Mondo
Gli angeli di Kabul che hanno salvato l’Afghanistan
Sono 800 le ong a Kabul . Il lavoro di Coopi, Emergency, Croce rossa italiana, Intersos,Cesvi,Medici senza frontiere. Intervista a Tessari, coordinatore Caritas nellarea
“Nessun piano di ricostruzione”. A 11 mesi dall?inizio dei bombardamenti americani (7 ottobre 2001), è questa la situazione in Afghanistan. Parola di Silvio Tessari, coordinatore dei progetti in Asia di Caritas Internationalis, la rete che coordina le Caritas di tutto il mondo, una delle organizzazioni più grandi presenti in Afghanistan. Il ramo attivo da più tempo è quello della Caritas olandese: dall?88, prima dell?arrivo dei talebani.
Da gennaio a giugno, Caritas Internationalis è intervenuta con un impegno di 15 milioni di euro e, in collaborazione con una dozzina di ong afghane, ha dato aiuto a quasi 2 milioni di persone. I fondi sono stati investiti soprattutto nell?assistenza sanitaria e nell?emergenza alimentare, oltre che nelle strutture di accoglienza per sfollati. Nei primi mesi di luglio, la seconda fase, per la quale si stanno raccogliendo 25 milioni di euro: durerà un anno. «Ora la popolazione chiede soprattutto scuole», racconta Tessari, «c?è un grande desiderio di mandarci anche le bambine: uno dei tanti segni che la cultura non si identificava con il regime talebano».
Vita: Parliamo del piano di ricostruzione dell?Afghanistan?
Silvio Tessari: Semplicemente non c?è. Il mio non è un giudizio, ma una constatazione: non si vede nessun passo in questa direzione. Durante il mio ultimo viaggio ho parlato con alcuni rappresentanti della Loya Jirga, l?assemblea dei notabili afghani. Dicono che il Paese si trova tra Pakistan e Iran, interessati a mantenere instabile la situazione in Afghanistan. E che gli Stati Uniti ne tengono conto.
Vita: Chi ricostruisce?
Tessari: Quasi esclusivamente le ong, poi c?è un consistente lavoro del Pam, il Programma alimentare Onu, e della Croce rossa. Molti dicono che l?apporto delle ong rappresenta l?attuale ossatura economica del Paese.
Vita: A un anno di distanza, sono molte le ong presenti?
Tessari: A Kabul c?è una folla di ong, qualcuno dice 800. Su cento automobili che circolano a Kabul, circa 50 sono taxi, una trentina le auto delle ong e solo una decina le auto private. Le ong sono state accettate bene dalla popolazione, anche perché sono le uniche a portare avanti progetti.
Vita: Che ruolo ha avuto in questi mesi la società civile afghana?
Tessari: Sono rimasto colpito dalla serietà di molte delle ong locali. Sono molto attive e hanno una storia: alcune esistono già da una quindicina d?anni. Spesso, nell?assistenza alla popolazione arrivano dove non c?è nessun altro. Anche se questo causa qualche anomalia. La ong più grande, Ibn Sina, ha creato una rete di assistenza sanitaria in tutto il Paese che ha preso il posto del sistema sanitario nazionale. La sanità è gestita da un?associazione invece che dal governo, e questo non va bene.
Vita: Avete avviato la ?fase 2? dell?intervento, quali le priorità?
Tessari: Ne abbiamo individuate due: il rientro delle famiglie nei villaggi d?origine e la costruzione di scuole. I profughi rientrati si sono fermati per lo più nelle grandi città, in particolare a Kabul, dove possono contare sull?assistenza delle diverse organizzazioni presenti. I fondi verranno utilizzati per aiutare le famiglie a ricostruire le proprie case. Un?altra parte dei fondi serviranno a costruire quattro scuole elementari nella regione di Ghor, tra le più abbandonate del Paese. Continueremo il lavoro in campo sanitario e agricolo.
Vita: I progetti delle ong prevedono spesso interventi per la riconciliazione fra etnie. Un ruolo più politico delle ong?
Tessari: Si tratta un po? di una moda. In Afghanistan, tra l?altro, ci siamo accorti che i conflitti interni non riguardano la popolazione, in genere pacifica e tollerante, ma i signori della guerra. Tutto ciò richiede però un intervento a un altro livello.
Vita: Intende dire l?Onu?
Tessari: Un intervento in questa direzione non si è visto.
