Non profit & donazioni

«Giusto rifiutare i soldi di Leonardo, ecco perché»

Il direttore di Fondazione finanza etica, Simone Siliani, interviene sulla vicenda della donazioni dell'ex-Finmeccanica rifiutata dall'Ospedale Bambin Gesù, riassumendo tutte le criticità del gruppo nella produzione diretta di armamenti ma anche attraverso una serie di partecipazioni estere e accordi come quello con la Lockheed Martin per la costruzione degli F-35 a portata nucleare

di Simone Siliani

Fondazione finanza etica è la fondazione culturale del gruppo Banca etica e si occupa di azionariato critico: i suoi attivisti acquistano cioé anche una sola azione di una società per esercitare i propri diritti di shareholder, e chiedere l’accesso a documentazione societaria. Così anche per Leonardo. Simone Siliani ne è il direttore.

Per rinunciare ad una donazione di 1,5 milioni di euro, bisogna che il donatore l’abbia fatta grossa. «Questa donazione è inopportuna. Grazie lo stesso, ma non possiamo accettarla»: cortese ma ferma la risposta dell’ospedale pediatrico del “Bambin Gesù” di proprietà del Vaticano. Qualcuno potrà stupirsi perché, come dicevano i latini, “pecunia non olet”.

Se la pecunia olet

Tanto più se finalizzati all’acquisto di strumentazioni per fare del bene. Altri potrà, genericamente, pensare che sia un’ubbia da cattolici integralisti, per i quali il denaro è pur sempre lo sterco del demonio. Niente di tutto ciò. Il fatto è che “questi soldi”, fatti da “questa società” effettivamente puzzano. Di morte. La maggiore fabbrica di armi italiana e fra le maggiori d’Europa, “Leonardo SpA”, ha scelto nel giro di pochi anni di passare da un mix produttivo civile-militare che nel 2013 vedeva il primo al 50,4% del fatturato e che oggi vede prevalere il secondo con una percentuale dell’83%. Una tale sovrapproduzione non può essere assorbita dal solo mercato interno (cioè il ministero della Difesa), che pure costituisce il maggior cliente di Leonardo. D’altronde il nostro paese ha comprato fra 2022 e 2023 ben 8 miliardi di euro di armamenti. Ma i mercati esteri sono per Leonardo SpA una ghiotta opportunità di business. Il cosiddetto made in Italy di cui andiamo tanto fieri.

Simone Siliani

La geografia dei ricavi: c’è l’Arabia saudita

Nel 2022, infatti, la ripartizione geografica dei ricavi dell’azienda veniva per il 14% dall’Italia, il 22% dal resto d’Europa, il 17% dagli Usa e il 26% dal resto del mondo. Leonardo SpA è la prima impresa del settore per esportazioni con il 47% del totale, pari a 1,802 miliardi di euro. Fra i paesi destinatari di questo commercio figurano paesi quanto meno problematici proprio sotto il profilo dell’utilizzo di queste armi in teatri di guerra (come l’Arabia Saudita, impegnata a lungo nella guerra in Yemen) o paesi seriamente compromessi sul piano dei diritti umani.

Made in Italy? Non proprio

Anche per quanto riguarda questo made in Italy, ci sarebbe qualcosa da dire. Ormai è acclarato, per quanto dribblato dall’azienda nelle risposte (o le non-risposte) che Leonardo SpA ha dato al nostro azionariato critico, che la società è coinvolta nella costruzione di armi nucleari (o in parte di esse), che sarebbero messe al bando dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari Tpnw, non sottoscritto dall’Italia. Leonardo SpA cerca di evitare questa domanda, ma non vi è dubbio alcuno che essa sia coinvolta, attraverso il consorzio a guida francese Mbda (di cui Leonardo SpA detiene il 25% del capitale), nella costruzione del missile Asmp-A e al suo successivo sviluppo Asn4g con testata nucleare. Leonardo SpA dice che questo è un programma French Eyes Only, pretendendo di darci a bere che partecipando al 25% di un consorzio produttivo non sa niente di cosa produce, oppure che costruendo solo il vettore e non la testata nucleare, allora Leonardo SpA non è coinvolta nella produzione di armi nucleari.

