Salute

Glaxo Italia: non ci ritireremo dalla causa contro il Sudafrica

In un incontro organizzato dalla Commissione affari sociali del Comune di Verona, ha partecipato il direttore generale della Glaxo, Giampietro Leoni, il direttore sanitario, Giuseppe Recchia

di Redazione

La Glaxo-Wellcome-Italia, la casa farmaceutica che produce l’Azt, uno dei principali elementi della composizione antivirale che combatte l’infezione da Hiv, ha sede a Verona. Nel suo insieme la Glaxo italiana (l’altro sito produttivo è a Parma) impiega circa 2100 addetti con un fatturato annuo di 900 miliardi. Una potenza economica e scientifica di altissimo livello – ha vinto nel 1988 un premio Nobel – che l’anno scorso si è fusa con la Smith Kline Beecham, un gigante che ha la maggior quota di mercato a livello globale (7,1%). Le due case farmaceutiche sono tra le 39 che intendono trascinare in tribunale il governo sudafricano di Mandela il prossimo 18 aprile. Nel mirino il “Medicines Act”, firmato da Mandela nel 1997, che permetterebbe l’accesso ai costosissimi farmaci brevettati, tra cui anche gli anti-Hiv. La mobilitazione internazionale che invita le case farmaceutiche ad abbandonare il processo ha trovato eco anche nella città che ospita la sede italiana della Glaxo-Wellcome, Verona. Una eco istituzionale che interesserebbe direttamente consiglio comunale e sindaco della città scaligera, rivelandosi la prima iniziativa in questo senso da parte di un’amministrazione locale. Tutto parte da una mozione presentata dal capogruppo di Rifondazione comunista Giorgio Bragaja e firmata dai consiglieri della minoranza, che invita il sindaco “a intervenire presso i responsabili della Glaxo affinché questa multinazionale non sia complice di un vero e proprio genocidio e si ritiri dal processo in corso in Sudafrica”. La mozione, che il consiglio comunale a maggioranza polista si è rifiutato di discutere per ben tre volte e che sarà ripresentata nei giorni caldi del processo, è stata illustrata nel corso di un incontro organizzato dalla Commissione affari sociali del Comune, cui hanno partecipato il direttore generale della Glaxo, Giampietro Leoni, il direttore sanitario, Giuseppe Recchia e Alessandra Redondi di Medici senza frontiere. Un incontro istruttivo, dal momento che il portavoce della Glaxo, invitato a chiarire la posizione della casa farmaceutica rispetto al processo, si è lanciato in un’appassionata difesa dell’azienda dichiarando di non pensare nemmeno lontanamente ad abbandonare il processo contro il Sudafrica. Le motivazioni addotte per questo categorico rifiuto sono le più diverse: “Il problema dell’accesso ai farmaci – ha detto Leoni – non si risolve se salta il brevetto. In Africa non abbondano neanche gli antibiotici e gli antivirali generici. Questo è un problema grave e stiamo lavorando col governo italiano che farà proposte precise su questo al prossimo G8. Non è comunque accettabile dire che è colpa delle ditte farmaceutiche se la gente muore di Aids, anche perché i farmaci antiretrovirali non guariscono, permettono solo di prolungare la sopravvivenza. Sono farmaci studiati e prodotti da società considerate adesso diavoli, senza pensare che la ricerca per un prodotto costa mille miliardi”. Il portavoce della Glaxo ha poi accusato il Sudafrica e in generale i paesi in via di sviluppo di non praticare nè la prevenzione nè una corretta distribuzione della spesa pubblica nel settore sanitario. Leggi il dossier: leggi


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