Leggi

Giusta la deroga, pericolo scampato

Le associazioni plaudono alla decisione del Consiglio dei ministri: «Le nostre banche-dati non sono omologabili a quelle delle aziende»

di Paolo Giovannelli

«Un provvedimento di naturale opportunità», è il coro dei volontari. La deroga a non dover notificare le proprie banche dati all?Ufficio del garante per la protezione dei dati personali viene accolta dalle associazioni del non profit come il giusto riconoscimento per il corretto uso fatto delle informazioni personali in loro possesso: ossia per il bene di tutti e senza fini di lucro. Il Terzo settore plaude, dunque, alla decisione con cui il Consiglio dei ministri l?ha salvato dal suddetto obbligo di notifica, apprezzando particolarmente il parere favorevole espresso, in proposito, dallo stesso garante Stefano Rodotà. Così, il direttore amministrativo di Telethon, Angelo Maramai: «Si è trattato senza dubbio di un grosso aiuto» ha commentato «che ci ha risparmiato inutili ulteriori formalità. Anche perché è noto che i nostri indirizzari ed elenchi sono composti da persone che hanno già dato ampiamente il proprio consenso agli scopi umanitari delle associazione e alle attività da queste svolte. «Tuttavia» ha proseguito Maramai «un aspetto di questa complessa materia che è la privacy ancora non mi è chiaro, vale a dire l?inserimento di nuovi sostenitori nelle nostre banche dati. Dovranno tali nuovi inserimenti essere comunicati al Garante? Infatti, secondo la legge sulla privacy informatica ?l?arruolamento di un nuovo associato richiede il consenso dello stesso, cosa che comporta una procedura piuttosto complessa e che origina le mie preoccupazioni. Comunque, a settembre, con le altre associazioni di volontariato e lo stesso garante, valuteremo lo spessore di questo problema, ancora tutto da analizzare».

Per il presidente dell?Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili (Anmic), Alvido Lambrilli si tratta di «una deroga estremamente giusta per le associazioni del settore assistenziale. Appena venne emanata la legge sulla privacy, redigemmo subito una petizione per richiamare l?attenzione del professor Rodotà sulla particolarità delle raccolte dati effettuata dal volontariato. Ora, ci può far solo piacere prendere atto della pronta risposta positiva del governo e di quella personale del professor Rodotà che hanno ben compreso quanto sarebbe stato sbagliato imbrigliare un settore quale quello del volontariato, indispensabile per gli assistiti e, quindi, utile alla collettività. In caso contrario, per le nostre associazioni sarebbe divenuto difficoltoso tener informati i propri soci anche solo sulle iniziative in corso».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.