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Giustizia o federalismo? Tutte e due

La Lega alza voce, ma la riforma della giustizia sembra imminente

di Franco Bomprezzi

 

 

La riforma della giustizia torna al primo posto dell’agenda politica della maggioranza, spinta dal vento della guerra fra Procure e della questione morale a sinistra, ma il senatùr Bossi sente puzza di bruciato per il federalismo, bandiera programmatica della Lega. E la crisi economica? Dalle pagine di oggi sembra che sia svanita…

 

 

 “Giustizia, Bossi frena Il Pdl: andiamo avanti”. Così titola Repubblica. Il pezzo, a firma di Liana Milella, è a pagina 13. C’è l’ipotesi che nel Consiglio dei ministri del 19 dicembre arrivi la riforma Alfano: stretta nei rapporti tra pm e polizia giudiziaria, tempi dilatati nella discovery di interrogatori e intercettazioni, limiti ai poteri d’indagine dei pm; sono questi i temi su cui c’è il disaccordo della Lega. «Prima vogliamo vedere bene i testi»; «Prima passa il federalismo», tuona Bossi chiedendo più collegialità («basta con  pour parler di maggioranza. Facciamo una riunione di maggioranza e leggiamo con attenzione i testi» chiedono le camicie verdi). Dalla parte dell’opposizione, Giovanna Casadio: “«Sì al dialogo, non contro i giudici» cautela nel Pd ma c’è chi apre”. Il partito democratico vuole vedere le carte e discuterne. A parte Violante, più favorevole, il partito non sembra disponibile a trattare su alcuni punti (separazione carriere, stravolgimenti istituzionali che intacchino l’autonomia dei magistrati). Si comincerà a discuterne giovedì. Fa però notare Casadio: «Un sentiero stretto tuttavia per il Pd… nel frullatore per la questione morale». Il commento di Giuseppe D’Avanzo parte in prima e prosegue a pagina 33: “Il vero obiettivo del cavaliere”. Ora che ha l’immunità, sostiene D’Avanzo, Berlusconi non punta più alla magistratura ma il suo bersaglio sarebbe lo stesso sistema di legalità. «Rivendica la legittimità del suo comando e non vuole che esso sia determinato dalle norme, ma lo esige orientato dalla necessità concreta, dallo stato delle cose, dalla forza della situazione… Vuole e pretende una decisione eseguita con prontezza senza che né i giudici né il Parlamento ci mettano il becco».

“Giustizia, Bossi frena la riforma ma il Pdl: proposta in settimana”, così il Corriere della Sera a pag. 9. Prima l’avvertimento, poi le rassicurazioni. Prima le barricate di Bossi «se lui propone quella roba si va avanti. Però prima c’è il federalismo», poi l’apertura:«Mi sembra che la sinistra ci stia adesso, quindi, se troviamo l’accordo la cosa si potrebbe fare, perché bisogna rendere più veloci i processi, adesso uno che capita nelle mani della giustizia, resta in ballo 20 anni, se va bene». Anche Alfano prima apre al potenziale contributo del pd e udc e poi chiarisce che «la maggioranza ha i numeri e la voglia di fare da sola». Ma in che cosa consiste la riforma? Il Corriere riporta i tre punti principali. Separazione delle carriere: il governo punta a separare il giudice dal pm con l’ipotesi di concorsi diversi o di una scelta definitiva al momento dell’ingresso in magistratura. Doppio CSM: la riforma prevede uno sdoppiamento del Csm, con la presenza dei giudici: da un lato i pm, dall’altro i magistrati. Azione Penale: tra le ipotesi allo studio c’è il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale, regolata dalla legge in base alla priorità dettate dal Parlamento e o dal Guardasigilli.

