Welfare

Giustizia. I dati smentiscono gli allarmi sui baby killer. Piccoli reati non crescono

L’Italia è penultima nella Ue per indice di criminalità minorile. Eppure trionfa la tendenza punitiva. E i magistrati avvertono: "Puntiamo sull’educazione. Ci conviene".

di Benedetta Verrini

Per una volta, trovarsi agli ultimi posti di una classifica europea è un sollievo. L?Italia è penultima per indici di criminalità minorile tra i Paesi Ue (meglio fa solo il Portogallo, ma con dati riferiti ai minori fino a 16 anni). Per ogni denuncia contro minorenni in Italia (dati Interpol) ve ne sono 17 in Germania e 10 in Francia. Da dieci anni, il nostro Paese ha un?incidenza della criminalità minorile pari al 2,5% (su 100 denunce, solo 2,5 riguardano minorenni). E se si scende alla tipologia dei reati, si scopre che solo i furti fanno grandi numeri, comunque in diminuzione: 28.107 nel triennio 1995-1998, 21.888 dal 2001 al 2004. Niente adolescenti killer, nonostante i terribili casi isolati: gli omicidi commessi da minorenni restano pochissimi, dal 2001 al 2004 in tutto 38. E l?ondata migratoria non ha peggiorato le cose. Le denunce contro stranieri minorenni, dopo un picco nel 1995 (27,6%), sono scese al 24%. «Non c?è nessuna emergenza penale minorile», chiosa Pasquale Andria, presidente dell?Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia. «Piuttosto, c?è una domanda ingiustificata di penale nei confronti dei minori. È questa la vera emergenza». La settimana scorsa, riuniti al convegno annuale (dal titolo più che significativo Ragazzi (ancora) dentro?), i magistrati dell?Aimmf hanno lanciato un messaggio: non è vero che il disagio minorile si combatte con il penale. «Occorre evitare che si accrediti l?idea che la soluzione repressiva sia l?unico strumento di sicurezza sociale», prosegue Andria. «Invece, per combattere la criminalità e valorizzare le sanzioni in chiave educativa è necessario avere maggiore attenzione alle politiche sociali e alle difficoltà degli adolescenti». Se si analizzano le realtà sociali in cui si manifesta la criminalità minorile, «si osserva che esistono tre aree differenti, tanto che parlerei, al plurale, di criminalità minorili», ha aggiunto Francesco Micela, giudice del Tribunale per i minorenni di Palermo. «C?è la criminalità dei ragazzi stranieri, soprattutto al Nord e al Centro; quella dei ragazzi socioeconomicamente emarginati, al Sud; e quella dei giovani italiani in condizione di benessere socio-economico, sull?intero territorio nazionale». I giudici minorili oggi sono una categoria che parla di psicopedagogia oltre che di diritto, e che dialoga con i sociologi della condizione degli stranieri non accompagnati. Ma mentre loro s?interrogano su come trovare un sistema sanzionatorio che consenta di adottare una più ampia gamma d?interventi rieducativi, il mondo va da tutt?altra parte. «In molte nazioni occidentali si punta all?abbassamento della soglia di punibilità», ha detto Livio Pepino, magistrato della Corte di Cassazione. «L?Inghilterra ha ripristinato il coprifuoco , in Francia è di nuovo in vigore il reato di oltraggio agli insegnanti. Non parliamo degli Stati Uniti, dove hanno appena eseguito 19 condanne a morte di persone che avevano commesso reati da minorenni». Un clima che si sta vivendo anche in Italia: «C?è una proposta in Senato perché la minore età nel penale cessi a 16 anni», ha sottolineato Pepino, «eppure, troviamo questi ragazzi immaturi per stipulare contratti, contrarre matrimonio, riconoscere figli: perché dovrebbero essere maturi per essere puniti?».P er una volta, trovarsi agli ultimi posti di una classifica europea è un sollievo. L?Italia è penultima per indici di criminalità minorile trai Paesi Ue (meglio fa solo il Portogallo, ma con dati riferiti ai minori fino a 16 anni). Per ogni denuncia contro minorenni in Italia (dati Interpol) ve ne sono 17 in Germania e 10 in Francia. Da dieci anni, il nostro Paese ha un?incidenza della criminalità minorile pari al 2,5% (su 100 denunce, solo 2,5 riguardano minorenni). E se si scende alla tipologia dei reati, si scopre che solo i furti fanno grandi numeri, comunque in diminuzione: 28.107 nel triennio 1995-1998, 21.888 dal 2001 al 2004. Niente adolescenti killer, nonostante i terribili casi isolati: gli omicidi commessi da minorenni restano pochissimi, dal 2001 al 2004 in tutto 38. E l?ondata migratoria non ha peggiorato le cose. Le denunce contro stranieri minorenni, dopo un picco nel 1995 (27,6%), sono scese al 24%. «Non c?è nessuna emergenza penale minorile», chiosa Pasquale Andria, presidente dell?Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia. «Piuttosto, c?è una domanda ingiustificata di penale nei confronti dei minori. È questa la vera emergenza». La settimana scorsa, riuniti al convegno annuale (dal titolo più che significativo Ragazzi (ancora) dentro?), i magistrati dell?Aimmf hanno lanciato un messaggio: non è vero che il disagio minorile si combatte con il penale. «Occorre evitare che si accrediti l?idea che la soluzione repressiva sia l?unico strumento di sicurezza sociale», prosegue Andria. «Invece, per combattere la criminalità e valorizzare le sanzioni in chiave educativa è necessario avere maggiore attenzione alle politiche sociali e alle difficoltà degli adolescenti». Se si analizzano le realtà sociali in cui si manifesta la criminalità minorile, «si osserva che esistono tre aree differenti, tanto che parlerei, al plurale, di criminalità minorili», ha aggiunto Francesco Micela, giudice del Tribunale per i minorenni di Palermo. «C?è la criminalità dei ragazzi stranieri, soprattutto al Nord e al Centro; quella dei ragazzi socioeconomicamente emarginati, al Sud; e quella dei giovani italiani in condizione di benessere socio-economico, sull?intero territorio nazionale». I giudici minorili oggi sono una categoria che parla di psicopedagogia oltre che di diritto, e che dialoga con i sociologi della condizione degli stranieri non accompagnati. Ma mentre loro s?interrogano su come trovare un sistema sanzionatorio che consenta di adottare una più ampia gamma d?interventi rieducativi, il mondo va da tutt?altra parte. «In molte nazioni occidentali si punta all?abbassamento della soglia di punibilità», ha detto Livio Pepino, magistrato della Corte di Cassazione. «L?Inghilterra ha ripristinato il coprifuoco , in Francia è di nuovo in vigore il reato di oltraggio agli insegnanti. Non parliamo degli Stati Uniti, dove hanno appena eseguito 19 condanne a morte di persone che avevano commesso reati da minorenni». Un clima che si sta vivendo anche in Italia: «C?è una proposta in Senato perché la minore età nel penale cessi a 16 anni», ha sottolineato Pepino, «eppure, troviamo questi ragazzi immaturi per stipulare contratti, contrarre matrimonio, riconoscere figli: perché dovrebbero essere maturi per essere puniti?».


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