Coopi / Emergency
Gli ospedali della speranza
In Afghanistan dal settembre 2000 con progetti sanitari, dopo l?inizio dei bombardamenti ha attivato interventi di emergenza per la popolazione di Herat, Mazar-i-Sharif e Jalalabad.
Personale: 4
Fondi amministrati: 875mila euro
Tra i progetti ultimati: ricostruzione di più di 100 case nella provincia di Kunduz
Persone aiutate: 68mila
Gino Strada è diventato icona dell?impegno umanitario: anche dopo la cacciata dei talebani, le strutture sanitarie della ong hanno continuato ad accogliere feriti di ogni bandiera.
Personale: 15 espatriati e 600 locali
Fondi amministrati: 3.836.177,83 euro Tra i progetti ultimati: due ospedali, uno a Kabul e uno ad Anabah
Beneficiari: circa 50mila persone
Croce rossa italiana
Chirurghi sotto le bombe
Sotto i riflettori ci è finito suo malgrado. Milanese, 46 anni, Alberto Cairo è stato uno degli italiani che quest?anno sono rimasti a Kabul nonostante le bombe. Da 11 anni lavora al centro ortopedico della Croce rossa a Kabul, da cui dipendono altri 4 centri simili nel Paese, gli unici punti di riferimento per la creazione di protesi e la riabilitazione di vittime delle mine. A partire da una sua iniziativa, la Croce rossa, da gennaio di quest?anno, ha avviato anche un programma di microcredito finanziando piccole attività economiche.
Personale: 10 espatriati
Fondi amministrati: 570mila euro
Ambiti di intervento:
sanità e microcredito
Tra i progetti ultimati: sostegno di un orfanotrofio a Kabul
Persone aiutate: dato non disponibile
Intersos
Via le mine, ecco i banchi
Due scuole per 1.700 ragazze. Uno strano intervento per una ong che si occupa di disinnescare le mine nei luoghi più pericolosi del pianeta. «Abbiamo voluto dare un segnale», spiega Nino Sergi, segretario generale di Intersos, «aiutando chi si è visto negato il diritto all?istruzione per anni». I cooperanti sminatori nel frattempo hanno continuato ad agire. A Jalalabad e a Kabul e formando 250 sminatori locali per bonificare le terre dove le mine inesplose seminano morte e terrore.
Personale: 32 specialisti
Fondi amministrati: 6 milioni di euro
Ambiti di intervento: sminamento, acqua, assistenza ai profughi, scuole
Tra i progetti ultimati: costruzione di 2 scuole per 1.700 ragazze
Beneficiari: 400mila persone
Cesvi
Occuparsi dei profughi
Non c?è ancora pace. A distanza di un anno i bombardamenti continuano, e non solo al confine con il Pakistan. Ce lo racconta Ermes Frigerio, del Cesvi. «Non più di due mesi fa c?è stato un attacco nella regione di Gozni, al centro del Paese. Sono stati distrutti villaggi e sono morte delle persone, anche se i media non ne parlano più». Oltre agli aiuti di emergenza, l?ong bergamasca ha scelto di occuparsi soprattutto della ricostruzione delle scuole. «Ora abbiamo deciso di spostare l?attenzione sul supporto ai profughi» spiega Ermes Frigerio, «quelli rientrati dal Pakistan sono più di un milione».
Personale: 6 cooperanti più decine di operatori locali
Fondi amministrati: 1 milione di dollari, l?80% dei quali Acnur-Onu
Ambiti di intervento: emergenza sanitaria, ricostruzione delle scuole
Progetti ultimati: riabilitazione di una scuola superiore a Taloquan
Medici senza frontiere
Fin dai tempi dei russi
I primi medici sono entrati nel 1979, da clandestini, nel Paese occupato dall?Unione sovietica. Quest?anno, Medici senza frontiere ha continuato a dare assistenza sanitaria di base alla popolazione in tutto il Paese, ha lavorato per contenere le epidemie e ha preso in carico interi reparti negli ospedali. All?inizio di quest?anno l?organizzazione, particolarmente attenta alla situazioni della salute delle mamme e dei bambini, ha lanciato l?allarme malnutrizione. Già prima della guerra, la siccità del 2000 aveva fatto decidere a Msf l?apertura di centri nutrizionali supplementari nelle province di Balkh, Faryab e Baghlan.
Personale: 90 addetti più 900 collaboratori locali
Fondi amministrati: dato non disponibile
Ambiti di intervento: sanità pubblica
Tra i progetti ultimati: gestione del reparto di maternità dell?ospedale di Herat
Beneficiari: 2 milioni di persone
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