Welfare

Giustizia: Papa coraggioso ora tocca ai deputati

La posizione di Papillon-Rebibbia

di Redazione

Le parole di Giovanni Paolo II hanno sottolineato ancora una volta il nesso esistente tra l?emarginazione, il degrado culturale, l?illegalità e il carcere. Il Papa ha di fatto domandato a tutte le Istituzioni il coraggio di un provvedimento legislativo che nel concedere un po? più di libertà ai detenuti segni finalmente un passo in avanti sulla strada di una effettiva “Giustizia più giusta”, il cui primo e più importante problema è appunto quello di coniugare la sicurezza dei Cittadini con la difesa intransigente dei Diritti e della dignità di coloro che hanno violato la Legge e verso i quali la pena dovrebbe avere una funzione risocializzante, facilitando in essi la maturazione di una reale coscienza civile. Le considerazioni di Giovanni Paolo II convergono con le conclusioni a cui negli ultimi mesi è giunta autonomamente una larga parte del mondo politico, sollecitato su questa strada da una tenace e determinata protesta pacifica dei detenuti italiani organizzata dalla nostra Associazione. Giunti a questo punto, noi ci auguriamo che nessuna forza politica si astenga dal necessario contributo di tutti per giungere al più presto ad un punto di equilibrio tra le nostre richieste e le esigenze generali del paese, prima tra tutte l?esigenza della sicurezza dei cittadini, ed auspichiamo un ulteriore riflessione nelle sedi competenti da parte di quei Parlamentari che ancora oggi nutrono dei dubbi sulla necessità di un atto legislativo che ristabilisca un minimo di vivibilità nelle galere e segni finalmente, dopo oltre 10 anni di regressione, l?inizio di un reale processo riformatore del nostro sistema penale e penitenziario. Giunti a questo punto noi riteniamo possibile la sospensione momentanea delle proteste, in attesa dell’inizio della discussione nella Comissione Giustizia, che il 20 Novembre inizierà ad esaminare una proposta di legge riguardante l’indulto. Se sarà necessario siamo più che mai decisi ad “accompagnare” il dibattito parlamentare con uno sciopero della fame dentro e fuori le galere.


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