Famiglia

Giuliano Giuliani: chiedo la verit

Giuliano Giuliani, il padre di Carlo ucciso durante gli scontri del G8, si sfoga: "il dolore mi accompagna, ma sogno che il nome di mio figlio sia legato a progetti di solidarietà". perché lui non

di Gabriella Meroni

Sei mesi dopo la morte di Carlo, Giuliano Giuliani è un uomo che ha voglia di uscire dal silenzio. Un silenzio che ha mantenuto caparbiamente dal giorno dei funerali del figlio, quando prese per l?ultima volta la parola in pubblico per invitare tutti alla pace e al perdono. Oggi i sentimenti di quest?uomo, che parla con voce appena più ferma di allora, non sono cambiati. Niente rancore, nessuna vendetta. Solo un desiderio: che si arrivi alla verità sulla morte di Carlo, e che si smetta di usarla come terreno di scontri ideologici. Per questo ha deciso di aprire qualche crepa nella sua discrezione tutta genovese: prima, il 14 gennaio, con un lettera pubblicata su L?Unità; poi, con questo colloquio. Lo raggiungiamo al telefono nella sede della cooperativa sociale La Cicala, che dirige. È appena tornato da piazza Alimonda, dove qualcuno ha dato fuoco al piccolo altare che dal 20 luglio dell?anno scorso ricorda la fine di Carlo. Un incidente, secondo la Digos, un colpo di vento che ha alimentato la fiamma di un lumino. Ma Giuliani non ci crede: «Più che a un lumino penso a un gesto che si qualifica da solo», dice, convinto ma sommesso. «Vigliacco e un po? cretino come chi l?ha fatto. Comunque non mi interessa, meglio non dare importanza a cose del genere». Cero innocente o gesto dimostrativo, a Giuliani davvero non interessa. Perché tutte le sue energie sono concentrate su quello che accadrà domenica 20 in quella piazza, quando una manifestazione organizzata dal Comitato degli amici di Carlo lo ricorderà con una breve cerimonia e il resoconto dei progetti di solidarietà intitolati alla sua memoria. Proprio il giorno dei funerali, Giuliano Giuliani aveva lanciato l?idea di un fondo dedicato al figlio, che oggi ha raccolto più di 50mila euro e con cui si finanzieranno progetti di solidarietà in tutto il mondo. «Abbiamo contribuito alla costruzione di una scuola nel deserto algerino destinata ai piccoli Saharawi, un popolo perseguitato da cent?anni», spiega Giuliani. «Poi abbiamo avviato tre adozioni a distanza con la comunità di Sant?Egidio per la quale Carlo, pur essendo laico, faceva volontariato; abbiamo aiutato un progetto di aiuto ai disabili sostenuto dalla Cgil in Palestina e infine contribuiremo al lavoro di Emergency». Tanto fervore solidale combacia con la scelta professionale di Giuliani, dirigente della Cgil in pensione: l?inserimento lavorativo dei soggetti deboli. «Credo da sempre nella cooperazione sociale», si infervora, «perché riesce a dare risposte che le istituzioni non danno. Questo vale per i 60 soci della Cicala come per migliaia di lavoratori qui in Liguria, una regione che ha visto una crescita imponente della cooperazione sociale. Prenda noi: siamo partiti con scopa e paletta, come si dice, e oggi collaboriamo con l?azienda del gas per le verifiche sulla sicurezza nelle case». Torniamo alla vicenda di Carlo. Giuliano Giuliani ne parla senza reticenze. Un fatto così dirompente come la morte di un figlio in quelle circostanze avrebbe potuto far crollare tutto il suo mondo, il castello di certezze e fiducia nell?uomo costruita in anni di militanza sociale e sindacale. «La mia vita è cambiata, certo, ma i miei valori sono gli stessi», risponde Giuliani. «Come il dolore, mio compagno dal 20 luglio. Ma non ho intenzione di cancellarlo: continuo a pensare che la memoria sia importante, decisiva. Non a caso lo slogan della manifestazione di domenica sarà ?chi non ha memoria non ha futuro?. Claudio Magris ha detto che la memoria non è né vendetta né rancore ma custode di libertà e verità. La stessa verità che oggi io chiedo su mio figlio». L?argomento è delicato. Un?indagine è ancora in corso, ed è di pochi giorni fa la notizia di perizie contraddittorie su quante pistole spararono quel pomeriggio. Ma Giuliano Giuliani, da padre prima che da cittadino, una sua verità se l?è già costruita. «Ho messo in fila gli elementi certi, perché provati da documenti pubblici, foto, filmati. Come l?immagine della Rai dove si vede che Carlo non era a pochi centimetri dalla jeep, come sembrano mostrare altre foto più famose, ma a tre-quattro metri. Un fatto che ridimensiona l?entità della minaccia che costituiva per gli occupanti della macchina. E questo è oggettivo. Poi, è chiaro», prosegue, «c?è un?altra verità che è solo mia, e che non pretendo che altri appoggino. Conoscendo mio figlio, cioè, credo di sapere ciò che voleva fare; so che non è andato in manifestazione con un estintore ma se l?è trovato vicino ai piedi e secondo me voleva disarmare chi aveva in mano la pistola e urlava ?vi ammazzo tutti?». E quel carabiniere che sparò, e per il quale il giorno dopo i fatti aveva avuto parole di umana compassione? Ne ha più saputo niente? «No», è la risposta. «Non so niente di lui, né nessun esponente dell?Arma mi ha contattato da allora. In compenso ho avuto centinaia di dimostrazioni di affetto da parte di gente qualunque. Biglietti, fiori, regali. Ne ricordo due: un sacchetto di palline di plastica colorata lasciato da due bambini, con un biglietto che diceva: ?se le pallottole fossero state queste palline, Carlo, saresti ancora con noi?. E un?Ave Maria ricamata a punto croce donatami da una signora che era stata sveglia tutta la notte per prepararla. Ma ho ricevuto di tutto, dai Rosari alle magliette di Che Guevara, a dimostrazione del fatto che l?unità delle persone oneste è possibile, comunque la pensino». Questa scoperta ha già portato Giuliano Giuliani a ricalcare le orme che sarebbero state di Carlo. Prima partecipando alla Marcia della pace Perugia-Assisi, ora guardando all?incontro tra le religioni organizzato dal Papa sempre ad Assisi. «Spero di esserci», afferma, «perché sono contro la guerra e perché considero il Papa la più alta autorità morale del mondo. Vorrei che fosse un po? più ascoltato, anche dentro la Chiesa. Io, da parte mia, oggi mi sento un po? suo figlio».


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