Democratici contro l’acqua pubblica. Sono i promotori del comitato «Acqua libera tutti», schierati contro i referendum per abrogare le norme del decreto Ronchi che prevedono l’ingresso dei privati nella gestione. Un gruppo di esponenti del Pd, tra di loro molti amministratori locali, a cui vanno le simpatie di voci autorevoli del partito, come il veltroniano Stefano Ceccanti e il giuslavorista Pietro Ichino.
La raccolta firme per la consultazione, promossa dal Forum movimenti per l’acqua, è arrivata ad un milione sottoscrizioni. Ma per gli antireferendari si tratta della «più grande bufala mediatica del dopoguerra». Il comitato per costituirsi ufficialmente aspetta gli ultimi passaggi giuridici (l’approvazione dei quesiti da parte della Consulta). Nel frattempo polemizza: non si può «riportare la gestione del servizio idrico in mano ad enti e carrozzoni statali». È necessaria «una sana concorrenza». Nell’appello si legge: «L’ideologia deve restare fuori e lasciare spazio ad un sano pragmatismo: oggi le società che gestiscono l’acqua con assetto privatistico e quotate in borsa chiudono tutte in utile, resituendo ai comuni che ne sono soci importanti dividendi che vengono utilizzati per finanziare la cultura, i servizi sociali, le opere pubbliche». Il rischio è «una nuova Alitalia», ovvero «una nuova esperienza di perdita senza fondo».
Il segretario del Partito Democratico la pensa in modo diverso. «Guardiamo con simpatia ai movimenti che si mettono contro l’impostazione distruttiva del governo», aveva detto Pierluigi Bersani, che pure non ha firmato per i referendum. Ma in giro per l’Italia molti esponenti Pd hanno sottoscritto le richieste del Forum. Il ministro Ronchi invece si è difeso lanciando dal suo sito una “Operazione Verità”, vuole «rompere il monopolio pubblico, non privatizzare l’acqua», spiega.
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