“Però nel 92 Luciano e Walter tacevano”: a pagina 9 il Corriere intervista Rino Formica che invita Veltroni ad ammettere che lui e gli altri sbagliarono a non sostenere Craxi. «In fondo, quando Craxi in parlamento disse che bisognava distinguere le responsabilità individuali da colpire da quelle del sistema politico che sapeva ed aveva accettato, tutti rimasero zitti. I Veltroni, i D’Alema, i Violante stavano lì, ma dov’erano? La storia, non è mai una copia conforme. L’idea che bastasse ripulire alcuni angolini e tutto sarebbe tornato un paradiso terrestre è andata in crisi da tempo. La magistratura agì in modo selettivo perché aveva bisogno di una copertura, lo sanno tutti. Ma ora è diverso. Ora è peggio. In fondo, quando scoppiò tangentopoli, c’era un misto di arricchimento personale e uso dei soldi nel sistema politico. C’erano ancora i partiti con ideali, fede, volontariato. Oggi è tutto legato al denaro. La gente la devi pagare, il partito si identifica con la persona. Ciò che era un misto, diventa totalità. «Craxi», racconta Formica, «rimase deluso dalla reazione della società civile. Quanto ai partiti, sapeva bene che la questione non sarebbe stata risolta allora ma davanti alla storia». E per quanto riguarda il PD di oggi, riferendosi a Veltroni, l’ex esponente socialista dice “che ogni politico può avere un ripensamento. Ma la revisione deve essere democratica e mostrare radici profonde, non di opportunità”.

La Stampa dedica due pagine alla riforma della giustizia annunciata dal centrodestra, mettendo in primo piano la posizione “di traverso”  della Lega, che vuole entro Natale la legge sul federalismo fiscale approvata in Senato. «Va bene riformare la giustizia» ha detto Umberto Bossi, «ma prima bisogna fare la riforma del federalismo». Ancora più esplicito l’avvertimento a Berlusconi: «Se vuole fare la riforma della giustizia, si farà, è lui il presidente del consiglio. Però prima si deve fare il federalismo, e dopo discuteremo di giustizia». Non è un caso l’uscita di Bossi: proprio oggi comincia la discussione al senato sul federalismo fiscale, con Tremonti e Calderoli. Bossi sa che la discussione sulla riforma della giustizia porterebbe subito il centrodestra ai ferri corti con l’opposizione, e che questo metterebbe a rischio una legge, quella sul federalismo, rimandata più volte senza mai trovare un approdo. La Lega – è il messaggio – non è più disposta ad aspettare. A fare da contraltare alla posizione di Bossi è Ignazio La Russa (An): «Grazie al bicameralismo si possono fare tutte e due le riforme assieme».

 Per Bossi prima c’è il federalismo poi la riforma, a meno che, ironizza Italia Oggi, se ci fosse una procura padana, forse lo si potrebbe pure tirare dentro la partita. La priorità della Lega è e resterà il federalismo. Il federalismo, in fondo, viene prima per forza perché è già passato in commissione al senato. La Russa risponde che «la riforma della giustizia e federalismo non sono inconciliabili. Le camere sono due e a gennaio si può iniziare l’uno e l’altro se fosse necessario». Dalle parole ai fatti. Secondo Italia Oggi, che riporta fonti vicine al ministro della giustizia, il governo potrebbe presentare una proposta di riforma della giustizia forse al cdm del 19 dicembre e comunque entro Natale. Almeno per la parte che non comporta modifiche costituzionali. Si tratterebbe di misure per evitare sovraffollamento nelle carceri e per accelerare il processo penale.

 Sul caso giustizia il Giornale propone le pagine 6 e 7. Intervista all’ex ministro Roberto Castelli, attualmente sottosegretario alle infrastrutture, che si toglie qualche sassolino: «Dopo 5 anni la sinistra è costretta a darmi ragione». E ancora: «Bossi dice che la priorità è il federalismo? Sì, ma può andare di pari passo con la riforma della giustizia». «I sistemi referenziali alla fine degenerano». A pag. 6 intervista a Lanfranco Tenaglia, Pd, « Sì al confronto per avere processi veloci» e precisa: «L’idv stia tranquilla, l’intesa è per il bene del Paese». Dal centro sinistra si fa sentire anche la Bonino:  «Il Pd non vuole cambiare? Per noi non è mai troppo presto». Tutto ciò preceduto dalla fenomenologia di Tonino  che parte con foto in copertina e a pag. 5 dove Gianni Pennacchi ha sfogliato un anno di “di pietrate” in testa a Walter. Sulla giustizia anche un pezzo a firma di Sgarbi: “Mi tocca stare con la Procura che mi accusava” e il coordinatore di Forza Italia Dennis Verdini interviene chiedendo “una commissione su Mani pulite”.

