Non profit

Giovani e lavoro, il posto giusto prima che il posto fisso

Quali sono le priorità delle nuove generazioni? Che cosa cercano quando scelgono la realtà per cui lavorare? E in che modo il loro approccio sta cambiando il mondo del lavoro? Ne parliamo con il professor Alessandro Rosina e con Chiara Pennasi, direttrice di Fondazione Triulza

di Redazione

La sostenibilità, l’attenzione alle ricadute sociali della propria azienda stanno trasformando il mercato del lavoro e a guidare questa transizione sono i giovani. È soprattutto grazie a loro che nascono nuove professioni e cambia l’atteggiamento di candidati e imprese. «I ragazzi cercano sempre meno il “posto fisso” e sempre di più quello “giusto”, in linea con i propri valori. A trainare le ricerche delle aziende sono anche le figure green, a partire dai sustainability manager, chiamati a guidare la transizione ambientale, sociale e di governance delle realtà produttive», spiega Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, dove è coordinatore scientifico dell’”Osservatorio giovani” dell’Istituto Toniolo.

Nel 2021 in Italia sono stati attivati 1 milione e 600 mila contratti “green” superiori al 34,5% della totalità di quelli attivati, secondo l’ultimo report GreenItaly 2022 della Fondazione Symbola.

Insomma, i giovani che oggi si affacciano – oppure sono già all’interno – del mondo del lavoro portano nei contesti organizzativi i propri valori. Quali sono quindi i tre aspetti fondamentali che ricercano oggi i giovani nel mondo del lavoro e per i quali decidono se investire tempo e risorse in quel determinato contesto professionale?

Lo chiediamo a Chiara Pennasi, direttrice di Fondazione Triulza, una realtà del Terzo Settore presente – prima di Expo – in quello che a Milano sta diventando Mind, il distretto dell’innovazione. La Fondazione sta il proprio sviluppo connettendo le organizzazioni del sociale e dell’economica civile milanese alle aziende che si stabiliscono nelle nuove sedi.

I giovani vogliono realizzarsi, lasciare il segno, valorizzare le proprie distintività ed il lavoro è lo strumento attraverso il quale raggiungere questo obiettivo.

«Flessibilità, opportunità di sviluppo e una forte attenzione ai temi di Corporate Social Responsibility (la responsabilità sociale d’impresa) sono elementi essenziali di un’organizzazione fortemente attrattiva per un giovane che ha sviluppato consapevolezza rispetto al ruolo del lavoro quale strumento per un’autorealizzazione e che quindi non può prescindere dall’equilibrio tra vita personale e professionale», spiega Pennasi, secondo la quale «lo stereotipo di persone che non hanno voglia di lavorare, calato sui giovani dalla generazione over 50, è totalmente sbagliato: il desiderio di fare è elevato e porta con sé l’esigenza di generare valore, non solo per la propria persona, ma anche per gli altri. I giovani vogliono realizzarsi, lasciare il segno, valorizzare le proprie distintività ed il lavoro è lo strumento attraverso il quale raggiungere questo obiettivo».

La flessibilità sul lavoro oggi è un concetto sentito nella ricerca di un equilibrio tra vita personale e professionale dai giovani – Millennials (1981-1995) e Gen z (1996-2009) – e rappresenta l’aspetto cardine per una buona realizzazione che tenga conto di spazi e tempi e sia guidata dall’orientamento agli obiettivi piuttosto che dal tempo speso in ufficio. I benefici che ne derivano, ampiamente studiati, impattano sui livelli di produttività e soddisfazione. «I giovani chiedono che nel loro lavoro sia messo al centro lo sviluppo e il potenziamento delle competenze apprese durante il percorso di formazione. Questo rappresenta il coronamento dell’impegno profuso nella formazione ricca di teoria e degli anni passati sui libri, periodo in cui cresce fortemente il desiderio di mettere le mani in pasta e contribuire alla co-costruzione di un progetto organizzativo», aggiunge Rosina.

I giovani desiderano valorizzare le proprie competenze e svilupparne di nuove al fine di creare opportunità sempre più sfidanti, per sé e per la realtà all’interno della quale si opera. Elementi essenziali, spesso, per far dire “sì” a una proposta piuttosto che a un’altra sono la sostenibilità ambientale e l’etica sociale. «Entrambe», prosegue Rosina, «incarnano l’impegno personale dei giovani ed è per questo motivo che cercano lo stesso impegno nelle organizzazioni in cui desiderano crescere non solo professionalmente. Parliamo della generazione di Greta Thunberg, ma non solo, accomunate dalla consapevolezza che il cambiamento climatico, lo sfruttamento delle economie emergenti e la sostenibilità sociale sono temi attuali, che vanno affrontati e per i quali non è più possibile attendere. Questo si riflette nell’esigenza di operare in contesti che non solo siano adeguati agli standard richiesti, ma che sotto questo punto di vista siano innovativi e all’avanguardia, permettendo di dedicare qualche ora del loro tempo al volontariato, ad esempio. D’altronde», conclude il professore, «l’uomo da sempre avverte l’esigenza di sentirsi parte di qualcosa di più grande e che abbia un reale impatto globale, questa è la sfida per le aziende oggi che hanno bisogno di accelerare e prendere una posizione netta sui temi di Corporate Social Responsibility».

Continua a leggere su Morning Future.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.