Non profit

Gli “Amici” di Sanremo

Polemiche sul televoto e su Emanuele Filiberto

di Franco Bomprezzi

Sanremo choc, la vicenda discussa del televoto che ha premiato un concorrente proveniente da “Amici”, la contestazione dell’orchestra, i fischi a Emanuele Filiberto, ne fanno un argomento non solo televisivo, ma di costume, che merita e riempie le pagine dei giornali del lunedì…

“Il festival delle risse” è il secondo titolo di oggi del CORRIERE DELLA SERA sotto la vicenda Protezione civile. “Il festival della canzone o il festival della tv” si domanda il giornale milanese nel catenaccio che spiega: «il televoto diventa un caso. E si scatena la polemica se mantenerlo o no. il vincitore Valerio Scanu è un prodotto di Amici, Pupo e il principe vanno in onda su Raiuno con I Raccomandati, Marco Mengoni, viene da X Factor. Alla fine il pubblico dei televotanti si è diviso e l’elezione è rimasta appesa a un filo. Il Festival incassa il successo di ascolti e già si parla del conduttore del 2011. Spunta il nome di Maria De Filippi». Sempre dalla prima il CORRIERE lancia due corsivi. A firma di Aldo Grasso e Aldo Cazzullo. Partiamo dal critico televisivo (“Gli amici rivoluzionari”): «La scena più singolare di questo Festival, quella che resterà nella memoria visiva, è la ribellione degli orchestrali dell’Ariston nell’atto di accartocciare gli spartiti. Perché una protesta così insolita contro il televoto? Per il secondo anno di fila a Sanremo ha vinto Maria De Filippi. L’anno scorso aveva portato al successo Marco Carta, protagonista di «Amici». Si era anche recata di persona al Festival, come ospite d’onore e detentrice del marchio di fabbrica. Quest’anno ha vinto Valerio Scanu, anche lui sardo, anche lui reduce da «Amici»… la mancanza di controprogrammazione da parte di Mediaset, la potenza di fuoco di «Amici» che ha stravinto persino su «X-Factor», un programma targato Rai e rappresentato a Sanremo da Marco Mengoni, la presenza di televisivi come Pupo ed Emanuele Filiberto, il ruolo ormai decisivo del televoto (un vero business per i telefonici, il probabile ruolo dei call center, la «democrazia» degli sms). I critici musicali hanno giudicato le canzoni di Scanu e di Mengoni deludenti: buone voci ma testi e musica di scarso livello. Come mai, allora, hanno vinto? Nel giro di poco tempo, il mondo della musica è stato rivoltato da capo a piedi. Una volta erano i discografici a dettare legge, a decretare i successi. La Rete, l’iPod e la tv hanno rivoluzionato il settore: prima mettendolo in ginocchio, poi trasformandolo». Parola ad Aldo Cazzullo (“Il principe tronista”): «Dopo la vittoria a «Ballando con le stelle» e il secondo posto al Festival (ma già la leggenda sanremese lo vorrebbe vincitore e retrocesso in segreto, con un bis dei presunti brogli al referendum del ‘46), è evidente che a una vasta parte degli italiani Emanuele Filiberto piace. Al nonno non fu perdonata la tragedia della guerra e della dinastia, al padre la farsa degli affari e dei processi. Nutrire sentimenti negativi per lui, invece, è davvero difficile… Non è colpa di nessuno, se non nostra: come ogni popolo anche noi abbiamo i politici, e i principi, che ci si confanno». 

“Il principe: «sarò il nuovo Fiorello»”: taglio basso sulla prima de LA REPUBBLICA per lo scandaloso Sanremo (accanto prende avvio un gustoso commento di Michele Serra). Cominciamo dai servizi, in doppia pagina. Comincia Silvia Fumarola con un ritrattino della “regina di Sanremo” come definisce la Clerici. Che ha avuto un personale successo (quasi 12 milioni di spettatori) e che ammonisce: «con me la Rai tira sempre la cinghia. Sono nata e cresciuta in questa azienda e prima o poi dovranno riconoscermi qualcosa in più». Già perché lei ha avuto un compenso esattamente della metà rispetto a quello di Bonolis (quel milione che Brunetta aveva definito «speso bene»). «A me non piace chiedere, ma le donne spesso devono combattere: non ti regalano niente». Quanto al segreto del suo successo: «io sono una del popolo, non faccio finta di essere quella che non sono. Il mio orgoglio è di aver fatto un festival al femminile, e mi sarebbe piaciuto vedere vincere le donne». Infine un passaggio sulla contestazione: «i professori hanno espresso la loro opinione in modo veemente. Ho condiviso la protesta, l’ho trovata forte e bella». In appoggio intervista a Emanuele Filiberto che dice di essersi ispirato alla Costituzione per la sua canzone, di voler fare carriera nel mondo dello spettacolo (visto che con la politica ha bucato per ben due volte), e di essere perfettamente al centro… Una pochezza di idee che gli aprirà la strada?  Venendo a Serra, comincia annotando che la definizione televoto assimila l’espressione di un giudizio all’esercizio democratico. Niente di più sinistro, giacché come la richiesta di verifiche da parte del Codacons rivela, si è scatenata una gara di sms a raffica, di voti plurimi. Ma, avverte, non cadiamo nell’errore di credere che gli spettatori di Sanremo siano gli italiani: una buona metà della popolazione non guarda la tv, dunque niente generalizzazioni indebite: «gli altri trenta milioni di italiani  che scelgono di fare o vedere altro, che cosa sono, se non popolo? Tutti professori universitari?» (e questa è per Bersani). «La vera manipolazione sta a monte, molto a monte del televoto: nella costante educazione al basso livello. Per ritrovare le tracce di quel broglio, bisognerebbe ripassare tanti palinsesti che al Codacons non basterebbe una vita».

