Giovani

Gli adolescenti non dialogano più, mandano messaggi vocali

La socializzazione per gli adolescenti passa ormai prevalentemente dal digitale. Con il paradosso che le relazioni non si basano più sul dialogo, ma sull'invio di lunghi messaggi vocali. Un modello di relazione dove l'io è al centro. Va bene così?

di Vanna Iori

Gruppo di ragazze in spiaggia, con smartphone

Gli adolescenti e i giovani nativi digitali vivono un bisogno fondamentale di socializzazione che si realizza oggi nel reticolo dei social network, a tal punto che la realtà virtuale condiziona la loro vita reale. Ma relazioni “reali” e relazioni “virtuali” possono convivere in modo autentico?

La socializzazione digitale per gli adolescenti avviene in un momento della vita in cui l’evoluzione psicosocíale non è ancora compiuta. L’adolescenza è quella fase in cui si progetta il proprio futuro. Non più bambini, non ancora adulti, ragazzi e ragazze devono scoprire chi è l’individuo da costruire attraverso le esperienze; le stesse che in età adulta permetteranno loro di abitare la vita, il territorio delle relazioni ed esplorare il mondo.

Si tratta di un nuovo modello sociale e culturale che si fonda su un’estremizzazione del proprio io nella rete: un individualismo esasperato che impedisce la costruzione sana della propria identità

— Vanna Iori

In una fase così delicata, la vita degli adolescenti si svolge sempre di più online. Si tratta di un habitat parallelo dove, fin da bambini, vivono più dentro uno schermo che nella realtà. Si tratta di un nuovo modello sociale e culturale che si fonda su un’estremizzazione del proprio io nella rete: un individualismo esasperato che impedisce la costruzione sana della propria identità. Nel mondo dei giovani, le nuove tecnologie rappresentano il centro di gravità di tutto: la realtà virtuale, i video giochi, i social e lo smartphone sono gli strumenti inseparabili. Talvolta gli unici strumenti di relazione con il mondo (per gli hikikomori).

Il loro uso, inoltre, è sempre più precoce e dilaga già tra i 10 e gli 11 anni, con un’attenzione troppo scarsa ai sistemi di protezione. In molti casi i sistemi di controllo non esistono perché la rete, in tutta la sua estensione, è un mare aperto. In questo scenario c’è di tutto e si staglia l’ombra e l’azione, sempre più minacciosa per gli adolescenti, della violenza e della paura: aumentano i casi di cyberbullismo e di altri fenomeni violenti nella videopornografia. Quali competenze sono richieste agli adulti per accompagnare i ragazzi in questa sfida?

Il non dormire ha assunto un ruolo di emergenza, gli adolescenti vanno a letto tardi, dormono poco e restano “connessi” anche di notte.

— Vanna Iori

Poca lettura, poca informazione, molte fake news incontrollate, sempre meno spazio per le interazioni reali, per l’attività sportiva, persino per il sonno. Il non dormire ha assunto un ruolo di emergenza, gli adolescenti vanno a letto tardi, dormono poco e restano “connessi” anche di notte. Negli stili di vita irrompono le nuove tecnologie che rimandano ad un ecosistema di relazioni dove l’eccesso è la norma. La piazza virtuale che opera 24 ore su 24 contribuisce, secondo i focus di analisi sulla vita e le emozioni degli adolescenti, ad aumentare uno stato di ansia, di un costante coinvolgimento emotivo e fisico, ad interagire con interlocutori sconosciuti, con una serie di rischi imprevedibili. Il meccanismo dei social, inoltre, innesca un sentimento di costante competizione che si replica in contesti diversi: a scuola, nelle relazioni interpersonali, nello sport, in generale la sovraesposizione e sentirsi costantemente in “vetrina” crea una visione di attesa, di avvertirsi sotto giudizio attraverso like e follower.

Si genera così una notevole fatica nella vita personale a capire non solo le trasformazioni, rese oggettive dall’immagine riflessa dallo specchio (tipico degli adolescenti è stazionarvi davanti per guardarsi dal di fuori, nel faticoso tentativo di riuscire progressivamente a mettere dentro di sé ciò che la superficie dello specchio riflette e restituisce), ma anche le dimensioni correlate alla sessualità. In adolescenza, infatti, si sta costruendo della propria identità sessuale, forgiare l’uomo e la donna che si sarà, anche attraverso la costruzione dei codici di mascolinità e femminilità. Così le distanze offuscano vicinanza e lontananza, identità e alterità. Presenza e distacco sembrano la stessa faccia di una situazione di fragilità. Il modo di comunicare attraverso i social, emerge da più studi, si basa spesso non su un rapporto di dialogo, ma sempre più spesso con lunghi messaggi vocali, privi di un contraddittorio in tempo reale.

Il modo di comunicare attraverso i social, emerge da più studi, si basa spesso non su un rapporto di dialogo, ma sempre più spesso con lunghi messaggi vocali, privi di un contraddittorio in tempo reale.

— Vanna Iori

Non dobbiamo certamente generalizzare e ritenere “tutti” i giovani conformi a questi comportamenti, né ricondurli a stereotipi che mettano in ombra i tanti ragazzi che sanno esprimere generosità, intelligenza, consapevolezza emotiva, visione progettuale della loro esistenza. Ma certamente c’è un grande lavoro da fare nelle scuole e nelle famiglie, nelle nostre comunità, per ridare il senso alla parola esperienza e al futuro.

Come possiamo intervenire sulla costruzione di percorsi identitari che non siano disfunzionali? Abbiamo il dovere di promuovere un utilizzo consapevole e razionale del digitale, costruendo cultura e conoscenza e spiegando che ci sono strade premianti: ma per riuscirci è necessario che l’azione degli adulti sia in primo luogo “educativa” e fondata sul pensiero progettuale e affettivo. 

Vanna Iori è ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano

Foto di Andrea Piacquadio, Pexels

Vanna Iori è


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