Mondo

Giulio Andreotti: giù le armi

"Il partito dei produttori ha ripreso il sopravvento a livello mondiale. E' una delle peggiori colpe di questa guerra".

di Paolo Manzo

Una mozione presentata come primo firmatario da lui, assieme agli altri senatori a vita Francesco Cossiga, Emilio Colombo e Rita Levi Montalcini, con cui ha tentato di condizionare la presenza italiana a un ruolo forte dell?Onu. Il lui è Giulio Andreotti, faro della politica estera italiana per un ventennio, instancabile tessitore di una posizione che – storicamente – ha sempre portato vantaggi all?Italia: la posizione di chi sa di non poter fare una politica di potenza e che punta tutto sull?essere ago della bilancia. Una posizione improntata alla mediazione e al dialogo. Questo fece Andreotti, trasformando l?Italia nell?interlocutore privilegiato del mondo arabo nei confronti di Europa e Occidente, senza urtare né gli israeliani, né gli statunitensi. La mozione Andreotti è stata approvata, senza però due passaggi fondamentali. Il primo in cui si afferma “indignato stupore per gli atti di crudeltà che, pur essendo compiuti dai singoli, rischiano di coinvolgere la responsabilità politica e morale dei rispettivi Paesi e Movimenti”. Il secondo che denuncia “che gli stessi promotori della guerra all?Iraq hanno dichiarato che le motivazioni addotte, e cioè l?esistenza di un arsenale di armi di distruzione di massa, allo stato sono risultate infondate”. Quando poi il presidente del Senato Marcello Pera ha limitato il tempo per la discussione in aula, Andreotti ha risposto con la sua proverbiale ironia: “Se un dibattito deve durare 40 minuti allora è meglio farlo per corrispondenza…”. Vita, quindi, ha intervistato Andreotti per fargli dire ciò che, in realtà,avrebbe dovuto spiegare al Senato. Vita: Presidente Andreotti, qual è il presupposto affinché continui la presenza militare italiana in Iraq? Giulio Andreotti: La presenza militare in Iraq potrà continuare solo se l?Onu, come è stato programmato e assicurato al Presidente del Consiglio, prenderà politicamente in mano la situazione, mettendo fine al regime di occupazione e chiamando gli iracheni a decidere le proprie sorti. Nella mozione che abbiamo presentato in Senato come indipendenti (e che è stata approvata), abbiamo ricordato l?impegno verso la pace attraverso il dialogo in Palestina, anche perché è un obiettivo comune dei Paesi dell?Unione europea, mentre sull?Iraq purtroppo la politica estera comune è inesistente. Vita: Sempre perché l?Italia mantenga i suoi 3mila carabinieri a Nassiriya, lei ha scritto nella mozione che si deve riconoscere agli iracheni il diritto di scegliere i propri ordinamenti e il proprio governo “senza interferenze, né protettorati, né confusioni tra libertà civili e religiose”. Può essere più chiaro? Andreotti: Certo: occorre un governo provvisorio di iracheni non compromessi con l?occupazione e senza colpe personali per il passato. Le elezioni devono completare questo avvio alla normalità, entro un termine di tempo ragionevole. Vita: È pensabile che l?Onu possa gestire le elezioni già a gennaio del 2005? Andreotti: Non so quanto tempo ci vorrà. Forse persino dodici mesi sono pochi. Ma l?essenziale è il proposito serio di arrivare alla democrazia rappresentativa. Vita: Lei ha proposto “una grande campagna mondiale di educazione alla pace”, che riprenda lo sforzo di riduzione degli armamenti dell?amministrazione Reagan-Bush padre. Come organizzerebbe questa campagna? Andreotti: Dovrebbe essere rivolto un invito dal segretario generale dell?Onu a tutti gli Stati, perché adottino un programma sia educativo che pratico, riprendendo la via della riduzione degli armamenti. È un?illusione? Molti erano scettici sulla riduzione degli armamenti nucleari eppure ci si arrivò. Successivamente il partito dei produttori e dei commercianti di armi ha ripreso mondialmente il sopravvento. Vita: Di che entità sono le responsabilità degli Usa per le armi di distruzione di massa che hanno dato il ?la? alla guerra preventiva contro l?Iraq, poi rivelatesi inesistenti, e per le torture di Abu Ghraib? Andreotti: Gli Stati Uniti d?America, che stanno pagando duramente di persona, hanno iniziato la guerra all?Iraq su un presupposto che l?avrebbe resa non solo lecita, ma doverosa. Se infatti Saddam avesse avuto armi di distruzione di massa e stesse completando le tecniche di lancio, doveva essere bloccato. Ma gli americani stessi hanno detto che non era così. È vero: non è tanto necessario ora il processo per il passato quanto l?adozione di misure Onu necessarie ad uscire dal pasticciaccio. Circa le torture e i vilipendi di cadavere dobbiamo addebitarli ai singoli delinquenti. Mi rifiuto di credere che siano direttive di governo o espressioni di volontà collettive. Richiamo quel che accadde 60 anni fa presso Cassino dove alcuni marocchini fecero cose orrende. Nessuno le addebitò agli alleati e tanto meno al Marocco come tale. Vita: Ritiene che la posizione di Bush jr possa modificarsi dopo l?incontro che il presidente Usa avrà con il Santo Padre? Andreotti: Prego Dio che sia così.


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