“Riforme, Bossi avverte: «Prima il federalismo». Ma il Pd vuole trattare”. È questo il richiamino in prima pagina del manifesto (dedicata agli scontri in Grecia “Magna Grecia” e nel richiamo il fatto che “la crisi innesta una protesta che riguarda tutta l’Europa”). L’articolo a pagina 5 mette insieme i temi di federalismo e giustizia «Federalismo e giustizia. Il primo è la bandiera della Lega,  la seconda l’ossessione privata di Berlusconi. Sulla prima riforma il ministro leghista Calderoli sembra riuscire a coinvolgere l’opposizione, o almeno ad evitarne l’ostruzionismo: giusto oggi in commissione al senato Umberto Bossi assisterà al confronto tra le proposte del Pd e il disegno di legge Calderoli. La giustizia invece da un quindicennio è materia degli scontri più feroci tra centrosinistra e berlusconiani. Dopo il caso Why not, la «guerra tra bande» della procura di Salerno e quella di Catanzaro e viceversa, il Pd inizia a cedere qualche metro e – D’Alema in testa – si dispone al confronto con il nemico pubblico numero uno dei magistrati, il presidente del Consiglio in carica. A questo punto è Bossi a preoccuparsi, non tanto per le trapassate radici giustizialiste del movimento lùmbard, quanto per una questione di priorità (…) Ieri Veltroni ha mandato avanti un paio dei suoi più fidati, il senatore Tonini, il responsabile del settore Tenaglia. E il portavoce del Pd Orlando che ha detto sì “al confronto su alcune importanti questioni nell’interesse generale dei cittadini”. Aggiungendo per maggiore chiarezza che “il Pd non accetterà mai di ratificare decisione del governo alla cui stesura non abbia contribuito concretamente con le sue proposte e le sue idee” (…) La vera partita però sarà sulle riforme “ordinamentali” che il ministro Alfano annuncia da mesi (…) Su questo terreno per il Pd è pericoloso anche solo andare a vedere le carte. Di Pietro ha già iniziato a gridare all’inciucio. “Ancora una volta il diavolo tentatore Berlusconi cerca di coinvolgere l’opposizione in una resa dei conti con la magistratura”, ha detto ieri. Annunciando, “mille piazza Navona”, cioè la piazza da dove partì la raccolta di firme contro il lodo Alfano e sulla graticola finiranno più i democratici che il cavaliere».

 “Riforma della giustizia, primi segnali di dialogo” (pag.9) è il titolo di Avvenire. Mentre sullo sfondo resta la battaglia tra gli uffici giudiziari di Campania e Calabria, la politica torna a discutere di riforma del Csm, di separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Il Pd, nella persona di Lanfranco Tenaglia, ministro ombra della giustizia ha ribadito i temi prioritari: «processi più rapidi, un maggiore equilibrio tra i poteri dello Stato e la certezza della pena. Su questi temi ribadiamo la nostra disponibilità al confronto». Anche Casini auspica il dialogo, osservando però che il Pd dovrebbe prendere le distanze dall’Idv «giustizialista e moralista fine a se stesso». E proprio Di Pietro è pronto a scendere in piazza contro «il tentativo d’inciucio sulla giustizia». La Lega è d’accordo con la riforma della giustizia purché non ne venga intralciato il processo verso il federalismo. Manco a dirlo, l’associazione nazionale magistrati sostiene invece che una riforma della giustizia ora rischia di essere strumentale e mirata soltanto a colpire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. A creare qualche tensione interna al Pd in vista di un ipotetico dialogo col Pdl per la riforma della giustizia, è la questione etica sollevata in questi giorni: “Il Pd è giù di morale. «Ma basta processi»” titola la pagina successiva. Nonostante l’ammissione corale sull’esistenza di un “problema interno al Pd”, il partito di Veltroni, a processi sommari non ci sta. E tantomeno accetta lezioni dal Centrodestra o dall’Idv. Casini: «Chi di questione morale ferisce di questione morale perisce». Il Pd non può non fare i conti con due questioni: «l’alleanza con Di Pietro e la riforma della giustizia». L’Idv da parte sua sostiene che il leader Udc  è «un finto moralista, un piccolo leader di partito che non c’è più».

