Non profit

Giovani, la scuola in fuga dal lavoro

Dal 1990 al 2014 le iscrizioni agli istituti tecnici sono scese dal 46% al 32% eppure le richieste di profili tecnici nelle aziende sono raddoppiate questi anni. JOB&Orienta è un momento di orientamento importante per i ragazzi che non sanno ancora in che direzione andare

di Anna Spena

“Il lavoro, una realtà che educa. Conoscere, sperimentare, apprendere”: è il focus della 25a edizione di JOB&Orienta, il Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, che si terrà da giovedì 26 a sabato 28 novembre 2015 in Fiera a Verona. È necessario far capire ai ragazzi che ci sono diverse possibilità e strade da intraprendere per valorizzare i loro talenti, in quest’ottica l’alternanza scuola-lavoro prevista dalla legge 107 del 2015 sembra essere la strada giusta. Claudio Gentili, direttore Education Confindustria, spiega a Vita.it perché è importante creare momenti di orientamento per i ragazzi.

In base ai dati della ricerca condotta da Fondazione Rocca e Treellle dal 1990 al 2014 le iscrizioni agli istituti tecnici sono scese dal 46% al 32%; al contrario le iscrizioni ai licei sono salite dal 33% al 48%; come si spiega questi dati?
Il motivo è semplice, si chiama “genericismo” italico. Si sceglie la scuola più generalista non sapendo quello che si vuole fare. Il liceo scientifico soprattutto; è diventato uguale al classico ma non si studia il greco. I ragazzi sono disorientati, c’è la corsa alla laurea e i genitori li spingono ad intraprendere percorsi di studi più lunghi che nel loro immaginario li preparano meglio al mondo dell’università. Il problema vero è che non si può dare a tutti i palati la stessa minestra; ci sono intelligenze diverse che vanno stimolate in maniera sempre diversa altrimenti si rischia di danneggiarle. Ci sono diversi modi per raggiungere l’occupabilità. L’elemento fondamentale, che ci dovrebbe far riflettere, è che in Italia non c’è corrispondenza tra la domanda dell’impresa e l’offerta formativa scolastica. Mentre la scuola eliminava l’offerta formativa negli istituti tecnici, l’impresa italiana faceva il contrario: per ogni 100 persone impiegate in azienda le assunzioni di profili tecnici passavano da 12 a 22.

Che beneficio possono trarre i ragazzi dalla partecipazione al JOB&Orienta?
Li aiuteremo ad orientarsi, saranno tre giorni di full immersion per capire bene quali sono le loro peculiarità attraverso gli oltre 150 eventi organizzati. Per l’inaugurazione ci sarà il ministro Poletti e poi un evento organizzato da Eni per mostrare come anche per lavorare in un’azienda energetica serva talento; oppure sabato parleremo dell’importanza dell’apprendistato.

La buona scuola punta molto sulla alternanza scuola lavoro e la rende obbligatoria per la prima volta per tutti, anche i licei…
Questo è un passo fondamentale. In Italia, che è un paese singolare, anche se per fini buoni come l’azzeramento dell’analfabetismo e la diffusione della cultura, abbiamo costretto i nostri giovani a stare a scuola più tempo possibile. Ma in lavoro, in realtà, va considerato come un’esperienza che educa. Con la legge 107/2015 l’alternanza scuola lavoro sarà obbligatoria, anche nei licei, per un milione e mezzo di giovani studenti. Il lavoro è un’esperienza che non si deve vivere dopo gli studi ma durante.

In Italia quanto siamo indietro?
Moltissimo. L’età media di un giovane che entra nel mondo del lavoro negli altri paesi è di 21 anni; in Italia la media è di 27. Un divario enorme. Siamo in ritardo.

Ma un divario esiste anche tra nord e sud Italia…
Sì per due motivi principali. Il primo è che la presenza di industrie produttive è minore al Sud; e poi c’è una tendenza, tipicamente italiana, caratterizzata dalla scarsa propensione alla mobilità. Il sogno dei nostri ragazzi non deve essere il lavoro sotto casa. E le migliore esperienze lavorative spesso sono il risultato di più esperienze di lavoro.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.