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Giudice Usa ordina a Bush: fuori nomi detenuti dell’11/9

Una mossa che è una vittoria per i difensori dei diritti civili a stelle e strisce

di Paolo Manzo

Una giudice federale ha sentenziato oggi che l’amministrazione Bush non ha il diritto di mantenere segrete le identità delle centinaia di persone arrestate negli States dopo gli attacchi dell’11 settembre. Ed ha ordinato che la maggior parte dei loro nomi venga resa nota entro e non oltre 15 giorni a partire da oggi. Clamorosa la decisione negli Usa dove la sentenza del magistrato, Gladys Kessler, è stata salutata come una vittoria dagli attivisti per i diritti civili, secondo cui il governo non può attuare arresti e detenzioni in segreto.

Si conclude così il braccio di ferro legale fra i gruppi per i diritti umani e l’amministrazione americano iniziato subito dopo che, nelle retate scattate dopo l’11 settembre, le forze dell’ordine arrestarono circa oltre 1200 persone, in gran parte appartenenti alla comunità araba ed asiatica, senza rendere nota la loro identità né i capi di imputazione, neanche dopo aver scarcerato o deportato la maggior parte dei fermati.

Ma ora il giudice Kessler, infliggendo un duro colpo alla segretezza imposta dal dipartimento di Giustizia che ha anche voluto udienze a porte chiuse e secretato le carte processuali, chiede che queste liste vengano pubblicate per controllare se il governo ”sta operando nei limiti della legge”.

Il giudice ha però stabilito che non dovranno essere pubblici luogo e data dell’arresto. Ed ha concesso alle autorità di chiedere delle eccezioni nel caso che il detenuto sia trattenuto come ‘testimone materiale’ dell’inchiesta anti-terrorismo e non voglia rivelare la sua identità.

”La Corte comprende ed apprezza la priorità data dall’esecutivo alla necessità di proteggere i cittadini in un momento di crisi – si legge nella sentenza del giudice federale del distretto di Columbia – Ma, allo stesso tempo, la priorità del potere giudiziario deve essere quella di assicurare che il nostro governo operi all’interno dei limiti costituzionali e statuari che contraddistinguono una democrazia da una dittatura”.

Secondo gli ultimi dati forniti dal dipartimento, dei 751 detenuti per violazioni della legge sull’immigrazione, 677 sono stati rilasciati o deportati. E sono 73 le persone che rimangono detenute dei 129 che sono stati incriminati per reati federali.

Immediata la reazione del dipartimento di Giustizia secondo il quale la sentenza della Kessler rischia di accrescere la minaccia terroristica. ”Ponendo ostacoli alla più importante inchiesta anti-terrorismo della storia – ha dichiarato l’assistant attorney general Robert McCallum – mette a rischio i nostri sforzi di portare alla giustizia i responsabili dei sanguinosi attacchi dell’undici settembre e accresce il rischio di futuri attacchi terroristici”.

Si ritiene che il dipartimento presenterà un richiesta di sospensione dell’ordinanza, e quindi della pubblicazione dei nomi, in attesa del ricorso. E’ invece grande la soddisfazione delle 22 organizzazioni, com Amnesty International ed Human Right Watch in testa, che avevano chiesto, appellandosi al Freedom of Information act, la pubblicazione dei nomi dei detenuti, le identità dei loro avvocati e dei giudici che stanno seguendo i loro casi, insieme all’accesso alle carte processuali.

La vittoria di oggi è giunta dopo che lo scorso giugno una corte d’appello del New Jersey aveva rigettato un simile ricorso.

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