Welfare

Gli anziani aprono le porte di casa ai rifugiati

Si moltiplicano in questi giorni i casi di cittadini over 70 che decidono di ospitare in casa propria chi fugge da guerre e persecuzioni. Ecco alcuni esempi virtuosi, resi possibili anche dal protagonismo del terzo settore

di Gabriella Meroni

L'esempio arriva dagli anziani. Sono loro che, sempre più numerosi, decidono di aprire le loro case sfitte per accogliere i tanti rifugiati sbarcati in Italia nelle ultime settimane. Gli esempi giunti all'onore delle cronache non mancano, e riguardano per esempio Padova e Livorno. Nella città toscana infatti un arzillo 83enne, Renato Busdraghi, ha deciso di aprire il suo appartamento a sette rigufiati, aderendo al progetto della cooperativa Odissea di Lucca. «Chi ha una casa libera la metta a disposizione degli immigrati in difficoltà. Bisogna che ognuno, nel proprio piccolo, faccia qualcosa per cambiarlo questo mondo», ha detto il signor Renato.
Anonimi, ma non meno meritori, tre anziani di Padova. Anche loro – una coppia e una signora di ben 90 anni – hanno accettato l'invito di una cooperativa e hanno affittato gli uni un appartamento in centro e l'altra una villetta in provincia a 16 profughi fuggiti da  Gambia, Nigeria, Senegal, Pakistan ed Eritrea. Una storia particolarmente felice, quella padovana, e tutta da copiare, visto che i proprietari delle case non ci rimetteranno: la cooperativa Percorso Vita del prete di strada don Luca Favarin svolge infatti il ruolo di garante del contratto di affitto, che garantisce canone, obblighi di manutenzione e durata; dal canto loro, i giovani occupanti delle case hanno già ripulito il giardino e dato una sistemata ai locali disabitati da tempo. Anche la cooperativa ci guadagna: ha infatti assunto cinque persone come responsabili di comunità, dando una mano all'economia del territorio. 

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