Ma questi sono tentativi vani di togliersi da una imbarazzante responsabilità. Infatti, non dico la nostra Fondazione e la rete dei pacifisti, ma importanti data provider finanziari e società del settore come Anima Sgr considerano Leonardo SpA coinvolta nella realizzazione di queste armi controverse e di conseguenza la escludono dai fondi ex art.9 e 8 della tassonomia europea sulla finanza sostenibile. Analogamente Leonardo SpA conferma di partecipare alla costruzione di alcune parti non marginali (trattasi delle ali) dei caccia F-35 della Lockheed Martin che, inviati in Texas, avranno la capacità di trasportare la bomba nucleare guidata B61-12.

Credere nella pace

Dunque, sì quella donazione è inopportuna ed è giusto, per chi crede davvero che la pace non si ottiene preparando la guerra, cioè costruendo armi, respingere quei denari. Piuttosto ci sarebbe da chiedere ad altri di avere lo stesso coraggio e la stessa coerenza. Leonardo SpA, avendo grande disponibilità di soldi, ovviamente finanzia ricerche, sponsorizza eventi, fa donazioni liberali, compra pubblicità e quindi distribuisce una certa quantità di soldi a Università (ad una nostra domanda durante l’azionariato critico risponde di collaborare “mediamente ogni anno con oltre 90 diversi istituti di ricerca nazionali e internazionali”), media, enti culturali e enti del terzo settore. Che forse potrebbero domandarsi se vale la pena per pochi (o anche tanti) soldi vendersi l’anima. Ci sono banche e istituti finanziari che finanziano Leonardo SpA: forse questi potrebbero porsi seriamente la domanda di dove veramente vanno i soldi (che non sono tutti loro, bensì dei risparmiatori) e fare pressioni su Leonardo SpA perché almeno esca dal business della produzione di armi nucleari e del commercio verso paesi che violano i diritti umani o che sono coinvolti in conflitti a bassa o alta intensità. Perché i soldi sono importanti e hanno una grande forza: possono corrompere oppure essere usati a favore della pace e dello sviluppo. Non sono oggetti neutri. Tocca a chi li maneggia (sia che li possegga, sia che li riceva) decidere di usarli per il bene comune o per fini di morte.

La risposta di Leonardo all’azionista
Fondazione finanza etica

Questo vale in primo luogo per l’impresa, che pure sarebbe vincolata a quella “utilità sociale” a cui l’art.41 della Costituzione obbliga ogni iniziativa economica privata. Sì, in perfetto stile di greenwashing, Leonardo SpA ci ha risposto che “il 55% del totale delle fonti di finanziamento a disposizione del Gruppo è legato a parametri Esg” e che tali fonti sono legate a obiettivi di “riduzione di emissioni di Co2 attraverso l’eco-efficienza dei processi industriali”, ma i prodotti dell’impresa quanti danni materiali, morti e feriti producono nei quattro angoli del mondo? E come possono questi effetti essere considerati sostenibili? Perché, come ogni merce, anche le armi devono essere usate per poter generare nuova domanda e alimentarne così l’offerta di nuove e consentire a Leonardo SpA di prosperare. È la legge della domanda e dell’offerta.

Dunque il Vaticano ha deciso di sottrarsi a questa ferrea legge nel caso delle armi che la munifica Leonardo SpA produce all’83% del suo fatturato. Perché pecunia olet, purché si sia disposti a annusare e non a tapparsi il naso.

Nella foto di apertura, dell’agenzia LaPresse, il centro torinese di prove a terra di Alenia (gruppo Leonardo).

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