Politica

Gli aiuti al tempo della crisi

Aumentiamo gli aiuti alla cooperazione, chiede Action Aid, nel suo quarto Rapporto

di Maurizio Regosa

Per la prima volta dal 1997 quest’anno il ministero degli Esteri avrà risorse inferiore a quelle raccolte dalle sole Ong. È uno dei dati che emergono dal quarto rapporto di Action Aid presentato oggi a Roma e intitolato L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo. Dare credito alla ripresa. E che prende avvio proprio dalla constatazione che nel 2009 le risorse destinate dal Belpaese alla cooperazione si sono ulteriormente assottigliate (- 24%) rispetto alla pur esigua percentuale del Pil (lo 0,20%) stanziata nel 2008 (siamo al penultimo posto nell’Europa a 15). Dati preoccupanti, specialmente se visti in relazione alla crisi economica mondiale che proprio in questi mesi sta raggiungendo i paesi in via di sviluppo: secondo gli esperti il 2009 sarà l’anno in cui il numero delle persone che muoiono di fame supererà il miliardo.

Luci (poche) e molte ombre

Segnali positivi comunque ci sono, sottolinea il rapporto (potete scaricarlo cliccando qui accanto o consultare le tabelle di sintesi). Vi sono segnali di cambiamento e di miglioramento, in termini di capacità di tener fede alla tempistica stabilita con i paesi partner (l’Italia è il terzo paese europeo in questa classifica), in termini di risorse trasferite all’Africa Sub-Sahariana, nel miglioramento complessivo dei criteri d’efficacia. Anche nella coscienza politica qualche segnale positivo è giunto (ne sia prova la costituzione dell’Intergruppo parlamentare per le questioni relative alla lotta alla povertà). Complessivamente però una certa preoccupazione dal Rapporto emerge: per il 2009 il ministero degli Esteri e le stime della Commissione europea indicano che l’aiuto italiano sarà lo 0,13-0,16% del Pil. Va da sé che è necessario riallineare all’Europa il livello dei contributi, si legge nell’indagine, come d’altra parte è necessario lavorare anche sulla qualità degli aiuti.

Alcune proposte

A questo fine Action Aid propone una serie di raccomandazioni, alcune di carattere finanziario, altre di tipo strategico. Le prime mirano al versamento di somme e risorse stanziate e non versate e comunque a un progressivo riallineamento dei nostri aiuti. Quanto alle seconde raccomandazioni riguardano alcune azioni di riforma (a cominciare da quella del Testo Unico per arrivare a una programmazione triennale degli aiuti e a un piano che calendarizzi azioni specifiche per aumentare l’efficacia delle risorse e ridurre la volatilità degli aiuti). Tutto ciò anche in vista del G8 a presidenza italiana: «per arginare le conseguenze della crisi nelle economia a basso reddito«, si ammonisce l’ultima pagina del Rapporto, «il prossimo G8 potrebbe porsi un obiettivo quantitativo ambizioso, ma proprio la debolezza italiana in termini di quantità dell’aiuto rischia di far omettere il tema dall’agenda, facendo mancare al vertice un’importante opportunità per ridare fiducia al mondo».

 


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