Formazione

Giovani socialmente utili

di Don Antonio Mazzi

Da qualche mese stanno arrivando nella Cascina del Parco Lambro, ragazzi e ragazze più o meno quindicenni, per svolgere attività socialmente utili. Ce li porta una Cooperativa che collabora con gli istituti scolastici, offrendo soluzioni a chi, ormai con troppa frequenza, durante le ore scolastiche beve, si spinella e fa il bullo.
Me li vedo a tavola, alle tredici, assieme a tutti. Per me il pranzo con i ragazzi è sacro. Educatori, amici, volontari, ragazzi, tutti, una straordinaria tavolata. Prima facciamo il grande cerchio e, dandoci la mano, recitiamo o cantiamo il Padre Nostro.
Poi mangiamo quello che gli stessi ragazzi ci preparano. Ricordo bene tre ragazze che si sono scolate una intera bottiglia di whisky, in bagno, nell’intervallo delle lezioni del mattino. Coma etilico per una e grave rischio per le altre due.
Me le rivedo, di fronte a me, allegre, simpatiche, sveglie e sfacciate quel tanto che basta per dirmi, una per tutte: “Non lo so. Volevamo far qualcosa, divertirci. La scuola, che palle!!!”.
E qui mi raccontano, senza tanto bisogno di far loro domande, la situazione di casa e quanto succede in classe. E poi (scusate il linguaggio): “Che sfiga! Meno male che siamo sospese per tre settimane e qui stiamo bene”.
Le ho ascoltate. Le abbiamo aiutate. Hanno lavorato e studiato. Mi è dispiaciuto vederle tornare. A scuola troveranno l’ambiente meno accogliente, avranno perso parecchie lezioni e non avranno certamente la forze di cambiare.
Cosa fare? Ogni giorno leggiamo di episodi più o meno simili. Dovremmo, intanto, fare meno propaganda, non enfatizzando con titoli di giornali troppo “rilevanti” questi episodi. Il rischio delle imitazioni è troppo alto.
Poi: non perdiamo tempo ad informare. Loro, i nostri figli, ne sanno infinitamente più di noi di sostanze in circolazione, con relativi luoghi e modi per ottenerle. Purtroppo siamo infestati di porcherie sempre nuove.
Ritorno sulle mie vecchie idee: prepariamo gruppi di insegnanti, che scelgano e vogliano impegnarsi, soprattutto in Istituti più a rischio, per capire cosa e come inventare attività “rimotivanti” durante l’orario scolastico e/o nei pomeriggi.
L’elasticità, la creatività, lo sport, la musica, i laboratori artistici, aiutano e rompono quella monotonia mal sopportata da tutti gli allievi. Non aspettiamo troppo tempo e non accontentiamoci di elaborare statistiche “negative”.  La scuola va aiutata e la scuola deve voler essere aiutata. Altrimenti sono guai.

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