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Giustizia minorile, un sistema da salvare

Si moltiplicano gli appelli alla ministra Cartabia perché i decreti attuativi della riforma della giustizia minorile riconoscano quella collegialità e multidisciplinarietà che oggi caratterizzano i Tribunali per i Minorenni: rinunciarvi sarebbe un errore. Dopo i magistrati, ecco le voci dei procuratori e delle associazioni

di Redazione

Una riforma processuale e ordinamentale affrettata, che rischia concretamente di riportarci ad una giustizia “a misura di adulto”. Dopo l’appello dei magistrati per i minorenni e per la famiglia questa volta a lanciare l’allarme sono i Procuratori della Repubblica per i minorenni. In 25 firmano un appello alla responsabilità, analogo a quello presentato pochi giorni fa dai Magistrati per i minorenni, ove responsabilità – ancora una volta – sarebbe quella di fermare la corsa della riforma e dei suoi decreti attuativi «che pare siano in fase di avanzata redazione».

Accanto alle due criticità già evidenziate dai magistrati, ossia la rinuncia ai due principi cardine della giustizia minorile, la collegialità di ogni decisione e la multidisciplinarietà dell’organo giudicante, i Procuratori evidenziano preoccupazioni che riguardano l’assetto della nuova Procura e le sue modalità di azione. «Già oggi operiamo con organici ampiamente sottodimensionati, con carichi di lavoro molto consistenti (a Milano, ad esempio, oltre 8.000 nuove segnalazione civili e 4.000 penali all’anno) ed in progressivo aumento a cui non riusciamo a far fronte sempre adeguatamente», scrivono. «Con la riforma aumenteranno le nostre competenze attraverso il trasferimento alle Procure minorili delle funzioni civili già spettanti alle Procure ordinarie, ma ciò non può avvenire “a costo zero”, senza un consistente ampliamento degli organici (e ci riferiamo al personale di magistratura ed a quello amministrativo, ma anche e soprattutto al personale della sezione di polizia giudiziaria) e una previsione di adeguate risorse, a cominciare da una diffusa e reale informatizzazione delle procedure, visto che ad oggi “viaggiamo ancora con la carta”». Alle sezioni circondariali passerà infatti l’intera materia della limitazione della responsabilità genitoriale e perfino della decadenza della stessa – procedure, queste, che almeno nel 90% dei casi sono avviate dal Pubblico Ministero – ma anche le procedure di separazione, divorzio, affidamento dei figli, oltre che in quelle di tutela, senza dimenticare la delicatissima attività di vigilanza sulle comunità di accoglienza dei minori. Anche le Procure, inoltre, vorrebbero la presenza di esperti.

Anche la rete #5BuoneRagioni per accogliere i bambini che vanno protetti – composta da Associazione Agevolando, Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento all’Infanzia (CISMAI), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), Progetto Famiglia onlus e SOS Villaggi dei Bambini – insieme all’Associazione Nazionale Famiglie Adottive Affidatarie (ANFAA) chiede ancora una volta alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e a tutte le forze politiche di intervenire rapidamente «per evitare di portare a compimento una riforma della giustizia minorile che stravolgerebbe i principi alla base dell’ordinamento e del processo che riguardano i minorenni, mettendo seriamente a rischio i diritti di bambini e adolescenti e delle loro famiglie». Due in particolare le richieste: «che i principi fondamentali dell’attuale ordinamento, che hanno fatto del nostro paese un esempio in Europa, siano garantiti e reintrodotti nel testo dei decreti attuativi affinché non vengano sacrificati per una presunta razionalizzazione che non porterebbe efficienza, quanto piuttosto un sistema assai meno capace di garantire il rispetto dei diritti fondamentali di minorenni e famiglie» e «di garantire la partecipazione dei coordinamenti nazionali maggiormente rappresentativi nell'ambito della tutela minorile ai lavori dei tavoli istituiti presso il ministero della Giustizia per la definizione dei suddetti decreti attuativi».

Foto Unsplash

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