 E inoltre sui giornali di oggi:

Carne alla diossina

Repubblica – Tre pagine sulla “Carne alla diossina, primi sequestri allarme anche per i bovini irlandesi”. Maiale infetto in 7 regioni, domani il verdetto dell’Authority. Per precauzione il sottosegretario Martini ha allargato i controlli a manzi e vitelli importati dall’Irlanda e  annunciato che proporrà la tracciabilità di tutti i prodotti tramite una etichettatura. I rischi per l’Italia dovrebbero essere bassi. In appoggio, un pezzo su “Pesticidi, antibiotici e virus mutanti la tavola minacciata dal cibo impazzito” (breve cronistoria delle emergenze alimentari) e il commento di Petrini: “Qualità senza controlli, ecco come difendersi” (scettico sulle etichette, il fondatore di slow food invita a mangiare meno carne, a mangiarne di buona, a pagarla il giusto e comprarla da persone fidate)

Grecia

Il Giornale – Pag. 16: intervista al poeta Nassos Vaghenas: “Il vero male? Gli anarchici. Ma nessun governo è riuscito a sradicarlo”.

Borse ed economia

Il Sole 24 Ore – L’auto Usa spinge le Borse, è l’apertura del Sole. In effetti a galvanizzare le piazze mondiali sono arrivati l’annuncio di Obama di un grande piano infrastrutturale («come non si vedeva dagli anni 50») e gli aiuti promessi dal Congresso al settore auto. Tuttavia, nota il Sole, le motivazioni ufficiali giustificano solo in parte l’entusiasmo, e infatti oggi va già diversamente… Sul fronte italiano dell’auto, Scajola sta «valutando» gli aiuti da dare all’industria. Prorogare gli incentivi alla rottamazione costerebbe 200 milioni di euro, quindi si potrebbe fare, ma sul tavolo dei tecnici del governo ci sono anche misure più ambiziose, come per esempio aumentare l’importo dell’incentivo (oggi 700 euro) ed estenderlo alle auto euro 2 immatricolate nel 98 e 99. Certo non sarano accolte tutte le richieste dei costruttori, che chiedono un bonus da 2000 euro (costerebbe un miliardo).

Corruzione
Il Sole 24 Ore – In prima pagina un fondo del ministro Renato Brunetta in occasione della Giornata mondiale anti corruzione che si celebra oggi in tutto il mondo grazie alla firma, nel 2003, di una convenzione per la lotta alla corruzione firmata a Merida (Messico) da 140 paesi sotto l’egida dell’Onu. Perché ne parla Brunetta? Perché le funzioni dell’Alto Commissariato contro la corruzione, smantellato, sono passate al suo ministero. E che farà quindi lui? Due cose: inserirà programmi anticorruzione in tutte le scuole e università, grazie a un accordo con la Gelmini; creerà una struttura a rete presso il ministero in cui far lavorare insieme istituzioni e organizzazioni interessate al problema, come per esempio Transparency International. Ipse dixit.

Senza tetto
il manifesto – L’Afghanistan è campione dei senza-tetto alla Homeless World Cup. Un piccolo pezzo in pagina sport racconta la sesta edizione della coppa del mondo dei senza tetto dove la squadra afgana si è imposta in finale contro la Russia, terzo il Ghana che ha battuto i campioni uscenti della Scozia, mentre l’Italia ha chiuso al sesto posto e si ricorda che nel 2009 i mondiali si svolgeranno a Milano.

Immigrazione femminile

Avvenire – “Le nuove badanti fra lavoro e università” (pag.28). Secondo uno studio dell’istituto per la ricerca sociale di Milano, le assistenti familiari arrivate dopo il 2006 hanno un’età media di 37 anni. Molte scelgono di lavorare  a ore perché vogliono seguire corsi di formazione. I più ambiti sono quelli per infermiere.

 

 

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