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Giovani: iper connessi e vittime della rete

“Progetto selfie” è un’indagine condotta da Casa del Giovane di Pavia e Università Bicocca in partnership con il Comune di Bergamo che racconta il modo di vivere dei ragazzi grazie alla somministrazione di 15mila questionari. Tutti i numeri

di Simone Feder

Questa mattina assieme al provveditore agli studi, dott.ssa Patrizia Graziani, il Sindaco Giorgio Gori e tanti tanti giovani, presenterò a Bergamo i risultati dell’indagine “Progetto Selfie” (in allegato la presentazione), condotta da Casa del Giovane di Pavia e Università Biccocca, riguardante circa 15.000 questionari che raccontano i ragazzi e il loro modo di vivere.

Sono giovani che nella maggioranza praticano sport almeno una volta alla settimana (solo il 12.32%, non lo pratica mai), ma che non leggono mai per il 25.11% dei casi e solo nel 9.7% svolgono attività presso associazioni giovanili almeno una volta alla settimana.

Una generazione di giovani cresciuti con lo smartphone a disposizione senza nessuno che riesca però a insegnar loro le “istruzioni per l’uso” di questo strumento. Eternamente connessi chattano di notte (42.39%), a scuola (65.49%) e in ogni momento libero.

Lo smartphone è utilizzato per svegliarsi, per ascoltare musica, per giocare, per guardare video, per fotografare, per entrare in rete e catturare quelle, e solo quelle, informazioni di gossip. Quasi 8 ragazzi su 100 non lo utilizza mai per telefonare.

Molti di loro non conoscono a chi è intestato il contratto del proprio smartphone e, con estrema facilità, mettono in rete il proprio numero e le proprie informazioni personali.

Appassionati di selfie, presenti da un’età molto precoce sui social soprattutto su Istagram e Snapchat. Considerano Facebook un social per papà e mamma e si vergognano quando si trovano fotografati e postati nei loro profili.

A circa al 20% dei ragazzi è capitato di trovarsi di fronte alla diffusione d'immagini proprie imbarazzanti e più del 40% di loro conosce coppie di coetanei che si scambiano immagini provocanti/osé.

Quotidianamente, più di due ore di tempo su WhatsApp dal 48.76% degli studenti all’utilizzo di chat, per scrivere o rispondere agli innumerevoli gruppi virtuali di appartenenza, che nella maggior parte delle volte faticano ad abbandonare per paura del giudizio e del pensiero degli altri.


Alcuni giovani la paghetta la buttano in comportamenti disfunzionali come sostanze stupefacenti (9,64%), tabacco (25,14%), alcool (39,73%) e gioco d’azzardo (15,57%).

Circa il 9% di loro ha genitori o fratelli che giocano d’azzardo tutti i giorni e la volontà di arricchirsi è considerata da loro la principale motivazione per giocare d'azzardo.

Chi di loro assume sostanze lo fa in alte percentuali (oltre il 20%) per affrontare momenti difficili e per il bisogno di tranquillizzarsi e staccare la spina, la droga e l’alcool spesso si utilizzano, insomma, come terapia per alleviare le fatiche e per rilassarsi.

Nei momenti di fatica sono gli amici il loro punto di riferimento (84.11%), tuttavia il 14.93% del campione non interverrebbe mai vedendo un amico assumere sostanze, così come il 22.17% vedendolo consumare alcolici e il 19.91% vedendolo giocare d'azzardo o scommettere. Circa il 40 % di loro ritiene che parlare con i professori e con lo psicologo sia una perdita di tempo, il mondo adulto (specialmente i professionisti con cui hanno a che fare) fatica a trovare un posto autorevole nel loro vissuto. Basti pensare che il 38.71% di loro ha fatto una dieta, per il 59.25% senza un consiglio medico.

Sia in rete che nella vita reale è opportuno che i nostri ragazzi siano protetti e indirizzati verso l’apprendimento e la sperimentazione di uno stile di vita che possa potenziare i fattori protettivi e aiutarli a costruire solide personalità, fondate su strategie comportamentali e di risposta ai problemi efficaci.

Per arrivare a questo è fondamentale dare un sostegno ai genitori e aiutare i docenti, dando loro strumenti per percepire i segnali del disagio e prevenire l’insorgere dei problemi.

È doveroso inoltre aiutare i giovani ad intravedere il modo non solo di mettere in discussione il loro stile di vita, ma anche di prefigurarsi delle ipotesi concrete di cambiamento, respirare e conoscere quell’”alternativa” essenziale per abbandonare definitivamente i loro schemi e diventare così consapevoli di sé, delle proprie scelte, delle proprie emozioni e del mondo che li circonda, soggetti d’esperienza e protagonisti attivi della propria vita per aiutarli ad avere passione e a sognare.

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