Sostenibilità

Gli agnolotti del giorno dopo. E riparte la festa

La provocazione lanciata sul numero precedente, di scegliere una sola portata per celebrare il Natale, ha fatto discutere...

di Paolo Massobrio

La provocazione lanciata sul numero precedente, di scegliere una sola portata per celebrare il Natale, ha fatto discutere. C?è chi ha detto: «Finalmente!», e credo faccia parte di quella schiera di ipernutriti sempre più folta, e chi ha detto «No, la tradizione non si tocca». Rispondo ai secondi: è proprio la tradizione che si voleva salvare, ma non quella della forma vacua, fatta dei déjà vu commerciali che ormai ci hanno conquistato dalla testa ai piedi, ma di quella di stare in famiglia.

La tradizione è guardarsi in faccia, fare insieme qualcosa, come ad esempio mangiare lo stesso cibo, che è il contrario di chi s?è seduto a tavola col telefonino acceso, mandando sms e saluti a chiunque invade un momento di incontro, mentre in bocca entrano salmone affumicato, vol au vent e tortellini.

C?è poi un aspetto che è sparito da ciò che è una festa vera. E questo vale per Natale, Capodanno, e per tutte le volte che ci si ritrova. Ed è il canto. Mi hanno detto che Mozart avrebbe scritto alcuni dei suoi pezzi più belli proprio in funzione dell?accompagnamento del pranzo. E questa è la differenza: ieri la musica e il canto, oggi la suoneria bizzarra dei cellulari. Io dico che bisogna rinunciare a una portata, per dare più spazio allo stare insieme, a cantare insieme, che è una cosa dell?altro mondo. E chi pensava che si finisse così? Ma quanti pranzi, in verità, sono fatti apposta per nascondere degli sguardi, per non dirsi più nulla, come se le relazioni fossero diventate un enorme pentolone di Altopascio, dove mettere dentro tutto.

Mi piace pensare al giorno dopo la festa, con la famiglia intorno a un tavolo verso le cinque del pomeriggio, a ragionare insieme come utilizzare gli avanzi. E la festa ricomincia con un impasto per gli agnolotti, o i pansotti, o i tortellini. La pasta ripiena nella nostra storia è nata così, per racchiudere e valorizzare gli avanzi e protrarre una festa, quella vera. Ed ecco che salta fuori quella portata, il primo piatto, che avevamo sacrificato per stare davanti al bello di un canto o di una musica. O semplicemente al bello d?essersi ritrovati. Io gli agnolotti li farei uno a uno, anche con gli amici. Che idea!

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