Famiglia

Gli amici dei piccoli crescono con il sostegno a distanza

Fiducia e rapporti personali: sono le due linee guida dell’associazione Amici dei Bambini, Aibi. Cooperazione allo sviluppo, sostegni a distanza...

di Antonietta Nembri

Fiducia e rapporti personali: sono le due linee guida dell?associazione Amici dei Bambini, Aibi. Cooperazione allo sviluppo, sostegni a distanza, ma anche adozioni internazionali e una forte presenza a livello culturale in difesa dell?infanzia in molte parti del mondo, come pure in Italia sono i campi d?azione dell?organizzazione non governativa costituita da un movimento di famiglie italiane che, avendo accolto un bambino abbandonato, tramite l?adozione, o in temporanea difficoltà familiare, con l?affido, hanno deciso di mettersi al servizio dei bambini, ovunque essi vivano.

A scorrere i dati dell?ultimo bilancio colpiscono due dati: il 44 per cento dei fondi impiegati nei progetti di cooperazione allo sviluppo, oltre la metà di quelli destinati alla mission di Aibi; come la percentuale di fondi racconti attraverso il sostegno a distanza (Sad): il 21,5 per cento che va quasi a pari con i fondi provenienti dagli enti pubblici che si attestano al 22 per cento. Amici dei bambini è una ong che ha come scopo quello di rispondere all?emergenza abbandono e fare in modo che ogni bambino abbandonato possa vivere e crescere in una famiglia, per sentirsi veramente figlio.

Antonio Crinò, direttore generale di AiBi nell?osservare che il Sad finanzia il 99 per cento della cooperazione allo sviluppo ricorda come questa sia una forma di finanziamento sulla quale l?organizzazione investa molto «non c?è solo il fatto che una persona dà dei soldi, ma chi fa il sostegno entra in relazione con il beneficiario. Uno dei grossi vantaggi è anche quello di fidelizzare il donatore e in questo modo si persegue la nostra mission mentre si fa raccolta fondi». Nell?ultimo anno, cioè dal 2005 al 2006 il Sad ha avuto un incremento anche grazie alla trasmissione Amore della Carrà. Aibi ha avuto un buon ritorno dall?esposizione sui media, ma non va dimenticato che il sostegno a distanza vive sulla fiducia «un patrimonio importante, a volte bastano notizie negative per rovinare il lavoro di molti. Ed è per questo che con altre realtà crediamo sia necessario avere un albo per il Sad, è indispensabile per creare fiducia», commenta Crinò. La relativamente bassa percentuale di fondi provenienti dagli enti pubblici è per il direttore generale di Aibi «una scelta, a volte obbligata per i ritardi nell?erogazione. Ma se si vuole essere delle ong, ovvero delle organizzazioni non governative occorre avere una certa autonomia e indipendenza altrimenti si è dei ?para-governativi?».

A fronte dell?incremento che si sta avendo negli ultimi due anni nei finanziamenti provenienti dalle aziende, grazie anche alla diffusione della responsabilità sociale d?impresa per Crinò occorrerebbe aprire una riflessione sulla normativa fiscale legata al merchandising e alle cosiddette attività accessorie «potenzialmente potremmo aumentarle, ma ci sono troppi problemi a livello fiscale». Un altro campo di riflessione è anche il metodo di raccolta fondi che «non deve mai essere troppo invasiva nel creare un potenziale sostenitore. Preferiamo il rapporto face tu face anche se non abbiamo una rete di volontari così estesa».

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