Sostenibilità

Gli angeli custodi della natura made in Italy

Servizi antincendio, soccorso in montagna, protezione civile e non solo. Quando si pensa al Corpo forestale dello Stato la mente corre alle emergenze, ma in realtà l’attività...

di Chiara Sirna

Servizi antincendio, soccorso in montagna, protezione civile e non solo. Quando si pensa al Corpo forestale dello Stato la mente corre alle emergenze, ma in realtà l?attività quotidiana delle ?guardie dei boschi? si gioca sul campo della conservazione e della tutela della natura. Il legame del corpo con le aree protette ha radici lontane. Il primo ?affiliato?, nel 1922, sotto l?allora Casa Reale, fu il parco del Gran Paradiso. L?anno successivo fu la volta del parco nazionale dell?Abruzzo, poi, un decennio più tardi, rispettivamente nel 1934 e 1935, del Circeo e dello Stelvio. Oggi, a distanza di decenni, le aree protette sotto la gestione del Corpo forestale sono arrivate a quota 130. Dato che indica non soltanto un progresso numerico, ma anche un cambiamento culturale che negli anni ha portato la natura ad essere considerata come qualcosa da salvaguardare non più in modo episodico e frammentario, ma strutturato e continuativo. Da due anni a questa parte, con la legge n. 36 del 6 febbraio 2004, al Corpo sono state affidate146 riserve naturali, aree che per il loro ?campionario? di piante e specie animali e vegetali spiccano a livello nazionale e internazionale.

Ma non è tutto. Al di là dei compiti di vigilanza e sorveglianza, il ruolo del Corpo nelle aree protette negli anni è andato allargandosi sempre più, arrivando a sconfinare nella promozione di progetti di ricerca e ripristino degli ecosistemi naturali. Qualche esempio? Nel 2001, grazie al progetto Life-Natura finanziato dalla Commissione Europea, il Corpo ha sperimentato nuove tecniche di gestione dell?ambiente forestale e di conservazione del legno morto permettendo così a migliaia di specie di invertebrati che vi nidificano di sopravvivere. Ancora: il progetto di reintroduzione del grifone nell?Appennino centrale rientra nell?ambito di una serie di iniziative attuate dal Corpo forestale dello Stato per la ricostituzione degli ecosistemi naturali, segue di poco quello che ha riportato il corvo imperiale nell?area del Monte Velino ed è contemporaneo invece a quello che, nella stessa area, ha consentito la diffusione del cervo.

Di recente si è deciso di raccogliere in due centri specializzati il patrimonio genetico forestale scoperto fino ad oggi, di condurre indagini a tappeto sugli alberi monumentali, di dare vita a un inventario forestale nazionale e di seguire il programma Conecofor nel quadro di analoghe iniziative internazionali. Obiettivo? Rilevare i cambiamenti della vegetazione, del suolo, della salute e degli accrescimenti degli alberi nelle aree protette.

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