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Giovanni Rezza: «La Fase2? Non sarà “tana libera tutti”»

Per il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, «si dovranno seguire una serie di contromisure per arginare la possibilità di una nuova diffusione del contagio, dal distanziamento sociale all’utilizzo di dispositivi tecnologici come ad esempio l’apposita app»

di Giuseppe Bentivegna

Secondo il professor Giovanni Rezza, il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, i test sierologici permetterebbero di comprendere meglio la reale diffusione dell’infezione da Covid-19 in Italia. Si stima – sottolinea Rezza – che per ogni caso accertato ce ne siano da 5 a 10 non segnalati perché non hanno fatto il test del tampone o perché sono asintomatici. I test sierologici comuni, comunque, non andrebbero a sostituire ma ad affiancare, l’utilizzo dei tamponi come strumento di indagine epidemiologica.

Per quanto riguarda la fase 2 successiva al 3 maggio – aggiunge il direttore – si attende un provvedimento generale di gestione delle riaperture su scala nazionale, che ogni regione potrebbe adattare alle proprie personali esigenze. Questo non significa un “tana libera tutti” immediato, ma si dovranno seguire una serie di contromisure per arginare la possibilità di una nuova diffusione del contagio (dal distanziamento sociale all’utilizzo di dispositivi tecnologici come ad esempio l’apposita app).

È ancora troppo presto – continua Rezza – per immaginare come sarà l’estate nel nostro Paese e se gli italiani potranno andare in vacanza. In questo momento la priorità deve essere quella di fare il possibile per far diminuire ancora il numero dei contagi.


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