“Ma quanto razzismo contro il principe” È il titolo in prima pagina sopra la foto di Emanuele Filiberto che , secondo il GIORNALE è stato vittima dell’«ultima moda dell’intolleranza intelligente» che lo ha fischiato. Tony Damascelli ripercorre i giorni del Festival in cui al principe non sono mancati sfottò e scrive: «nessuno si scuote per quella atmosfera circense da pollice verso, l’intolleranza è ammessa, esibita e applaudita. A differenza di quello che scrive Macchiavelli il principe non è ne volpe né leone ma soltanto un povero pirletta da prendere in giro da rispedire in esilio, lui con tutti i parenti suoi, chissenefrega. È la democrazia bellezza, è “Italia, amore mio”. Emanuele Filiberto non ha capito nulla. Indietro Savoia».

«Quelli convinti che l’Italia fosse dei sei e mezzo, dei bravini ma non bravissimi, deve cambiare idea, visti i successi di Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia: l’Italia è dei sei meno meno» è l’attacco al vetriolo dell’editoriale de LA STAMPA su Sanremo a firma di Mattia Feltri, che prosegue a pagina 27 con una sorprendente svolta. Vero che il principino è «un incapace a tutto, e per di più poliedrico» ma sempre meglio di Cristicchi. «Forse è vero che la tv  è deficiente, ma i telespettatori lo sono fino a un certo punto: se la tv è deficiente non facciano tutti i fenomeni. Si reagisce al linciaggio. Si premia la filastrocca paracula perché in fondo è senza infingimenti, e quella di Simone Cristicchi, per esempio, cos’era? Che cosa era la dedica a Marco Travaglio? Che cosa era l’opposizione a questo sistema che non va, e da cui Cristicchi (a che titolo?) si tira fuori?». «Meglio, mille volte meglio Emanuele Filiberto, che non insegna a nessuno a stare al mondo, torna qui dopo un incomprensibile esilio, va alle elezioni, balla sotto le stelle, canta all’Ariston, è più italiano di te e di me, poiché niente è peggio di un italiano che si sente migliore degli italiani. Persino a Sanremo».

E inoltre sui giornali di oggi:

BERTOLASO
CORRIERE DELLA SERA – Al caso Bertolaso il CORRIERE riserva in prima pagina oltre al titolo di apertura (“La procura di Roma accusa Firenze”)  due fotonotizie. La prima ritrae la protesta delle chiavi a L’Aquila: «cittadini in corteo nella zona rossa del centro storico hanno appeso le chiavi degli appartamenti che devono essere ristrutturati dopo il terremoto. Contestati il sindaco e una troupe del Tg1». Nella secondo immagine invece si vede Bertolaso circondato dai suoi uomini. “In Sicilia applausi per Bertolaso”, il titolo: «Sopralluogo del capo della Protezione civile a San Fratello in Sicilia nell’area colpita dalle frane. Bagno di folla e applausi. Il sottosegretario si difende dalle accuse di corruzione: Basta fango, gli italiani sono con me. 

LA STAMPA – “Berlusconi: non è Tangentopoli”. Tornano in campo i duellanti di un tempo, scrive in prima pagina LA STAMPA. Berlusconi attacca Prodi sul «malgoverno» dei rifiuti a Napoli, risolto da Bertolaso. Il professore replica duro: gli italiani giudicheranno. E la sua portavoce fa sapere che «lo stesso Bertolaso ha più volte dichiarato di aver seguito, nella soluzione del problema, il piano predisposto con Prodi». Poi il premier va all’offensiva sulle regionali: «Faremo liste pulite». In un’intervista a LA STAMPA, Ignazio La Russa parla del clima all’interno del Pdl dopo il procedimento penale che si è aperto per Verdini, titolo: “La Russa: adesso il branco stia zitto”. Bisogna ritrovare coesione, dice nell’intervista, e afferma che attorno a Verdini non c’è stata quella solidarietà che si aspettava: «ha visto anzi qualcuno che cominciava a mordere, a digrignare i denti, come avviene in certi branchi», «se ci sono questioni aperte è meglio rinviarle a dopo le elezioni».

