Cultura
Giussani e il sociale che «c’entra con le stelle»
I cento anni del fondatore di Comunione e liberazione. A Roma, in migliaia in udienza da Papa Francesco. Un educatore dal cui insegnamento sono nate molte realtà di accoglienza, aiuto, istruzione
«Cosa c’entra questo con le stelle?». Una frase che pronunciò una sera, probabilmente negli anni ‘80 in un punto imprecisato del Milanese, uscendo da un raduno dei suoi giovani, don Luigi Giussani, sacerdote brianzolo, nato esattamente cento anni fa, oggi, a Desio, in Brianza.
Giussani rivolse quella frase a un ragazzo e una ragazza intenti a baciarsi non lontano, appunto, dall’uscita del luogo in cui il raduno s’era tenuto.
Ben lungi dall’essere una rampogna ai due giovani – figurarsi, nella sua Gioventù studentesca negli anni 50, aveva abolito, scandalizzando la curia, il divieto di unire ambiti maschili e femminili che invece dominava fra i giovani di altri gruppi cattolici – lungi dall’essere un rimprovero moralistico, dicevamo, invitava i due a trovare il nesso di ogni loro atto con l’Infinito.
Sì, il cattolicesimo di Giussani era quello in cui la fede «c’entrava con tutto», con lo studio, il lavoro, il volontariato la politica, – di qui l’accusa di integralismo che lo inseguì soprattutto fra la fine degli anni ’80 e ’90 – c’entrava quindi anche con la “morosa” o il “moroso”.
Del resto, Giussani aveva cominciato il suo movimento nel 1954, Gioventù studentesca, andando a insegnare religione al Liceo Berchet di Milano per comunicare ai dei giovani quell’ipotesi sulla vita in cui era cresciuto e che aveva verificato buona per sé. S’era infatti convinto che, malgrado le apparenze, ormai in quell'Italia non si nascesse più cristiani. Racconterà una volta che, interrogando sul treno dei giovani con la spilletta dell’Azione cattolica appuntata al maglione, non aveva raccolto risposte alla domanda su che cosa fosse per loro il cristianesimo, ma solo balbettii e risatine. Salì i tre scalini del portone dalla grande scuola meneghina, consapevole che l’esperienza cristiana non esercitasse ormai alcun fascino sui giovani e, più in generale, sugli italiani. Eh sì che erano tempi in cui in Piazza San Pietro si radunavano folle di “baschi verdi”, ossia i giovani dell’Ac, la pratica religiosa era diffusissima, il partito dei cattolici governava praticamente da solo il Paese.
Feceva scuola in un modo che non passava inosservato, le sue lezioni erano scoppiettanti, provocatorie, creavano dibattiti fra i ragazzi e talvolta coinvolgevano gli altri professori, laici o non credenti. Anche persone che lo conobbero da insegnante in quegli anni – e che poi presero strade del tutto diverse, nella cultura come nella politica – da Giuliano Pisapia a Lorenzo Strik Lievers, da Giulio Giorello a Massimo Fini – lo hanno più volte raccontato.
Il Giussani delle stelle che c’entrano con tutto, l’appassionato educatore a cui Alessandro Banfi ha dedicato un episodio del nostro bellissimo podcast “I Maestri d’Italia” e che uscirà nelle prossime settimane, l’uomo che raccolse intorno a sé migliaia di giovani universitari negli anni 70, quelli duri e violenti, è stato certamene un protagonista della società italiana e della Chiesa del secondo 900.
Sicuramente è stato un maestro di libertà per tanti, come scrissero nei giorni della sua morte (nel febbraio 2005), due figure che hanno fatto la storia di questo giornale: Riccardo Bonacina, che l’ha fondato e diretto, Giuseppe Frangi che l’ha diretto a lungo.
Una libertà che, in campo sociale, ha generato una ricchezza di presenze, di impegno, di relazione, di costruzione, davvero di prima grandezza: dal Banco Alimentare all’Avsi, da Famiglie per l’Accoglienza a Cometa, da Piazza dei Mestieri a Porto Franco all’InPresa, solo per citarne alcune. Dall’aiuto alla marginalità alla cooperazione internazionale, dall’affido e dall’accoglienza dei minori, all’educazione e alla formazione dei più giovani.
Nel giorno del centenario, cui Papa Francesco ha dedicato stamane a Roma (foto sopra, ndr) un’udienza speciale per oltre 50mila ciellini arrivati da tutto il mondo, e con interventi che, sulla stampa, lo eleveranno agli altari o cercheranno di strapparcelo per sempre, Luigi Giussani potrebbe essere ricordato per questi grandi realtà sociali che cambiano in meglio, ogni giorno, il pezzo di realtà in cui si impegnano. Perché c’entra con le stelle.
La foto in apertura è tratta da questa intervista sul canale YouTube di Comunione e liberazione.
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