Non profit
Giovani online e genitori in alert
I sorprendenti risultati della lettura dei questionari a cui hanno risposto 1430 giovani di istituti secondari di primo grado (età media 12 anni) che hanno partecipato in questo inizio 2020 alla ricerca sugli stili di vita giovanili “progetto Selfie” del centro di ricerca Semi di melo
di Simone Feder
Il mondo online è spesso specchio amplificato di ciò che caratterizza il nostro contesto sociale.
I nostri giovani, che combattono quotidianamente con forti vissuti di frustrazione e insoddisfazione, sono fortemente influenzati da tutto ciò che avviene nel mondo online, parallelo ma sempre più intrecciato con quello offline. Anzi è spesso il mondo del web che condiziona l’andamento delle giornate reali dei nostri ragazzi, non solo tramite messaggi più o meno pericolosi che si possono trovare al suo interno, anche e soprattutto attraverso l’instaurarsi di abitudini malsane e comportamenti a rischio indotti dal perenne collegamento alla rete.
Contemporaneamente troviamo adulti che devono ‘mettere toppe’ a personalità fragili e frastagliate, portando in questa difficile battaglia le loro lacerazioni e mancanze profonde che li rendono incapaci di dare regole o mantenere posizioni scomode nei confronti dei loro figli.
Dei 1430 giovani di istituti secondari di primo grado (età media 12 anni) che hanno partecipato in questo inizio 2020 alla ricerca sugli stili di vita giovanili ‘progetto Selfie’, ben il 40% ha affermato di tenere il proprio smartphone acceso durante la notte, con prevedibili conseguenze sul riposo notturno e la conseguente concentrazione diurna. Chiedere oggi ad un giovane a che ora spegne il cellulare alla sera mette sempre davanti ad un’altra domanda: in che senso? Spegnere lo smartphone oggi è una prassi lontana, la ‘modalità aereo’ garantisce un filo collegato (spesso garantito dal wi-fi di casa) e giustificato dalla necessità di far suonare la sveglia la mattina successiva.
Ma cosa fanno i nostri ragazzi in questa realtà virtuale da cui faticano a staccarsi anche durante il momento dedicato al sonno?
Incontrano, conoscono, seguono, scoprono, creano opinioni e diffondono pezzi di vita più o meno reale, faticando a definire fino in fondo la differenza tra reale e virtuale e, per il 35% dei casi, rendendo reali gli incontri avvenuti sul web.
Il 33% ha più di un profilo su Instagram, la piattaforma ormai più utilizzata da questa fascia d’età, a cui potrebbero avvicinarsi solo al compimento dei 13 anni mentre il 65% di loro già ha effettuato una registrazione ad esso. Doppi, tripli e quadruple finte identità da utilizzare, gestire, far conoscere e poter sfruttare, in una stagione della vita in cui ancora non si ha avuto il tempo di crearsene una definita.
È questa la piazza infinita in cui il 14% di loro si è già trovato navigando qua e là, davanti ad immagini proprie imbarazzanti che mai avrebbe voluto mostrare e dove il 5% afferma di aver già diffuso volontariamente proprie immagini intime e sessualmente provocanti. Messaggi privati lanciati in un mare di cui velocemente si perde traccia, con la preoccupante inconsapevolezza di un mondo che moltiplica e diffonde senza fare sconti a nessuno.
Il rapporto con il proprio corpo a quest’età deve sempre e inevitabilmente fare i conti con una realtà vera e tangibile, su cui incidono, spesso in modo rovinoso, anche la reputazione virtuale e il continuo confronto con personaggi e vite filtrate e costruite ad hoc per essere appetibili e costantemente irraggiungibili. È forse questo che porta il 28% di loro a non accettarsi e il 39% (in una percentuale sorprendentemente superiore per i ragazzi) ad affermare che cambierebbe qualcosa di sé per piacere ad altri.
Un ragazzo su quattro inoltre ha rivelato di essersi autoprovocato dolore in modo volontario, forse per far tacere quella fatica di autoaffermazione o per sentirsi presenti a se stessi in un mondo in cui troppo spesso si chiede di essere perfetti e irreali.
Davanti a queste fatiche della crescita, così evidenti e fortemente impattanti sul benessere dei nostri figli, è inevitabile chiedersi come educatori e genitori quale possa essere il nostro ruolo, quali limiti e regole dover costruire insieme e quali proposte alternative poter offrire a questo mondo affascinante e allo stesso tempo velenoso, se non conosciuto e gestito attraverso un filtro adulto e consapevole.
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