LA REPUBBLICA – il direttore Ezio Mauro firma un editoriale in prima dal titolo chiarissimo: “Ci basta la verità”: «l’inchiesta sulla Protezione civile è l’irruzione della realtà – una gran brutta realtà – nell’universo magico del berlusconismo che racconta a se stesso e al paese, dagli schermi asserviti e dalla televisione unica, un’epopea populista di successi ininterrotti, all’insegna del “fare”. Oggi si scopre che quel “fare” senza regole nasconde il malaffare». Poi un invito: Berlusconi «dica quel che sa sugli appalti, i favori e la corruzione gelatinosa della Protezione Civile, sulla ragnatela che coinvolge Palazzo Chigi».

IL GIORNALE – Apre l’edizione di oggi con il titolo “Gli sciacalli della sinistra. I terremotati come scudi umani anti Berlusconi”. La vicenda è la protesta all’Aquila: «Il Pd e il PdL cavalcano la protesta degli ex abitanti della zona rossa dell’Aquila che vorrebbero rientrare nelle loro case. Sapendo che è impossibile e che servirebbero queste leggi e quei poteri che hanno voluto togliere a Bertolaso. La cronaca da san Fratello è di Francesca Angeli che riporta «La folla acclama Bertolaso: non mollare». 

STAMINALI
LA STAMPA – “Una grande truffa dietro le staminali” è il titolo shock di un primo piano de LA STAMPA che riporta le accuse di Irving Weissman, un’autorità nella medicina rigenerativa in America. Nell’occhio del ciclone le banche che conservano le staminali dei cordoni ombelicali, che spesso, dice il professore, nascondono un’autentica frode così come i dottori che girano per il mondo offrendo miracolose terapie a peso d’oro: in realtà, ingannano i genitori che si trovano in condizioni disperate. La tesi, che verrà illustrata in un rapporto in uscita ad aprile, è la seguente: «I cordoni ombelicali contengono cellule staminali in grado di formare il sangue come avviene in un bambino molto piccolo» e dunque hanno solo «una limitata capacità di formare ossa e grasso», che non include la possibilità di creare «cervello, sangue, cuore e muscoli dello scheletro», mentre c’è chi va in giro a dire che questo è possibile, guadagnandoci sopra. Le staminali, in realtà, garantiscono la possibilità di cure future solo per un gruppo ristretto di malattie, mentre le «banche staminali» chiedono ai genitori di fare depositi di circa 3600 dollari «come se fosse una sorta di assicurazione sanitaria sulla salute dei figli negli anni a venire». Reagiscono, ovviamente, le banche staminali: LA STAMPA intervista il direttore della Gineco Jean Charles Janni che ribadisce che l’elenco delle malattie curabil

i è lungo e che la banca non fa nessuna promessa, ma si limita a riportare «la letteratura medica».

EUTANASIA
IL GIORNALE – Andrea Tornielli intervista Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita che dice a proposito dell’eutanasia: «Basta ritardi. Serve subito una legge. Sbagliato dire che su questo tema non servono regole». E ancora : «Dobbiamo  farei conti con una cultura sempre  più diffusa che tende a legalizzare il suicidio assistito e che pesa sulla formazione delle nuove generazioni».

DOWN E FACEBOOK
CORRIERE DELLA SERA – “«Tiro a segno sui down». In 1700 si iscrivono al gruppo di Facebook”: «lla fine il gruppo è scomparso. Chiuso da Facebook oppure direttamente da chi lo aveva architettato, magari per paura delle conseguenze, dopo una improvvisa notorietà: non c’è più il gruppo «Giochiamo al bersaglio con i bambini down», che contava attorno alle 19 di domenica oltre 1300 iscritti (anche se si deve tenere conto che nelle ultime ore c’era stato un boom di iscritti per protestare contro gli ideatori). Il gruppo era attivo da qualche giorno e ovviamente ha subito richiamato l’attenzione di genitori e di familiari di persone disabili che attraverso il passaparola del social network hanno immediatamente attivato la procedura che prevede la segnalazione di un gruppo che incita alla violenza. Una procedura però che passa attraverso il filtro oltre Oceano dei responsabili di Facebook, come ha subito spiegato la Polizia Postale, che in Italia è preposta a vigilare sul web… Un gruppo inaccettabile, non degno di persone civili, pericoloso. E, soprattutto, un reato che, in quanto tale, sarà perseguito»: era arrivata a stretto giro la presa di posizione di Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità: «L’istigazione a delinquere, ovunque questa avvenga e in qualunque forma, è un reato e, di conseguenza, verrà certamente perseguito dalla Magistratura. I responsabili stiano certi che saranno individuati e denunciati, che la Polizia postale sta facendo il massimo per togliere di mezzo questo gruppo». 

