano il suo volto”. (Sal
23, 6). La pace è vicina come Dio è vicino a ognuno e a ciascuno di noi. Fratelli e sorelle, oltre ai nostri sforzi umani, al di là di ogni combattimento umano possibile, poniamo fiducia in Dio così come ci dice san Paolo: “Il Signore è vicino…. In ogni necessità ricorrete alla preghiera…. Allora la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri”. (Fil 4,5- 7)

Una buona e santa festa di Natale, di un Natale di speranza, di gioia, di
giustizia e di pace.

+ Michel Sabbah,
Patriarca Latino di Gerusalemme – presidente di Pax Christi International

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