L’arazzo, tessuto da mani femminili anche in sperduti villaggi dell’Africa, raffigura mappe dell’antica città di Napoli, altre volte Asia Minore e Palestina, oggetto di occupazioni ed invasioni, comunque frutto di sovrapposte civiltà: sono le grandi opere di William Kentridge che occupano una location molto nobile, il salone che al Museo di Capodimonte a Napoli ospita normalmente gli arazzi cinquecenteschi d’Avalos. Kentridge, uno dei più importanti artisti viventi, certamente l’artista africano più noto al mondo (è nato a Johannesburg nel 1955), ne ha collocati 11, di cui 6 monumentali di nuova produzione, che si accompagnano a bozzetti e disegni su documenti e mappe in originale del Regno di Napoli e piccole sculture di bronzo, concepite e realizzate appositamente. Il titolo della mostra, Strade della città (ed altri arazzi), riporta all’idea di un’arte pubblica: sulle carte ricamate da mani esperte l’autore ha dipinto grandi sagome di cavalli: come lui stesso ha spiegato, «figure equestri antieroiche, cavalieri e cavalli in cerca di una terra promessa, piuttosto che della Terra Promessa». L’arte di Kentridge esplora sempre la memoria personale e collettiva, attraverso opere che riflettono sul dolore ed il conflitto nella società contemporanea globalizzata.
William Kentridge, Strade della città (ed altri arazzi)
Museo Capodimonte di Napoli, sino al 24 gennaio 2010
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