Solo il leader uscente punta sul terzo settore. Bersani recupera sull’idea di sussidiarietà. Ma tutti dimenticano il modello coop…Sono tre le mozioni dei candidati alla segreteria del Pd alle primarie di ottobre. Quale visione del non profit e del volontariato emerge da questi testi? Abbiamo provato ad analizzarle.
Dario Franceschini
Cominciamo dalla mozione del segretario. Certamente la più impegnativa come stesura e anche la più lunga. Qui la visione del non profit (la parola occorre 4 volte nel testo; curiosamente non ricorre mai il termine “volontariato”) appare matura. Indubbio il riconoscimento del ruolo avuto dal terzo settore nella recente vita italiana:«Il non profit è diventato una sorta di spina dorsale invisibile del nostro paese e sta garantendo la coesione sociale anche nelle situazioni che la crisi economica ha messo in maggiore difficoltà divenendo esso stesso una risposta alla crisi». E ancora: «Il mondo del non profit in molte realtà, soprattutto al Nord, sta rispondendo alla crisi economica puntando sul network, sperimentando welfare di comunità e consorzi il cui capitale è la solidarietà operativa e finanziaria». Al non profit Franceschini assegna un ruolo importante nel ridisegno del welfare futuro, in cui però la regia tocca al sistema pubblico «per praticare senza squilibri la collaborazione con il settore privato, profit e non profit». Nelle mozione del segretario uscente però la categoria che trova nettamente più ascolto è quella di famiglia (ben 19 le occorrenze della parola). Precisa che si tratta di famiglie «tradizionali e nuove»: ma questo è certamente il tratto distintivo della posizione di Franceschini. Tra i corpi intermedi la famiglia è quello a cui viene destinata la maggiore attenzione.
Pierluigi Bersani
La visione del leader ex Ds è certamente contrassegnata da una centralità della questione economica (la parola economia è quella che ricorre più di frequente: 19 volte). Al non profit non viene dedicata grande attenzione. Il privato sociale viene ricordato solo nella dicitura più neutra di terzo settore (2 volte). Più insistito invece il riferimento al principio di sussidiarietà: «Ma lo Stato va anche riorganizzato secondo il principio della sussidiarietà orizzontale, valorizzando le energie di civismo democratico, del terzo settore e del volontariato».
Due sono gli spunti interessanti della mozione di Bersani, per quanto concerne la visione sociale. Il primo è il riferimento al Pd come partito dei territori e della sussidiarietà («Per noi non c’è un centro che decide e una periferia che obbedisce, ma un equilibrio virtuoso tra i diversi livelli decisionali»). Il secondo è l’idea di partito, decisamente poco obamiana e molto nazional popolare: « Un partito è una comunità di donne e di uomini che vive di rispetto, amicizia, pari dignità e lealtà reciproci. Le iniziative popolari e le feste sono parte essenziale dell’attività di partito, così come la promozione di strumenti nuovi di comunicazione e socializzazione. La Rete non sostituisce, ma amplia le possibilità di comunicazione e di interazione ad ogni livello».
Ignazio Marino
Il terzo dei pretendenti com’è facile intuire, data la sua storia professionale e politica, mette al centro delle sue tesi la questione dei diritti: parola che ricorre ben 24 volte. Quanto al non profit e al terzo settore (1 sola occorrenza complessivamente) i riferimenti sono fugaci. Si dice che si deve puntare a «integrare virtuosamente pubblico e privato, in particolare quello che fa riferimento al non profit e al volontariato: pubblico e privato devono avere pari dignità, assolvere agli stessi compiti».
Interessante il riferimento alla riforma del medico di base che richiama alcuni contenuti del Libro Bianco di Sacconi: «Riorganizzare il lavoro dei medici di famiglia in cooperative o studi associati, in modo da assicurare l’assistenza di base e il primo soccorso». Curiosamente è l’unico riferimento al sistema cooperativo presente nelle tre mozioni. La sinistra abita ancora qui?
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