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Giuseppe Di Coste, il poliziotto diventato mago per i bimbi afghani
«I bambini afghani arrivati al terminal 5 di Fiumicino passavano troppe ore nell’aeroporto tra i controlli sanitari e le procedure burocratiche», racconta Giuseppe Di Coste, 52 anni, sovrintendente capo della Polizia Stradale di Roma. «Così abbiamo dato il via a sessioni di magia per intrattenerli. I giochi di prestigio sono una mia grande passione e spesso li uso per rompere il ghiaccio con ragazzi, anche nelle scuole»
di Anna Spena
«Quando c’è bisogno, dove c’è bisogno, mi chiamano», racconta Giuseppe Di Coste, sovrintendente capo della Polizia Stradale di Roma. «Tutti in polizia sanno che c’è un prestigiatore che ama fare le magie per i bambini».
Di Coste ha 52 anni e la voce simpatica, la passione per i giochi di prestigo è nata molto prima che entrasse in polizia. Una passione che l’ha portato negli Stati Uniti d’America per studiare e perfezionarsi. «Anche fare il poliziotto era un mio sogno, da ragazzo mi piacevano le moto, e così la polizia stradale è stata, a parte il gioco di parole, la mia strada».
Quando lo scorso agosto con i ponti aerei sono arrivati a Fiumicino i minori dall’Afghanistan, una collega di Giuseppe Di Coste che lavora al servizio immigrazione, l’ha chiamato. «”Vieni”, mi ha detto. I bambini stavano troppe ore in aeroporto, tra i controlli sanitari e le pratiche burocratiche potevano sostare nell’hub anche 24 ore. Sono stato a Fiumicino per due settimane di fila, ho visto passare di lì migliaia di bambini». L’idea è del Dipartimento di pubblica sicurezza «dopo il controllo sanitario abbiamo organizzato giochi di prestigio con carte, palloncini, disegni. Alla fine i giochi sono piaciuti anche agli adulti», sorride Di Coste. «Mi hanno aiutato nelle attività i ragazzi della comunità di Sant’Egidio».
Di Coste non è nuovo a unire la sua passione con il suo lavoro: «Come polizia stradale nelle scuole abbiamo avviato il progetto Icaro, un’iniziativa sull’educazione stradale. Quando un poliziotto entra in una scuola c’è sempre una sorta di timore, un muro di ghiaccio che si crea con i bambini. Ma quando inizio a parlare di giochi di prestigio i bimbi si sciolgono, non ti vedono come un poliziotto, ma come una persona speciale. La magia ti permette di rompere il ghiaccio, quando mi presento lo faccio come poliziotto ma poi intervengo come mago e questo fa si chi i bimbi si fidino di me anche come poliziotto».
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