LA REPUBBLICA – “Tiro al bersaglio contro i bambini down”: ennesimo gruppo delirante (un migliaio gli iscritti); propone di eliminare i bambini down, «inutile peso», con cui «giocare al tiro al bersaglio». Istigazione a delinquere che va perseguita anche se in rete, ha detto il ministro delle Pari opportunità. Per bloccare la pagina sarebbe necessaria una rogatoria internazionale. Manuela Colombo, presidente dell’associazione Capirsi down commenta: «finché al Grande fratello il termine “mongoloide” vola a destra e a manca, non ho molte speranze».

MIGRANTI
IL GIORNALE – In prima pagina IL GIORNALE  apre il dibattito sulla xenofobia. In prospettiva del 1° marzo, giorno dello sciopero degli stranieri, così come ricorda un box a pagina 15. È Ida Magli a introdurre il tema a partire dall’Australia dove «John Howard, premier per 4 legislature consecutive, ripeteva una semplice ma scomoda verità: ogni Paese ha la sua cultura e sono gli stranieri a doversi adeguare se vogliono rimanere. Argomento tabù in Italia». Scrive la Magli: «Esultare perché siamo diventati 60milioni svendendo le nostre radici è una follia». La pagina  offre anche l’analisi di Livio Caputo «Nei paesi arabi li trattano come schiavi. I diseredati che migrano presso i “fratelli” islamici incontrano  solo sfruttamento e trattamenti disumani e quando il lavoratore non serve più anche se musulmano viene rispedito nel suo Paese».

IL SOLE 24 – Sono pochi gli immigrati regolari che frequentano i corsi di italiano  riconosciuti e organizzate presso le scuole serali i Cpt. Secondo il pezzo “Ancor pochi stranieri vanno a scuola di italiano” l’anno scorso erano meno di 120 mila quelli iscritti a lezioni facoltativa. Uno su tre lascia prima di ottenere a certificazione. 

CLASS ACTION
ITALIA OGGI – “Usa, vita dura per le class action”. Il giornale dei professionisti propone un’analisi sul caso giudiziario recentemente conclusosi in primo grado della società francese Vivendi Universal, un caso che mette in evidenza le difficoltà per i ricorrenti italiani. L’esclusione dal contenzioso di soggetti non Usa «potrebbe creare un precedente che escluderebbe gli stranieri da class action future». Il pezzo, oltre a ripercorrere le vicende giudiziarie del groppo mediatico francese che negli anni 90 ha cercato di espandersi nel mercato americano, racconta le dinamiche che hanno portato all’esclusione dalla class action di un centinaio di investitori e mette la questione in prospettiva. Secondo il pezzo, «il principio applicato alla class action contro Vivendi potrebbe affermarsi nella giurisprudenza americana e costituire un procedente molto pericoloso per i soggetti stranieri. Mentre, per l’avvocato Sucharow, che ha difeso alcuni investitori «se per partecipare a una class action bisogna dimostrare che l’ordinamento del proprio paese d’origine riconosce la giurisdizione americana, tutti gli stranieri avranno difficoltà a partecipare».

SOLIDARIETA’
SOLE 24 ORE – “La solidarietà reinventa la tecnologia”. Il giornale di Confindustria propone un servizio sui professionisti e il loro impegno nel terzo mondo. L’aiuto ai paesi poveri arriva infatti anche dagli atenei grazie a geologi, ingegneri e architetti. Sono sempre di più le organizzazioni che operano per i paesi in via di sviluppo in stretto collegamento con le nostre università. E la tecnologia cosa c’entra? Secondo Toni Sgalambro, ricercatore all’università “La Sapienza” di Roma «lavorare da ingegneri a un progetto di cooperazione ti porta soprattutto a cambiare l’idea che hai della tecnologia. In occidente siamo portati a pensare che la tecnologia abbia un valore assoluto e vada preferita comunque e sempre la più sofisticata. Invece, lavorando nei paesi in via di sviluppo, ti rendi conto che il valore della tecnologia è relativo all’autonomia che offre alle popolazioni che stai aiutando. Meglio  portare una tecnologia semplice, ma gestibile dalla comunità a cui serve, piuttosto di una tecnologia sofisticata che rende la comunità dipendente dai tecnici».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.