Formazione

Gli aiuti alimentari? aumentano la fame

Tesi. Il primo premio del concorso Laura Conti

di Carmen Morrone

Aiuti alimentari: salvezza o rovina? È una domanda, come si dice, da un milione di dollari, che è diventata il titolo della tesi di Angelica Polegato, laureatasi nel 2001 in Filosofia all?università di Venezia. Un lavoro che le è valso il primo premio del concorso Laura Conti bandito dell?Ecoistituto del Veneto. «Si tratta di un lavoro coraggioso e controcorrente che analizza con forte spirito critico la cooperazione internazionale, mettendo in discussione un sistema. L?Istituto ha scelto di conferirle il primo premio poiché il lavoro, partendo dall?idea che negli squilibri alimentari mondiali sia necessario curare la malattia e non solo la povertà, riafferma con audace fermezza che l?unica via d?uscita è il cambiamento prima di tutto dello stile di vita occidentale», spiega Paolo Stevanato dell?Ecoistituto del Veneto. Angelica ha 28 anni, un inconfondibile accento veneto, anche se da qualche tempo si è trasferita a Rovereto, vicino a Trento, per amore – confida in un fiume inarrestabile di parole. Nel suo lavoro, durato un anno, è stata seguita da Pietro Basso, docente di Ricerca sociale dell?università di Venezia. Studium: Come sei arrivata a questa conclusione? Angelica Polegato: Ho analizzato gli aiuti, in particolare quelli alimentari, forniti dai governi dell?Unione europea e degli Stati Uniti e da una ventina di organizzazioni non governative. Ho raccolto materiale attraverso i giornali e ho intervistato i rappresentati delle ong, i loro volontari, i loro cooperanti. I dati emersi hanno evidenziato sprechi e la mancanza di un effettivo coinvolgimento delle popolazioni locali. Spesso gli aiuti sono vissuti come elargizioni fine a se stesse. Studium: Dunque alla domanda è riuscita a dare una risposta? Polegato: Sì, è che gli aiuti alimentari per i Paesi in via di sviluppo sono una rovina per come sono organizzati e gestiti in questo momento. Studium: Ma spesso gli aiuti, e soprattutto quelli alimentari, rappresentano la salvezza immediata di migliaia di persone, soprattutto in casi di carestie e epidemie… Polegato: Non parlo delle emergenze, io ho preso in considerazione situazioni di interventi alimentari all?interno di progetti di sviluppo. Quello che ho potuto constatare è che questo sviluppo non c?è. Anzi rende le popolazioni pigre. Un?apatia che colpisce prima i governi, che non si sentono responsabilizzati, e poi i singoli che, anziché darsi da fare e chiedere risorse ai loro dirigenti locali, aspettano. Tanto prima o poi gli aiuti dell?Occidente arrivano. Studium: Allora è meglio non intervenire? Polegato: Le ong e i governi dovrebbero rivedere il modo in cui stanno operando. La soluzione del problema è in ogni caso nel nostro modo di vivere assolutamente dipendente dal consumismo. Io non ho una banca, non ho il telefonino. Faccio in casa pane, pasta, salse. Ho un piccolo orto in cui coltivo frutta e verdura. Vivo del mio lavoro, svolgo corsi di formazione nelle scuole per un?associazione di Rovereto e poi faccio la stagionale nella raccolta della frutta e negli alberghi di Venezia. La casa in affitto mi costa 300 euro al mese. Per vivere a me bastano 500-600 euro. Mi piace chiamarla sobrietà e penso sia la strada per eliminare il divario tra Sud e Nord del mondo.


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